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Credito prededucibile: sì alla compensazione nel fallimento

Una società fornitrice ottiene il riconoscimento di un credito prededucibile nei confronti di una cooperativa in liquidazione coatta amministrativa. La Corte di Cassazione chiarisce che tale credito può essere utilizzato in compensazione con un debito che la stessa società ha verso la procedura. La Corte distingue tra la compensazione regolata dalla legge fallimentare, che richiede l’anteriorità di entrambi i crediti, e quella del codice civile, applicabile in questo caso poiché il credito prededucibile è un debito della massa stessa.

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Credito Prededucibile: Via Libera alla Compensazione con i Debiti della Massa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto fallimentare: la possibilità di compensare un credito prededucibile con un debito sorto nei confronti della procedura concorsuale. La decisione apre importanti prospettive per i creditori che, pur vantando una posizione privilegiata, si trovano a essere anche debitori della massa. Questo principio chiarisce i confini tra la compensazione speciale prevista dalla legge fallimentare e quella ordinaria del codice civile, offrendo una tutela più efficace in contesti di insolvenza.

I Fatti di Causa

La vicenda vedeva contrapposte una società fornitrice e una grande cooperativa di costruzioni, quest’ultima posta in liquidazione coatta amministrativa. La società fornitrice vantava un credito significativo verso la cooperativa, parte del quale era stato ammesso al passivo in prededuzione, ovvero con un grado di priorità nel pagamento rispetto agli altri creditori.

Successivamente all’apertura della procedura, la società fornitrice incassava una somma da un committente per conto di un raggruppamento di imprese di cui faceva parte anche la cooperativa. Sorgeva così un debito della fornitrice verso la procedura di liquidazione, corrispondente alla quota di spettanza della cooperativa. La fornitrice chiedeva di poter compensare questo suo debito con il proprio credito prededucibile, ma il tribunale respingeva la richiesta. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha parzialmente riformato la decisione precedente, accogliendo il motivo di ricorso relativo alla compensazione del credito prededucibile. La Corte ha cassato con rinvio il provvedimento, stabilendo che il giudice di merito dovrà riesaminare la questione attenendosi ai principi enunciati.

In sintesi, i giudici hanno stabilito che:
1. Il credito prededucibile può essere compensato con un debito verso la massa fallimentare.
2. Tale compensazione non rientra nella disciplina speciale dell’art. 56 della legge fallimentare, ma in quella generale dell’art. 1241 del codice civile.
3. Ha respinto, invece, la richiesta di compensazione basata su un mandato all’incasso, poiché l’obbligo di restituzione delle somme era sorto dopo l’avvio della procedura, mancando il requisito dell’anteriorità.
4. Ha infine ritenuto inammissibile il motivo con cui la società fornitrice chiedeva di riconoscere come prededucibili tutti i crediti sorti dopo l’inizio della crisi, in quanto la richiesta era generica e non dimostrava il loro carattere funzionale al piano di ristrutturazione omologato.

Le Motivazioni: la distinzione cruciale sulla compensazione

Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione tra due tipi di compensazione nel contesto fallimentare. La legge fallimentare (art. 56) prevede una deroga importante ai principi generali, consentendo la compensazione tra un credito verso l’impresa fallita e un debito verso la stessa, a condizione che entrambi i fatti genetici siano anteriori alla dichiarazione di fallimento. Questa norma mira a tutelare il creditore che era anche debitore prima della crisi.

Nel caso esaminato, tuttavia, il debito della società fornitrice era sorto dopo l’apertura della liquidazione. Ciò escludeva l’applicazione dell’art. 56. La Corte, però, ha chiarito che quando si tratta di un credito prededucibile, la logica cambia. Un credito di questo tipo non è un credito verso l’imprenditore insolvente, ma un debito della massa dei creditori, sorto in funzione della procedura stessa. Di conseguenza, si configura un rapporto di debito-credito diretto tra il creditore e la procedura.

In questa situazione, non vi è alcun ostacolo ad applicare le regole ordinarie della compensazione previste dal codice civile (art. 1241 c.c.). La procedura, come qualsiasi altro soggetto giuridico, può estinguere un proprio debito (il credito prededucibile) tramite compensazione con un proprio credito (il debito della società fornitrice). Non è richiesta l’anteriorità di entrambi i rapporti rispetto alla procedura, ma solo che i crediti siano certi, liquidi ed esigibili.

Le Conclusioni: implicazioni pratiche

La decisione della Cassazione ha un impatto pratico notevole. Offre una tutela rafforzata ai creditori strategici che, dopo aver continuato a fornire beni o servizi all’impresa in crisi (generando così un credito prededucibile), si trovano per altre ragioni a essere debitori della procedura. Essi potranno soddisfare il loro credito prioritario attraverso la compensazione, senza dover attendere i tempi della ripartizione dell’attivo fallimentare e senza il rischio di un pagamento parziale.

Questo principio incentiva i terzi a contrattare con le imprese in crisi, sapendo che i loro crediti funzionali alla procedura godranno non solo della priorità nel pagamento, ma anche della possibilità di essere estinti tramite compensazione, rendendo più sicuro ed efficiente il loro recupero.

Un credito prededucibile può essere compensato con un debito sorto verso la procedura fallimentare?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è possibile. Questa operazione non segue le regole speciali della compensazione fallimentare (art. 56 l. fall.), ma quelle generali del codice civile (art. 1241 c.c.), poiché il credito prededucibile è considerato un debito della massa dei creditori, non dell’imprenditore fallito.

Perché un credito sorto per garantire la continuità aziendale non è stato riconosciuto come prededucibile in questo caso?
Il motivo del ricorso è stato giudicato inammissibile perché troppo generico. La società ricorrente non ha specificato in che modo i suoi crediti fossero conformi e funzionali agli obiettivi previsti dallo specifico piano di ristrutturazione omologato, limitandosi a invocare una generica necessità di assicurare supporto alla continuità aziendale.

Quando si può applicare la compensazione speciale prevista dalla legge fallimentare (art. 56)?
La compensazione speciale prevista dalla legge fallimentare si applica solo quando sia il credito verso l’impresa insolvente sia il debito verso la stessa sono sorti per fatti genetici avvenuti prima dell’apertura della procedura concorsuale. Se uno dei due rapporti sorge dopo, questa norma non è applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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