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Credito prededucibile e consecuzione tra procedure

La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso di un professionista, per l’attività svolta in un concordato preventivo poi non omologato, può essere considerato un credito prededucibile nel successivo fallimento. Ciò è possibile se esiste una ‘consecuzione’ tra le procedure, ossia se entrambe originano dal medesimo stato di insolvenza, a prescindere da intervalli di tempo o da più tentativi di concordato falliti. La valutazione sulla funzionalità della prestazione va fatta ‘ex ante’.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Credito prededucibile: la Cassazione sulla continuità tra procedure

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27014/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto fallimentare: il riconoscimento del credito prededucibile al professionista che assiste un’impresa in crisi, anche quando i tentativi di risoluzione alternativa al fallimento non vanno a buon fine. Questa decisione chiarisce i criteri per stabilire la continuità, o ‘consecuzione’, tra una procedura di concordato preventivo e il successivo fallimento, un elemento fondamentale per garantire il pagamento prioritario del compenso professionale.

I Fatti del Caso

Una società edile, in grave stato di crisi, aveva tentato per ben tre volte la strada del concordato preventivo per evitare il fallimento. Per la seconda e la terza proposta, si era avvalsa della consulenza di un geometra per la stima del patrimonio immobiliare, attività indispensabile per la redazione del piano.

Tuttavia, anche questi tentativi non ebbero successo: il secondo concordato non venne omologato, mentre il terzo fu dichiarato inammissibile, portando alla dichiarazione di fallimento della società.

A questo punto, il professionista chiedeva di essere pagato per le sue prestazioni in prededuzione, ovvero con priorità rispetto a tutti gli altri creditori. Il Tribunale di merito, però, respingeva la sua richiesta, sostenendo che non vi fosse ‘consecuzione’ tra le diverse procedure di concordato e il fallimento, a causa anche dell’intervallo temporale tra di esse.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del professionista, cassando il decreto del Tribunale e rinviando la causa per un nuovo esame. La Corte ha ritenuto errata e inadeguata la motivazione del giudice di merito, che aveva escluso in modo troppo rigido la natura prededucibile del credito.

Le Motivazioni della Decisione e il Credito prededucibile

Il cuore della pronuncia risiede nell’interpretazione del concetto di ‘consecuzione tra procedure’. La Cassazione ha chiarito che, per riconoscere un credito prededucibile, non è determinante né il numero di procedure ‘minori’ tentate prima del fallimento, né l’esistenza di un intervallo temporale tra di esse.

Il vero criterio da seguire, richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, è la sussistenza di un collegamento sostanziale. Occorre verificare se il fallimento sia l’esito finale dello stesso stato di crisi o insolvenza che aveva portato l’impresa a chiedere il primo concordato. Se le procedure, pur distinte, sono tappe di un unico percorso di gestione della crisi aziendale, allora si può parlare di consecuzione.

In questo contesto, il credito del professionista è considerato prededucibile se la sua attività, valutata ‘ex ante’ (cioè al momento in cui è stata svolta), era ‘funzionale’ agli scopi della procedura di concordato. Ad esempio, se la sua perizia era necessaria per tentare di conservare i valori aziendali e soddisfare i creditori, il relativo compenso merita tutela prioritaria anche nel fallimento successivo. Il fallimento della procedura non fa venir meno la funzionalità originaria della prestazione.

Le Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza la tutela dei professionisti che assistono le imprese in crisi. Stabilisce un principio chiaro: la prededucibilità del loro compenso non dipende dall’esito finale della procedura di concordato, ma dalla funzionalità del loro operato al tentativo di risanamento e dalla continuità sostanziale tra le diverse fasi della gestione dell’insolvenza. Il giudice di merito, nel riesaminare il caso, dovrà quindi indagare se il fallimento e i precedenti concordati fossero espressione di un unico e medesimo stato di dissesto economico, riconoscendo, in caso affermativo, il credito prededucibile al geometra.

Un credito sorto in un concordato preventivo fallito può essere considerato prededucibile nel successivo fallimento?
Sì, può essere considerato prededucibile a condizione che vi sia ‘consecuzione tra procedure’. Questo significa che il fallimento deve derivare dallo stesso stato di crisi che ha dato origine al concordato e che la prestazione professionale sia stata funzionale, secondo una valutazione ‘ex ante’, alle finalità della procedura iniziale.

Cosa si intende per ‘consecuzione tra procedure’ ai fini della prededuzione?
Si intende un collegamento giuridico ed economico tra procedure diverse (es. concordato e fallimento) che regolano una coincidente situazione di dissesto della stessa impresa. La consecuzione non è esclusa da più tentativi di procedure minori né da intervalli di tempo, purché non irragionevoli.

Un intervallo di tempo tra la fine di un concordato e la dichiarazione di fallimento esclude automaticamente la prededucibilità del credito?
No, l’intervallo temporale di per sé non è decisivo. La Corte di Cassazione ha specificato che ciò che conta è verificare se le due procedure siano collegate dalla medesima situazione di crisi. Un intervallo non irragionevole non costituisce da solo un elemento sufficiente a dimostrare l’assenza di continuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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