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Costruzione in aderenza: limiti e vizi di motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello relativa a una controversia tra vicini per la realizzazione di un manufatto. L’ordinanza sottolinea come la motivazione del giudice di secondo grado fosse insanabilmente contraddittoria, descrivendo l’opera prima come poggiata sul muro del vicino (quindi in appoggio) e poi come semplice costruzione in aderenza. Tale vizio logico ha portato alla cassazione con rinvio della decisione.

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Costruzione in aderenza: quando la motivazione contraddittoria porta all’annullamento della sentenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale e immobiliare: la chiarezza e la coerenza della motivazione di una sentenza sono essenziali per la sua validità. Il caso analizzato riguarda la distinzione cruciale tra costruzione in aderenza e costruzione in appoggio, e dimostra come una motivazione contraddittoria su questo punto possa portare alla cassazione della decisione.

I Fatti di Causa: una Struttura sul Confine

La vicenda ha origine da una causa tra proprietari di immobili confinanti. Una parte citava in giudizio il vicino, chiedendo la rimozione di alcune opere edilizie (una copertura per un vano scala) che, a suo dire, erano state realizzate illegittimamente, e il risarcimento dei danni. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, ordinando il ripristino dello stato dei luoghi.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello riformava parzialmente la sentenza. Pur riconoscendo la necessità di alcuni interventi (relativi all’impermeabilizzazione), i giudici d’appello ritenevano l’opera sostanzialmente legittima. La loro tesi si fondava sull’idea che il manufatto fosse una costruzione in aderenza al muro di proprietà esclusiva dei vicini e non una costruzione in appoggio. Secondo la Corte territoriale, l’opera possedeva una “autonomia costruttivo-strutturale” che la rendeva lecita ai sensi dell’art. 877 del Codice Civile.

Il Vizio di Motivazione e l’Analisi della Cassazione

I proprietari danneggiati ricorrevano in Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, un vizio di motivazione della sentenza d’appello. La Suprema Corte ha ritenuto questo motivo fondato e assorbente rispetto a tutti gli altri.

La Contraddizione Insanabile

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’aver individuato una palese e insanabile contraddizione nel ragionamento della Corte d’Appello. I giudici di secondo grado, infatti:

1. Da un lato, riportavano le conclusioni del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), il quale affermava chiaramente che la copertura del vano scala “poggia” sul muro dei vicini. La stessa Corte utilizzava il termine “agganciandolo al muro”. Entrambe le espressioni indicano inequivocabilmente un’opera realizzata “in appoggio”.
2. Dall’altro lato, concludevano che si trattasse di una costruzione in aderenza, escludendo l’appoggio e affermando l’esistenza di un'”autonomia strutturale” per giustificarne la legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha evidenziato come questa argomentazione sia logicamente insostenibile. Un’opera non può contemporaneamente “poggiare” o “agganciarsi” a un muro (sfruttandolo quindi come sostegno) ed essere considerata in semplice “aderenza” (cioè strutturalmente autonoma). Questa contraddizione rende la motivazione della sentenza d’appello meramente apparente e incomprensibile, violando l’obbligo per il giudice di esporre in modo chiaro e coerente le ragioni della propria decisione, come previsto dall’art. 132 c.p.c.

Le Conclusioni

Di conseguenza, la Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa alla Corte d’Appello di Catanzaro, in diversa composizione, per un nuovo esame. Questa decisione ribadisce due concetti importanti:

* Dal punto di vista sostanziale, la distinzione tra costruzione in aderenza (lecita a determinate condizioni) e in appoggio (che richiede il consenso del vicino o la comunione del muro) è netta e non ammette interpretazioni ambigue.
* Dal punto di vista processuale, una motivazione contraddittoria equivale a una motivazione assente. Il percorso logico-giuridico che porta alla decisione deve essere trasparente e privo di salti logici o affermazioni inconciliabili, pena la nullità della sentenza.

Quando la motivazione di una sentenza è considerata contraddittoria?
Una motivazione è contraddittoria quando contiene al suo interno affermazioni logicamente incompatibili tra loro, rendendo incomprensibile il ragionamento seguito dal giudice. Nel caso specifico, la Corte d’Appello ha descritto l’opera come ‘poggiata’ sul muro (appoggio) per poi definirla ‘in aderenza’ (autonoma), creando una contraddizione insanabile.

Qual è la differenza tra una costruzione in aderenza e una in appoggio?
Una costruzione ‘in aderenza’ è un’opera edilizia che tocca il muro del vicino ma è strutturalmente indipendente da esso. Una costruzione ‘in appoggio’, invece, utilizza il muro confinante come elemento portante, scaricandovi parte del proprio peso o inserendovi elementi strutturali.

Cosa accade se la Cassazione rileva un vizio di motivazione in una sentenza?
Se la Corte di Cassazione rileva un vizio grave come la motivazione contraddittoria, cassa (annulla) la sentenza impugnata e rinvia il caso a un giudice di pari grado (in questo caso, un’altra sezione della Corte d’Appello) affinché emetta una nuova decisione basata su un ragionamento logico e coerente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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