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Credito postegato: compensazione nel fallimento?

La Corte di Cassazione esamina il caso di soci che chiedono la compensazione del loro credito postergato verso la società fallita con un proprio debito. A causa della novità e della complessità della questione, che contrappone il diritto alla compensazione (art. 56 L.F.) alla norma sulla postergazione dei finanziamenti soci (art. 2467 c.c.), la Corte non decide nel merito ma rinvia la causa a una pubblica udienza per un esame più approfondito. La decisione del Tribunale, che aveva negato la compensazione per il credito postergato, è quindi in attesa di una pronuncia definitiva.

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Credito Postergato e Fallimento: È Ammessa la Compensazione?

Un socio che ha finanziato la propria società, poi fallita, può compensare il suo credito postergato con un debito che ha verso la stessa? Questa è la domanda cruciale al centro dell’ordinanza interlocutoria n. 14903/2024 della Corte di Cassazione. Il provvedimento non fornisce una risposta definitiva, ma, riconoscendo la complessità e la novità della questione, la rinvia a una pubblica udienza, segnalando l’importanza del futuro verdetto per il diritto societario e fallimentare.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla domanda di ammissione al passivo di un fallimento presentata da alcuni soci. Questi vantavano diversi crediti verso la società (per compensi di amministratore, retribuzioni e finanziamenti soci) ma, al contempo, avevano un debito nei suoi confronti. I soci chiedevano di estinguere il loro debito tramite compensazione con i crediti da loro vantati.

Il Tribunale, chiamato a decidere sull’opposizione allo stato passivo, aveva operato una distinzione: ammetteva la compensazione per i crediti da lavoro, ma la negava per il credito postergato derivante dai finanziamenti soci. Secondo i giudici di merito, la natura postergata del credito, imposta dall’art. 2467 del codice civile per tutelare gli altri creditori, ne impediva la compensazione nel contesto fallimentare. Di conseguenza, i soci si vedevano costretti a pagare per intero il loro debito verso il fallimento, potendo sperare di recuperare il loro finanziamento solo dopo la soddisfazione di tutti gli altri creditori.

La Questione Giuridica sul Credito Postergato

Il cuore del problema risiede nel conflitto tra due importanti norme:

1. L’art. 56 della Legge Fallimentare, che consente ai creditori di compensare i loro debiti verso il fallito con i crediti che vantano verso lo stesso, a condizione che entrambi siano sorti prima della dichiarazione di fallimento. Questa norma risponde a un’esigenza di equità, evitando che un soggetto debba pagare il 100% del suo debito per poi ricevere solo una piccola percentuale del suo credito.
2. L’art. 2467 del Codice Civile, che stabilisce la postergazione per i finanziamenti effettuati dai soci a favore della società in un momento di squilibrio finanziario. Questa regola mira a proteggere i creditori terzi, impedendo che i soci, spesso in una posizione privilegiata per conoscere le difficoltà aziendali, possano recuperare i propri fondi a scapito degli altri.

Il Tribunale aveva dato prevalenza alla seconda norma, interpretando la postergazione come un divieto legale di compensazione. I soci ricorrenti in Cassazione, invece, sostenevano la tesi opposta: l’art. 56 L.F. è una norma speciale per il fallimento che dovrebbe prevalere, e la postergazione influisce solo sull’ordine di pagamento, non sull’esistenza o sulla compensabilità del credito.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha scelto la via della prudenza. Invece di risolvere immediatamente la controversia, i giudici hanno evidenziato la “novità delle questioni trattate” e le “implicazioni sistematiche” della soluzione da adottare. Il conflitto tra la tutela dei creditori (sottesa all’art. 2467 c.c.) e il principio di equità della compensazione fallimentare (art. 56 L.F.) è stato ritenuto meritevole di un dibattito più approfondito.

Per questa ragione, la Corte ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza, dove la questione potrà essere discussa in modo più completo, anche con l’intervento della Procura Generale. Questa scelta sottolinea come la decisione finale avrà un impatto significativo, creando un precedente importante per tutti i casi futuri in cui un socio-creditore si trovi in una posizione debitoria verso la propria società fallita.

Le conclusioni

In attesa della decisione definitiva, l’ordinanza n. 14903/2024 lascia aperta una questione di fondamentale importanza pratica. La futura sentenza della Corte di Cassazione chiarirà se il credito postergato del socio sia un credito “di serie B” anche ai fini della compensazione, o se il socio possa legittimamente avvalersi di questo strumento per ridurre la propria esposizione debitoria verso il fallimento. La risposta influenzerà profondamente le strategie di finanziamento delle imprese e i diritti dei soci nelle procedure concorsuali.

È possibile compensare un credito postergato di un socio con un debito verso la stessa società fallita?
L’ordinanza non fornisce una risposta definitiva. Afferma che la questione è nuova e complessa, e per questo ha rinviato la decisione a una futura udienza pubblica per un esame approfondito. Il tribunale di merito, in precedenza, aveva negato questa possibilità.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha ritenuto che la questione giuridica, relativa al rapporto tra la norma sulla postergazione dei finanziamenti dei soci (art. 2467 c.c.) e quella sulla compensazione in ambito fallimentare (art. 56 L.F.), fosse inedita e avesse importanti implicazioni sistemiche. Pertanto, ha preferito un rinvio per consentire una discussione più completa in pubblica udienza.

Qual è l’argomentazione principale a favore della compensabilità del credito postergato nel fallimento?
L’argomento principale, sostenuto dai ricorrenti, è che l’art. 56 della Legge Fallimentare rappresenta una norma speciale che consente la compensazione per tutti i debiti e crediti sorti prima della dichiarazione di fallimento. Secondo questa tesi, la postergazione del credito influisce solo sull’ordine di pagamento durante la distribuzione dell’attivo fallimentare, ma non ne impedisce l’estinzione tramite compensazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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