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Credito prededucibile: quando il compenso è funzionale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6059/2025, chiarisce i requisiti per il riconoscimento del credito prededucibile del professionista che ha assistito un’impresa in un concordato preventivo poi sfociato in fallimento. La Corte ha stabilito che la prededuzione non è automatica, ma richiede una valutazione ‘ex ante’ da parte del giudice sulla concreta funzionalità della prestazione agli scopi della procedura concorsuale, come la conservazione del valore aziendale. Annullata la decisione del Tribunale che aveva concesso la prededuzione ‘de plano’ senza un’adeguata verifica.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Credito Prededucibile: Non Basta la Forma, Serve la Funzione

Quando un’impresa entra in crisi, spesso si affida a professionisti per tentare la via del concordato preventivo. Ma cosa succede se questo tentativo fallisce e si arriva al fallimento? Il compenso del professionista viene pagato prima degli altri creditori? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale: il riconoscimento del credito prededucibile non è automatico, ma richiede una rigorosa valutazione della sua effettiva utilità per la procedura. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di un avvocato di vedersi riconosciuto il proprio compenso come credito prededucibile nell’ambito del fallimento di una società a responsabilità limitata. Il professionista aveva assistito la società nella redazione e presentazione di una domanda di concordato preventivo. Tuttavia, la procedura di concordato era stata successivamente revocata, e contestualmente era stato dichiarato il fallimento della società.

Il Tribunale di merito, in sede di opposizione allo stato passivo, aveva accolto la domanda del professionista, ammettendo il suo credito in prededuzione. Secondo il Tribunale, il credito sorto per un’attività professionale svolta ‘in funzione’ della procedura di concordato rientrava ‘de plano’ (cioè automaticamente) tra quelli prededucibili, senza necessità di ulteriori indagini.

Contro questa decisione, la curatela fallimentare ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato nel non effettuare una concreta verifica sulla ‘funzionalità’ della prestazione resa dal professionista.

La Valutazione sul Credito Prededucibile secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della curatela, cassando il decreto del Tribunale e rinviando la causa per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nella critica mossa al giudice di merito per essere caduto in una ‘irrimediabile contraddizione argomentativa’.

Pur avendo inizialmente affermato la necessità di valutare il profilo della ‘funzionalizzazione’ della prestazione professionale, il Tribunale aveva poi, di fatto, omesso tale accertamento, ritenendo l’ammissibilità ‘de plano’ della prededuzione. Questo approccio, secondo la Cassazione, è errato e si scontra con i principi consolidati in materia, espressi in modo autorevole dalle Sezioni Unite (sentenza n. 42093/2021).

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha chiarito che, per ottenere la prededuzione, non è sufficiente che un credito sia sorto ‘in occasione’ di una procedura concorsuale. È indispensabile dimostrare che la prestazione da cui il credito deriva sia stata ‘funzionale’ agli scopi della procedura stessa. Questa funzionalità deve essere valutata dal giudice del merito attraverso un giudizio ‘ex ante’, cioè basato sulla situazione esistente al momento in cui la prestazione è stata resa.

In particolare, il giudice deve verificare se l’attività del professionista abbia contribuito, con ‘inerenza necessaria’, alla conservazione o all’incremento dei valori aziendali dell’impresa. Non si tratta di una valutazione basata sull’esito finale della procedura (che può fallire per molte ragioni), ma sull’idoneità originaria della prestazione a raggiungere gli obiettivi prefissati.

La Cassazione ha sottolineato che ammettere automaticamente la prededuzione, senza questo specifico accertamento, svuoterebbe di significato la norma (art. 111 della Legge Fallimentare) e finirebbe per pregiudicare ingiustamente la massa dei creditori. Pertanto, il Tribunale, nel nuovo giudizio, dovrà attenersi a questo principio e condurre una verifica concreta e puntuale sulla funzionalità dell’operato del professionista.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio di rigore a tutela del ceto creditorio. Il credito prededucibile è un’eccezione alla regola della ‘par condicio creditorum’ e, come tale, deve essere interpretato restrittivamente. I professionisti che assistono imprese in crisi devono essere consapevoli che il loro compenso sarà pagato in via prioritaria solo se la loro attività si dimostrerà, a un’attenta analisi ‘ex ante’, concretamente utile e mirata al salvataggio o alla migliore liquidazione del patrimonio aziendale. Un mero collegamento formale con la procedura non è, e non può essere, sufficiente.

Il compenso del professionista per un concordato preventivo poi fallito è sempre un credito prededucibile?
No, la prededucibilità non è automatica. Deve essere accertata caso per caso dal giudice, verificando che la prestazione sia stata concretamente ‘funzionale’ agli scopi della procedura di concordato.

Cosa significa che la prestazione del professionista deve essere ‘funzionale’ alla procedura?
Significa che l’attività svolta deve aver contribuito, secondo una valutazione ‘ex ante’ (cioè basata sulla situazione iniziale), alla conservazione o all’incremento del valore aziendale, indipendentemente dall’esito finale della procedura.

Quale tipo di valutazione deve fare il giudice per ammettere un credito in prededuzione?
Il giudice non può limitarsi a un riconoscimento automatico (‘de plano’). Deve svolgere un accertamento specifico e motivato sulla funzionalità della prestazione, valutando se essa fosse idonea, al momento in cui è stata resa, a perseguire le finalità della procedura concorsuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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