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Credito privilegiato: basta la causa, non la norma

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32951/2024, chiarisce i requisiti per l’ammissione di un credito privilegiato al passivo fallimentare. Un Comune aveva chiesto l’ammissione in via privilegiata di un credito verso una società di riscossione fallita, ma il Tribunale lo aveva ammesso solo come chirografario per mancata ‘specificazione del titolo del privilegio’. La Cassazione ha cassato la decisione, affermando che è sufficiente indicare la causa del credito (es. tributi non versati), spettando poi al giudice individuare la norma applicabile in base al principio ‘iura novit curia’. Indicare la causa del credito è essenziale per il riconoscimento del credito privilegiato.

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Credito Privilegiato nel Fallimento: la Causa Vince sulla Forma

Nel complesso scenario delle procedure fallimentari, ottenere il riconoscimento di un credito privilegiato è fondamentale per un creditore, poiché garantisce una priorità nel recupero delle somme dovute. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale sui requisiti necessari per tale riconoscimento, stabilendo che è sufficiente indicare la ‘causa del credito’ da cui deriva il privilegio, senza dover necessariamente citare la specifica norma di legge. Questa decisione semplifica l’onere del creditore e riafferma il principio ‘iura novit curia’.

I Fatti del Caso: La Richiesta di un Ente Locale

Un Ente Locale si era insinuato al passivo del fallimento di una società concessionaria del servizio di tesoreria, vantando un credito significativo. Tale credito derivava in parte dal mancato riversamento di tributi riscossi per conto del Comune (come Tarsu e Tari) e in parte da altre somme. L’Ente aveva richiesto l’ammissione del proprio credito in via privilegiata, data la sua natura tributaria.

Il Giudizio di Merito e il ‘Declassamento’ del Credito

Il Tribunale di merito, pur ammettendo una parte consistente del credito, lo aveva ‘declassato’ da privilegiato a chirografario. La motivazione di questa decisione risiedeva nel fatto che l’Ente Locale, secondo il Tribunale, aveva omesso di specificare il ‘titolo del privilegio’, ovvero la fonte normativa che giustificava la richiesta di preferenza. Inoltre, per un’altra porzione del credito relativa a incassi ICI, il Tribunale aveva rigettato la domanda, sostenendo erroneamente che la documentazione provasse un credito dei singoli contribuenti e non del Comune stesso.

Le Motivazioni della Cassazione sul Credito Privilegiato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Ente Locale, censurando la decisione del Tribunale su entrambi i fronti. Per quanto riguarda il requisito del credito privilegiato, la Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: sebbene il creditore debba esplicitamente chiedere di essere ammesso con privilegio, non è tenuto a un onere di identificazione specifica della norma di legge.

Il ‘titolo della prelazione’, richiesto dalla legge fallimentare, deve essere inteso come la ‘causa del credito’ che giustifica la preferenza. Nel caso di specie, il Comune aveva chiaramente dedotto che il credito derivava da tributi locali non riversati. Questa indicazione era più che sufficiente per permettere al giudice, in base al principio ‘iura novit curia’ (il giudice conosce le leggi), di individuare la corretta norma che assiste quel tipo di credito con un privilegio. Trasformare una giusta esigenza di certezza in un formalismo rigido è contrario ai principi del diritto processuale.

L’Errore sulla Titolarità del Credito Tributario

Anche il secondo motivo di ricorso è stato accolto. La Cassazione ha ritenuto illogica e giuridicamente errata l’affermazione del Tribunale secondo cui il credito per i tributi riscossi e non riversati apparterrebbe ai contribuenti. Al contrario, una volta che il contribuente ha pagato al concessionario, il suo debito è estinto. Sorge a questo punto un obbligo di riversamento da parte del concessionario nei confronti dell’ente impositore. Pertanto, il titolare del credito nei confronti della società fallita è inequivocabilmente il Comune, e non i singoli cittadini.

Le Conclusioni: Principi per il Riconoscimento del Privilegio

La decisione della Corte di Cassazione riafferma due principi fondamentali. Primo, per il riconoscimento di un credito privilegiato, il creditore deve indicare la natura e la causa del suo credito, consentendo al giudice di applicare la legge pertinente, senza necessità di citazioni normative specifiche. Secondo, nei rapporti di concessione per la riscossione, il credito per le somme incassate e non trasferite appartiene all’ente impositore. Il provvedimento impugnato è stato quindi cassato con rinvio al Tribunale, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi.

Per ottenere l’ammissione di un credito privilegiato al passivo fallimentare, è necessario indicare la specifica norma di legge che lo prevede?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è necessario indicare la specifica norma di legge. È sufficiente che il creditore formuli la domanda di ammissione in via privilegiata e specifichi chiaramente la causa del credito (ad esempio, tributi non versati), in modo che il giudice possa, in base al principio ‘iura novit curia’, identificare la norma che accorda il privilegio.

Cosa succede se nella domanda di ammissione al passivo si omette la ‘specificazione del titolo del privilegio’?
Se la richiesta di ammissione in via privilegiata è stata fatta, ma si è omessa la specificazione del titolo, il giudice non deve declassare automaticamente il credito a chirografario. Deve invece valutare se la causa del credito, come esposta nella domanda e nei documenti allegati, consenta di identificare la natura privilegiata del credito stesso.

In caso di fallimento della società di riscossione, a chi appartiene il credito per i tributi versati dai cittadini ma non ancora riversati all’ente impositore?
Il credito appartiene all’ente impositore (es. il Comune) e non ai singoli contribuenti. Una volta che i contribuenti hanno pagato al concessionario, il loro debito fiscale si estingue. Il diritto di credito per le somme incassate e non riversate sorge quindi in capo all’ente impositore nei confronti della società di riscossione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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