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Costruzione in aderenza: la guida della Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito che consentiva una costruzione in aderenza nonostante un piccolo distacco dal confine. La Corte ha stabilito che, per essere legittima, la costruzione deve essere non solo strutturalmente autonoma, ma deve anche essere concretamente possibile eliminare il distacco per ripristinare la perfetta aderenza, una verifica che il giudice di merito aveva omesso di compiere.

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Costruzione in aderenza: quando un piccolo distacco è tollerato?

La costruzione in aderenza al confine è una pratica comune, regolata da norme precise per tutelare i diritti di proprietà. Ma cosa succede quando, invece di una perfetta aderenza, rimane un piccolo spazio tra i due edifici? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui requisiti indispensabili affinché tale situazione sia considerata legittima, sottolineando l’importanza di una verifica tecnica approfondita da parte del giudice.

I fatti del caso

La vicenda nasce dalla controversia tra due proprietari confinanti. Uno di essi aveva sostituito una vecchia scala in ferro con una nuova in muratura, costruita a una distanza minima dalla proprietà del vicino. Quest’ultimo ha agito in giudizio chiedendo la rimozione della nuova scala, sostenendo che violasse le distanze legali. Inizialmente, i giudici di merito avevano respinto la domanda, ritenendo che il diritto a mantenere la scala fosse stato acquisito per usucapione, in quanto la nuova struttura sostituiva una preesistente da oltre vent’anni.

Dopo un primo ricorso in Cassazione, che aveva annullato la decisione, la Corte d’Appello, in sede di rinvio, aveva nuovamente dato ragione al costruttore della scala. Secondo la Corte territoriale, sebbene la nuova scala fosse diversa dalla precedente per dimensioni e materiali, il minimo distacco residuo non configurava una violazione, potendosi qualificare la situazione come una costruzione in aderenza tollerata dalla giurisprudenza.

Le motivazioni della Cassazione: analisi della costruzione in aderenza

La Corte di Cassazione, investita per la seconda volta della questione, ha accolto il ricorso del vicino, cassando nuovamente la sentenza d’appello. Il punto centrale della decisione riguarda la corretta applicazione dell’art. 877 del codice civile, che disciplina la costruzione in aderenza.

Secondo la Suprema Corte, la giurisprudenza ammette che una costruzione possa essere considerata ‘in aderenza’ anche in presenza di modeste intercapedini, a condizione che queste derivino da mere anomalie costruttive e siano facilmente colmabili. Tuttavia, la Corte d’Appello ha errato nel dare per scontato che queste condizioni fossero presenti nel caso di specie.

La Cassazione ha stabilito che il giudice di merito, prima di poter applicare questo principio, deve compiere una duplice e imprescindibile verifica:

1. Autonomia strutturale e statica: È necessario accertare se la nuova costruzione (la scala) sia strutturalmente e staticamente autonoma rispetto al manufatto preesistente del vicino. In altre parole, deve potersi reggere da sola senza bisogno di appoggi o spinte sul muro confinante.
2. Possibilità di eliminare l’intercapedine: Bisogna verificare se sia concretamente possibile eliminare il piccolo distacco attraverso opere di riempimento, in modo da ripristinare la perfetta aderenza tra i due manufatti. Questa possibilità non deve essere solo teorica, ma effettivamente realizzabile.

La Corte d’Appello aveva omesso completamente questa indagine, limitandosi a considerare la ‘modestia’ del distacco. Così facendo, ha applicato in modo errato la norma sulla costruzione in aderenza, senza averne prima verificato i presupposti fondamentali.

La reiezione della richiesta di risarcimento

Un altro aspetto interessante della pronuncia riguarda la domanda di risarcimento danni, che era stata avanzata dal proprietario ricorrente. La Cassazione ha dichiarato inammissibile questo motivo del ricorso. La ragione risiede nel principio del ‘giudicato interno’: la richiesta di risarcimento era già stata respinta in primo grado e i proprietari non avevano presentato uno specifico motivo di appello su quel punto. Di conseguenza, quella parte della sentenza era diventata definitiva e non poteva più essere riesaminata.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello di Brescia, in diversa composizione, che dovrà attenersi al seguente principio: per qualificare un’opera come costruzione in aderenza nonostante un minimo distacco, non è sufficiente constatare l’esiguità dello spazio, ma è obbligatorio condurre una verifica tecnica concreta sull’autonomia statica del nuovo manufatto e sulla reale possibilità di colmare l’intercapedine. Questa decisione rafforza la tutela del diritto di proprietà e chiarisce gli oneri probatori a carico di chi costruisce sul confine.

Quando una costruzione con un minimo distacco dal confine può essere considerata una legittima ‘costruzione in aderenza’?
Secondo la Corte di Cassazione, ciò è possibile solo a due condizioni, che devono essere verificate dal giudice: 1) la nuova costruzione deve essere strutturalmente e staticamente autonoma rispetto alla proprietà vicina; 2) deve essere concretamente possibile eliminare il distacco con opere di riempimento per creare una perfetta aderenza.

Perché la richiesta di risarcimento danni è stata respinta?
La richiesta è stata ritenuta inammissibile a causa della formazione di un ‘giudicato interno’. La domanda era già stata rigettata dal Tribunale in primo grado e questa specifica decisione non era stata oggetto di appello, diventando così definitiva e non più discutibile nelle fasi successive del processo.

È sufficiente che un distacco tra due costruzioni sia molto piccolo per essere considerato legale?
No, non è sufficiente. La sola ‘modestia’ dell’intercapedine non basta a rendere legittima la costruzione. È indispensabile che il giudice compia un’indagine tecnica per accertare i requisiti di autonomia strutturale e la concreta possibilità di colmare lo spazio vuoto, come specificato dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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