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Crediti prededucibili: termini e ammissione al passivo

Un ex dirigente, licenziato dal curatore fallimentare, ha ottenuto un’indennità con sentenza definitiva. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sua richiesta di ammissione al passivo, pur presentata oltre il termine di un anno, è ammissibile. La Corte ha chiarito che i crediti prededucibili, come quello in questione, non sono soggetti ai rigidi termini di decadenza previsti per i crediti sorti prima del fallimento, ma richiedono una valutazione flessibile del ritardo.

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Crediti Prededucibili: la Cassazione apre ai termini flessibili per l’insinuazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia fallimentare, chiarendo che i crediti prededucibili non sono soggetti ai rigidi termini di decadenza previsti per le domande tardive. Questa decisione offre una maggiore tutela ai creditori che vantano diritti sorti nel corso della procedura stessa, come nel caso di un lavoratore licenziato dal curatore.

I Fatti di Causa: Il Licenziamento e la Domanda Tardiva

Il caso riguarda un ex dirigente di una società fallita, licenziato dal curatore. Il Tribunale del Lavoro aveva accertato l’illegittimità del licenziamento, condannando il Fallimento a pagare un’indennità. La sentenza è divenuta definitiva.

Successivamente, il lavoratore ha presentato domanda di ammissione al passivo fallimentare per il proprio credito. Tuttavia, la domanda è stata depositata oltre il termine di dodici mesi dalla data in cui lo stato passivo era stato dichiarato esecutivo. Per questo motivo, sia il giudice delegato che il Tribunale in sede di opposizione avevano dichiarato la domanda inammissibile, sostenendo che il lavoratore avrebbe dovuto agire prima, anche con una domanda con riserva, senza attendere l’esito definitivo della causa di lavoro.

La Disciplina dei Crediti Prededucibili secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso del lavoratore. Il punto centrale della decisione risiede nella natura del credito vantato, qualificabile come credito prededucibile. Questi crediti, infatti, sorgono in occasione o in funzione della procedura fallimentare e godono di un regime speciale.

La Differenza tra Crediti Concorsuali e Prededucibili

La Corte ha spiegato che la rigida distinzione tra domande tempestive e tardive, regolata dall’art. 101 della Legge Fallimentare, si applica ai crediti concorsuali, ovvero quelli sorti prima della dichiarazione di fallimento. Per i crediti prededucibili, invece, tale distinzione è concettualmente incompatibile. La loro insorgenza è legata allo svolgimento della procedura stessa e non può essere ancorata a una data predefinita. L’accertamento di questi crediti segue le modalità previste dagli artt. 93 e seguenti della Legge Fallimentare, ma non i termini temporali rigidi.

La Valutazione Flessibile del Ritardo

Questo non significa che i crediti prededucibili possano essere insinuati senza alcun limite di tempo. La Corte ha precisato che la valutazione del ritardo deve avvenire caso per caso, attraverso un bilanciamento tra l’esigenza di una ragionevole durata del procedimento e il diritto di azione e difesa del creditore. Il giudice deve quindi operare una “ponderazione di stampo valoriale” e non applicare un termine di decadenza fisso.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto che il Tribunale abbia commesso un errore di diritto nel non considerare la natura prededucibile del credito. Il diritto del lavoratore all’indennità, infatti, sorgeva solo con il passaggio in giudicato della sentenza che dichiarava l’illegittimità del licenziamento disposto dal curatore. Pertanto, non era esigibile che il lavoratore presentasse una domanda con riserva per un credito non ancora perfezionato. Inoltre, essendo il credito accertato con sentenza definitiva emessa nei diretti confronti del Fallimento, non poteva essere considerato ‘contestato’ dal curatore, il quale non avrebbe potuto opporre eccezioni al riguardo. L’attesa del lavoratore prima di presentare la domanda era, in questo contesto, giustificata e non poteva essere sanzionata con l’inammissibilità.

Conclusioni: Cosa Cambia per i Creditori della Procedura

Questa ordinanza rappresenta un’importante tutela per tutti i creditori i cui diritti sorgono durante la procedura fallimentare. La decisione stabilisce che:
1. I crediti prededucibili non sono soggetti al termine di decadenza di un anno per le domande tardive.
2. La valutazione di un eventuale ritardo nella presentazione della domanda deve essere flessibile e basata su un equo bilanciamento degli interessi in gioco.
3. Un credito accertato con sentenza definitiva contro il Fallimento non può essere arbitrariamente contestato dal curatore, e l’attesa per tale accertamento può costituire una valida giustificazione per il creditore.

In conclusione, i creditori della massa possono contare su un approccio meno formalistico e più sostanziale per il riconoscimento dei loro diritti, anche quando questi si perfezionano nel corso di un lungo iter giudiziario.

I crediti prededucibili sono soggetti agli stessi termini di decadenza dei crediti concorsuali per l’insinuazione al passivo?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che i crediti prededucibili, sorti nel corso della procedura, non sono soggetti alla rigida distinzione tra domande tempestive e tardive prevista dall’art. 101 della Legge Fallimentare.

Un lavoratore licenziato dal curatore fallimentare deve presentare domanda di ammissione con riserva prima che la sentenza sul licenziamento diventi definitiva?
No. La Corte ha stabilito che non era tenuto a farlo, in quanto il diritto all’indennità sorge solo con il passaggio in giudicato della sentenza che accerta l’illegittimità del licenziamento, e il suo credito non è equiparabile a un credito condizionale per il quale è prevista l’ammissione con riserva.

Come viene valutato il ritardo nella presentazione di una domanda per crediti prededucibili?
Il ritardo non è valutato sulla base di un termine fisso, ma attraverso un “bilanciamento” e una “ponderazione” caso per caso, tenendo conto del diritto di azione del creditore e dell’esigenza di una ragionevole durata del procedimento, secondo il prudente apprezzamento del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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