LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Danni da cose in custodia: onere della prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18518/2024, interviene sulla questione della responsabilità per danni da cose in custodia. Nel caso di un motociclista deceduto a causa di una buca stradale, i giudici hanno chiarito che il danneggiato deve solo provare il nesso causale tra la cosa e il danno. Spetta al custode, in questo caso il Comune, dimostrare l’esistenza di un caso fortuito, come la condotta imprevedibile della vittima, per essere esonerato dalla responsabilità. La Corte ha cassato la precedente sentenza che aveva erroneamente invertito l’onere della prova, addossandolo al danneggiato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danni da Cose in Custodia: La Cassazione Chiarisce l’Onere della Prova

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 18518 del 2024 affronta un tema cruciale in materia di risarcimento del danno: la responsabilità per danni da cose in custodia prevista dall’articolo 2051 del codice civile. La pronuncia chiarisce in modo definitivo la ripartizione dell’onere della prova tra il danneggiato e il custode, ribadendo i principi della responsabilità oggettiva. Questo intervento giurisprudenziale è di fondamentale importanza per tutti i casi di incidenti causati da anomalie di beni, come le insidiose buche stradali.

I Fatti del Caso: Un Tragico Incidente Stradale

La vicenda trae origine da un sinistro mortale. Un uomo, mentre percorreva una strada cittadina in sella al suo motociclo, perdeva il controllo del mezzo a causa di una profonda depressione nel manto stradale. L’impatto successivo contro un palo dell’illuminazione pubblica risultava fatale. I suoi familiari agivano in giudizio contro il Comune, proprietario della strada, per ottenere il risarcimento dei danni subiti iure proprio.

Il Percorso Giudiziario nei Gradi di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la domanda risarcitoria. Secondo i giudici di merito, la condotta della vittima aveva interrotto il nesso causale tra la condizione della strada e l’evento. Veniva evidenziato che il motociclista non aveva rispettato i limiti di velocità, non indossava un casco omologato e che le condizioni (notte e forte vento) avrebbero richiesto una prudenza maggiore. In sostanza, i giudici ritenevano che il danneggiato non avesse fornito la prova di una condotta di guida diligente, attribuendo così al suo comportamento un’efficacia causale esclusiva nella produzione del sinistro.

La Decisione della Cassazione sulla responsabilità per danni da cose in custodia

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei familiari, cassando con rinvio la sentenza d’appello. I giudici supremi hanno censurato la decisione impugnata per aver erroneamente applicato i principi che regolano la responsabilità per danni da cose in custodia. Il punto centrale della critica risiede nell’inversione dell’onere probatorio operata dalla Corte territoriale.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha ribadito con forza la natura oggettiva della responsabilità ex art. 2051 c.c. Questo significa che, per ottenere il risarcimento, il danneggiato ha un unico onere: dimostrare l’esistenza del nesso causale tra la cosa in custodia (la strada con la buca) e l’evento dannoso (l’incidente mortale). Non è tenuto, invece, a provare la propria assenza di colpa o la propria condotta diligente.

Spetta al custode, al contrario, fornire la prova liberatoria, che consiste esclusivamente nella dimostrazione del ‘caso fortuito’. Il caso fortuito è un fattore esterno, imprevedibile e inevitabile, che si inserisce nel processo causale e lo interrompe. Questo fattore può essere rappresentato anche dalla condotta del danneggiato stesso, ma solo se essa presenta i caratteri dell’eccezionalità e dell’imprevedibilità, tali da renderla l’unica vera causa dell’evento.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha sbagliato addebitando ai ricorrenti la mancata prova della guida ‘diligente e prudente’ della vittima. Questo, secondo la Cassazione, equivale a porre a carico del danneggiato un onere probatorio che non gli compete. La diligenza del danneggiato non è un presupposto costitutivo del suo diritto al risarcimento, ma è la sua condotta colposa, se provata dal custode, che può eventualmente ridurre o escludere il risarcimento. La Corte ha inoltre precisato che le condizioni meteorologiche avverse, come il ‘forte vento’, non possono essere utilizzate per presumere la colpa della vittima, ma devono essere valutate come un fatto oggettivo che, semmai, il custode deve provare essere stato talmente eccezionale da costituire esso stesso caso fortuito.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale a tutela dei danneggiati. Nella responsabilità per danni da cose in custodia, la posizione del custode è aggravata: per liberarsi, non basta dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, ma è necessario provare un evento specifico (il caso fortuito) che ha interrotto il legame causale. Il danneggiato, dal canto suo, deve concentrarsi solo sulla prova del danno e del suo collegamento con la cosa. La sentenza impugnata è stata annullata perché ha imposto al danneggiato un onere in più, quello di dimostrare la propria diligenza, sovvertendo le regole stabilite dall’art. 2051 c.c. e dalla consolidata giurisprudenza.

Cosa deve provare chi subisce un danno da una cosa in custodia per ottenere il risarcimento?
La persona danneggiata deve provare esclusivamente due elementi: il danno subito e il nesso causale, cioè il legame di causa-effetto, tra la cosa in custodia (es. la strada dissestata) e il danno stesso.

Come può il custode (es. il Comune) liberarsi dalla responsabilità per danni da cose in custodia?
Il custode può liberarsi dalla responsabilità solo fornendo la prova del ‘caso fortuito’. Si tratta di un evento imprevedibile e inevitabile, esterno alla sua sfera di controllo, che sia stato la vera ed unica causa del danno. Questo evento può essere anche la condotta del danneggiato, ma solo se tale condotta è stata a sua volta eccezionale e imprevedibile.

La condotta imprudente del danneggiato esclude sempre il diritto al risarcimento?
No, non sempre. Secondo la Corte, il fatto non colposo del danneggiato non incide sul risarcimento. Il fatto colposo, invece, può comportare una riduzione del risarcimento in base alla gravità della colpa e all’entità delle conseguenze (secondo l’art. 1227 c.c.). Per escludere completamente il risarcimento, la condotta del danneggiato deve essere provata dal custode e deve essere tale da integrare un caso fortuito, interrompendo ogni nesso causale con la cosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati