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Cram down fiscale: è possibile senza altri accordi?

Una società ha proposto un accordo di ristrutturazione dei debiti, chiedendo l’omologazione forzosa (cram down fiscale) nonostante il dissenso dell’Amministrazione Finanziaria. La particolarità del caso è che tutti gli altri creditori sarebbero stati pagati integralmente, e quindi non era stato raggiunto un accordo formale con loro. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione di particolare importanza e ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una discussione approfondita, senza decidere nel merito.

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Cram Down Fiscale: Omologazione Forzosa Anche Senza Accordi con Altri Creditori?

La Corte di Cassazione, con un’importante ordinanza interlocutoria, ha acceso i riflettori su un’intricata questione relativa al cram down fiscale. L’interrogativo, di grande rilevanza per le imprese in crisi, è se sia possibile per un tribunale omologare un accordo di ristrutturazione dei debiti contro la volontà dell’Amministrazione Finanziaria, anche quando l’impresa non ha formalmente raggiunto un accordo con nessun altro creditore, in quanto destinati al pagamento integrale.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata ha presentato un piano di ristrutturazione dei debiti ai sensi della legge fallimentare. Il piano prevedeva il soddisfacimento integrale di tutti i creditori, ad eccezione dell’Amministrazione Finanziaria, per la quale era proposto un pagamento parziale. L’Agenzia delle Entrate ha negato la propria adesione al piano.

Di fronte a questo rifiuto, la società ha chiesto al tribunale di applicare il meccanismo del cosiddetto cram down fiscale, uno strumento che consente al giudice di omologare l’accordo anche in mancanza del consenso del Fisco, a condizione che la proposta sia più conveniente per l’erario rispetto all’alternativa della liquidazione giudiziale.

La Corte d’Appello aveva già affrontato il caso e il ricorso è giunto dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione, sollevando un dubbio interpretativo di notevole spessore.

La Questione Giuridica sul Cram Down Fiscale

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione dell’articolo 182-bis, quarto comma, della legge fallimentare. La norma consente l’omologazione forzosa di un accordo quando l’adesione del Fisco è ‘decisiva’ per raggiungere le percentuali di consenso richieste dalla legge.

Il dubbio sollevato è il seguente: questo meccanismo può essere attivato anche in uno scenario, come quello in esame, in cui non esiste un accordo formale con nessun altro creditore? Ciò accade perché, essendo previsto per loro il pagamento integrale, non è tecnicamente necessario chiedere la loro adesione. Di fatto, l’unico creditore la cui posizione viene modificata e che, quindi, è chiamato ad esprimere un voto è proprio l’Amministrazione Finanziaria dissenziente. Può la sua adesione essere considerata ‘decisiva’ se è l’unica richiesta?

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione non ha fornito una risposta definitiva al quesito. Riconoscendo la delicatezza e la novità della questione, i giudici hanno ritenuto necessario un approfondimento. L’ordinanza, infatti, non decide il merito della controversia ma svolge una funzione preparatoria.

La Corte ha evidenziato la necessità di trattare la questione in una pubblica udienza. Questa scelta sottolinea l’importanza del principio di diritto che verrà stabilito, le cui implicazioni potrebbero avere un impatto significativo su numerose procedure di risanamento aziendale. La decisione di rimettere la causa alla pubblica udienza permette un dibattito più ampio e completo, coinvolgendo tutte le parti in una discussione orale prima che la Corte emetta un verdetto finale.

Le Conclusioni

In conclusione, con questa ordinanza interlocutoria, la Cassazione ha sospeso il giudizio per riflettere su un aspetto cruciale del diritto fallimentare. La futura sentenza, che seguirà alla pubblica udienza, è attesa con grande interesse da imprese e professionisti del settore. Essa chiarirà i confini applicativi del cram down fiscale, specificando se questo potente strumento di ristrutturazione possa essere utilizzato anche in assenza di un ‘fronte’ di creditori aderenti, quando l’unico ostacolo al risanamento è rappresentato dal dissenso dell’Amministrazione Finanziaria. La decisione finale avrà il compito di bilanciare l’esigenza di salvaguardare la continuità aziendale con la tutela degli interessi erariali.

Qual è la questione giuridica al centro di questa ordinanza?
La questione è se un tribunale possa omologare un accordo di ristrutturazione dei debiti imponendolo all’Amministrazione Finanziaria (cram down fiscale) anche nel caso in cui non sia stato raggiunto alcun accordo formale con gli altri creditori, poiché per questi ultimi è previsto il pagamento integrale del loro credito.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questo provvedimento?
La Corte di Cassazione non ha deciso il caso nel merito. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha riconosciuto l’importanza e la complessità della questione, disponendo il rinvio del ricorso alla pubblica udienza per una discussione più approfondita.

Perché l’adesione dell’Amministrazione Finanziaria era considerata ‘decisiva’?
L’adesione era considerata ‘decisiva’ perché, nel caso specifico, l’Amministrazione Finanziaria era l’unico creditore la cui posizione veniva modificata dal piano di ristrutturazione. Tutti gli altri creditori dovevano essere pagati per intero, quindi il consenso o il dissenso del Fisco era l’unico elemento determinante per il successo o il fallimento dell’accordo proposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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