LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cram down concordato: voto ente pubblico e omologa

La Corte di Cassazione chiarisce l’applicazione del meccanismo del cram down concordato. In un caso riguardante l’opposizione di un ente previdenziale al piano di ristrutturazione di una società, la Corte ha stabilito che il voto contrario dell’ente, se decisivo per il raggiungimento delle maggioranze, non viene neutralizzato, ma consente al tribunale di sostituire la propria valutazione di convenienza a quella dell’ente, procedendo all’omologazione del concordato. Questa interpretazione favorisce la soluzione concordataria per superare la crisi d’impresa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Cram Down Concordato: La Cassazione sul Voto Contrario dell’Ente Pubblico

Quando un’azienda attraversa una crisi profonda, il concordato preventivo rappresenta uno strumento cruciale per tentare di risanare la situazione ed evitare il fallimento. Tuttavia, il percorso per l’approvazione del piano di ristrutturazione può essere complesso, specialmente quando creditori importanti, come gli enti pubblici, esprimono un voto contrario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione fondamentale sul meccanismo del cram down concordato, chiarendo come gestire il dissenso dell’amministrazione finanziaria o previdenziale.

I Fatti di Causa

Una società in difficoltà aveva presentato una proposta di concordato preventivo per risolvere la propria crisi. Durante la votazione del piano da parte dei creditori, sia l’Ente Previdenziale che l’Amministrazione Finanziaria avevano espresso voto contrario. Nonostante il loro dissenso, il Tribunale prima e la Corte d’Appello poi avevano deciso di omologare ugualmente il concordato, applicando la specifica norma del cram down concordato prevista dall’art. 180, comma 4, della Legge Fallimentare. Secondo i giudici di merito, il voto contrario dei due enti pubblici, seppur decisivo per il mancato raggiungimento della maggioranza, poteva essere ‘superato’ dal giudizio di convenienza del tribunale, trasformandosi di fatto in un voto favorevole ai fini del calcolo delle maggioranze. L’Ente Previdenziale, ritenendo errata questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica sul Cram Down Concordato

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione del potere del giudice nell’ambito del cram down concordato. L’ente ricorrente sosteneva due tesi principali:
1. Il voto contrario dell’ente pubblico non dovrebbe essere convertito in un voto positivo, ma semplicemente ‘neutralizzato’, cioè escluso dal calcolo totale dei voti. Se, escludendo tale voto, i voti favorevoli superano quelli contrari, allora il piano può essere approvato.
2. L’interpretazione che converte un voto negativo in positivo si porrebbe in contrasto con la Direttiva Europea 2019/1023 sulla ristrutturazione e l’insolvenza, che richiede l’approvazione di almeno una classe di creditori.

La questione era quindi stabilire se il giudice, di fronte al dissenso ‘decisivo’ dell’ente pubblico, debba semplicemente non contare il suo voto o possa attivamente sostituire il suo giudizio a quello del creditore, rendendo il piano approvabile.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito e fornendo una lettura chiara della norma. I giudici hanno sottolineato che il testo dell’art. 180 L.F. è inequivocabile. La norma stabilisce che il tribunale omologa il concordato ‘anche in mancanza di adesione’ da parte dell’amministrazione finanziaria o degli enti previdenziali, quando la loro adesione ‘è determinante’ per il raggiungimento delle maggioranze.

Secondo la Corte, l’espressione ‘mancanza di adesione’ non può essere interpretata come una mera neutralizzazione del voto. Al contrario, essa implica che il voto contrario, sebbene espresso, viene superato da una valutazione sostitutiva del giudice. In pratica, il tribunale non ‘converte’ tecnicamente il voto da negativo a positivo, ma svolge un’attività valutativa sulla convenienza della proposta per il creditore pubblico dissenziente. Se il giudice ritiene che la proposta sia più vantaggiosa per l’ente rispetto all’alternativa della liquidazione fallimentare, può procedere con l’omologazione come se l’adesione fosse stata data.

Questa attività sostitutiva del giudice è il fulcro del cram down concordato: il legislatore ha scelto di dare prevalenza alla soluzione della crisi d’impresa, attribuendo al tribunale il potere di superare il dissenso di un creditore pubblico la cui posizione è cruciale. La Corte ha inoltre giudicato inammissibili le censure relative al presunto contrasto con la direttiva europea, poiché basate su scenari ipotetici non verificatisi nel caso di specie.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida un’interpretazione del cram down concordato che rafforza le possibilità di successo delle procedure di risanamento aziendale. Viene confermato che il dissenso di un ente pubblico, per quanto rilevante, non è un ostacolo insormontabile. Il tribunale ha il potere e il dovere di effettuare una propria e autonoma valutazione di convenienza, sostituendosi al creditore pubblico dissenziente quando il suo voto risulta determinante. Questa decisione offre maggiore certezza agli operatori del settore e alle imprese in crisi, delineando un percorso più chiaro verso l’omologazione dei piani di ristrutturazione, anche in presenza di opposizioni significative.

Cosa significa ‘cram down concordato’ per un ente pubblico?
Significa che, se un ente pubblico (come l’istituto di previdenza o l’amministrazione finanziaria) vota contro un piano di concordato e il suo voto è decisivo per bloccarne l’approvazione, il tribunale può comunque omologare il piano. Ciò avviene se il giudice valuta che la proposta sia comunque più conveniente per l’ente rispetto al fallimento dell’azienda.

Se un ente pubblico vota contro, il suo voto viene ignorato o convertito in positivo?
Secondo la Cassazione, non si tratta né di una semplice ignoranza né di una conversione tecnica. Il giudice svolge un’attività di valutazione che si sostituisce a quella del creditore pubblico. Se la valutazione del giudice è positiva circa la convenienza del piano, si procede all’omologazione come se l’adesione ci fosse stata, superando di fatto il voto contrario ai fini del raggiungimento della maggioranza.

Questa procedura è in linea con la normativa europea?
Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha ritenuto le obiezioni relative a un presunto contrasto con la direttiva europea inammissibili, in quanto basate su situazioni ipotetiche non realizzatesi. La decisione si concentra sull’interpretazione della legge nazionale, affermando che il meccanismo previsto non viola principi superiori, ma favorisce il recupero delle imprese in crisi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati