LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Credito prededucibile: no per quote non versate

Una società in amministrazione straordinaria aveva sottoscritto quote di un consorzio senza versarle integralmente. Il consorzio ha chiesto l’ammissione al passivo con privilegio prededucibile. La Corte di Cassazione ha negato tale status, stabilendo che l’obbligazione è sorta al momento della sottoscrizione, antecedente alla procedura. Pertanto, non può essere un credito prededucibile. La Corte ha inoltre affermato il principio dell’effetto preclusivo di una precedente ammissione al passivo dello stesso credito in via chirografaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Credito prededucibile: la Cassazione nega il privilegio per le quote sociali non versate

L’ordinanza n. 15040/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nell’ambito del diritto fallimentare e societario: la qualificazione di un credito prededucibile. Nello specifico, la Corte chiarisce se il credito di una società per il versamento di quote di capitale sottoscritte da un socio, poi ammesso ad amministrazione straordinaria, possa godere di tale privilegio. La risposta è un netto no, basato su due pilastri argomentativi: il momento in cui sorge l’obbligazione e l’effetto preclusivo del giudicato endoconcorsuale.

I fatti del caso

Una società consortile in liquidazione chiedeva di essere ammessa allo stato passivo di una grande holding, sua socia, ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria. Il credito, pari a oltre 900.000 euro, corrispondeva ai decimi di capitale sociale sottoscritti dalla holding e non ancora versati. La richiesta era di ammettere tale somma come credito prededucibile, ovvero con il diritto di essere pagato prima degli altri creditori chirografari.

Inizialmente, il giudice delegato aveva ammesso il credito solo in via chirografaria. Tuttavia, in seguito all’opposizione della società consortile, il Tribunale aveva riformato la decisione, riconoscendo la prededuzione. La motivazione del Tribunale si basava su due punti: il richiamo dei decimi era avvenuto dopo l’apertura della procedura concorsuale, e il versamento era considerato ‘funzionale’ alla procedura stessa, in quanto avrebbe conservato e valorizzato la partecipazione della holding nel consorzio. Contro questa decisione, la holding in amministrazione straordinaria ha proposto ricorso per Cassazione.

Il principio del giudicato endoconcorsuale come limite

Prima di analizzare la natura del credito, la Suprema Corte evidenzia un aspetto procedurale decisivo: l’effetto preclusivo. La società consortile, infatti, aveva già insinuato in precedenza un altro credito, per una diversa tranche di decimi non versati, relativo alla medesima sottoscrizione di capitale. Tale credito era stato ammesso in via chirografaria con un provvedimento divenuto definitivo.

La Corte afferma che l’ammissione definitiva allo stato passivo, anche se solo in via chirografaria, crea un ‘giudicato interno’ alla procedura. Questo impedisce di rimettere in discussione la natura e la collocazione di crediti derivanti dal medesimo rapporto giuridico. Poiché il fatto costitutivo del diritto (la sottoscrizione del capitale sociale) è unico, non è possibile ‘frazionare’ le richieste e pretendere una collocazione privilegiata per una parte del credito dopo che un’altra parte è già stata definitivamente ammessa come chirografaria. L’unicità del credito comporta l’effetto preclusivo della precedente ammissione.

Perché non si tratta di un credito prededucibile

Anche superando la questione della preclusione, la Corte di Cassazione smonta la tesi della prededucibilità nel merito. Vengono offerti tre argomenti principali.

1. Il momento genetico dell’obbligazione

Il Tribunale aveva dato peso al fatto che la richiesta di pagamento fosse successiva all’apertura della procedura. La Cassazione chiarisce che questo è irrilevante. Il contratto di sottoscrizione del capitale sociale ha natura consensuale: l’obbligo di versare i conferimenti sorge nel momento stesso della sottoscrizione, che nel caso di specie era avvenuta ben prima dell’avvio dell’amministrazione straordinaria. Un debito sorto prima della procedura non può diventare prededucibile solo perché la sua esecuzione viene richiesta durante la stessa.

2. La mancanza di funzionalità alla procedura

Un credito è prededucibile se è sorto ‘in funzione’ della procedura, ovvero se l’obbligazione è stata assunta dagli organi della procedura per conservare o incrementare il patrimonio a vantaggio della massa dei creditori. Nel caso esaminato, l’obbligo di versare i decimi non è stato assunto dal commissario straordinario, ma era un’obbligazione preesistente della società poi divenuta insolvente. La potenziale ‘valorizzazione’ della quota di partecipazione è una valutazione ex post, che non soddisfa il requisito di funzionalità ex ante richiesto dalla legge.

3. La natura del contratto sociale

Infine, la Corte respinge l’idea che il contratto sociale sia un contratto sinallagmatico a prestazioni corrispettive, come un normale contratto di scambio. Esso è caratterizzato da una comunione di scopo tra socio e società. Di conseguenza, non si applicano le norme sui contratti pendenti che consentono al commissario di scegliere se subentrare nel rapporto, assumendo i relativi debiti in prededuzione. L’obbligo del socio moroso è disciplinato da norme specifiche, che lo configurano come un normale credito concorsuale da insinuare al passivo.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione dei presupposti del credito prededucibile, ancorati al momento genetico dell’obbligazione e alla sua finalità. L’obbligo di versare il capitale sottoscritto nasce con il contratto sociale, un atto antecedente alla crisi. Pertanto, il credito che ne deriva non può essere considerato sorto ‘in occasione’ o ‘in funzione’ della successiva procedura concorsuale. La richiesta di pagamento è solo un atto di esecuzione di un’obbligazione preesistente. Inoltre, la Corte ribadisce la forza del giudicato endoconcorsuale, che garantisce stabilità e certezza all’interno della procedura, impedendo a un creditore di modificare la qualificazione di un credito già accertato in via definitiva.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, cassa il decreto del Tribunale e, decidendo nel merito, rigetta l’opposizione della società consortile. La decisione riafferma che il credito per il versamento dei decimi di capitale non ha natura prededucibile, ma deve essere trattato come un credito concorsuale chirografario. Questa pronuncia offre un importante chiarimento sui confini della prededuzione, rafforzando il principio secondo cui tale privilegio è riservato esclusivamente ai crediti sorti per le esigenze della procedura e non a debiti pregressi, anche se richiesti in un momento successivo.

Un debito per quote societarie non versate, sorto prima di una procedura concorsuale, può diventare un credito prededucibile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligazione di versare il capitale sorge al momento della sottoscrizione. Se questa è anteriore all’apertura della procedura concorsuale, il relativo credito non può essere considerato prededucibile, anche se la richiesta formale di pagamento avviene durante la procedura.

Cosa succede se un creditore ha già ottenuto l’ammissione al passivo per una parte di un credito come chirografario e poi chiede la prededuzione per un’altra parte dello stesso credito?
Non è possibile. La precedente ammissione in via chirografaria, se divenuta definitiva, produce un effetto preclusivo (o di giudicato endoconcorsuale). Questo impedisce di ridiscutere la natura e la collocazione del credito derivante dal medesimo rapporto giuridico, anche se la nuova domanda riguarda una porzione diversa dello stesso.

Il contratto sociale è considerato un contratto a prestazioni corrispettive che il commissario straordinario può decidere di proseguire?
No. La Corte chiarisce che il contratto sociale non è un contratto di scambio con interessi contrapposti, ma è caratterizzato da una comunione di scopo. Pertanto, non rientra nella disciplina dei contratti pendenti che consente al commissario di subentrare nel rapporto assumendo i debiti in prededuzione. L’obbligo di versamento del socio è regolato da norme specifiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati