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Costituzione tardiva e produzione prove: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la costituzione tardiva di una parte in un processo civile non impedisce la produzione di documenti, a condizione che ciò avvenga prima della scadenza dei termini per le prove. La Corte ha cassato la decisione d’appello che aveva erroneamente dichiarato inammissibile un documento decisivo presentato da una curatela fallimentare, la cui costituzione era avvenuta dopo la prima udienza ma prima che fossero scattate le preclusioni istruttorie.

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Costituzione tardiva: via libera alle prove se i termini non sono scaduti

Nel rito civile, il rispetto delle scadenze è fondamentale. Tuttavia, cosa accade se una parte entra in causa in ritardo? Perde ogni diritto di difesa, inclusa la possibilità di produrre prove a proprio favore? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione fa chiarezza su un punto cruciale della costituzione tardiva, stabilendo un principio fondamentale: la tardività della costituzione non implica automaticamente l’inammissibilità delle prove, se queste vengono depositate prima che siano maturate le relative preclusioni.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da una società di ebanisteria contro un’azienda sportiva per il mancato pagamento di una fornitura di tavoli e panche. L’azienda sportiva si opponeva al decreto, dando inizio a una causa ordinaria. Durante il procedimento di primo grado, la società creditrice veniva dichiarata fallita e la curatela fallimentare subentrava nella causa per tutelare gli interessi dei creditori.

Tuttavia, la curatela si costituiva in giudizio dopo il termine previsto dalla legge per la prima udienza. Il Tribunale di primo grado, pur riconoscendo il credito sulla base di un documento di trasporto, lo riduceva parzialmente. In appello, la situazione si ribaltava: la Corte territoriale accoglieva il ricorso dell’azienda sportiva, sostenendo che la costituzione tardiva della curatela le impedisse di produrre qualsiasi documento. Secondo i giudici d’appello, una volta superati i termini iniziali, la parte può svolgere solo un’attività di mera difesa, senza poter introdurre nuove prove. La curatela, ritenendo errata tale interpretazione, ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la costituzione tardiva

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della curatela, cassando la sentenza d’appello e chiarendo la corretta interpretazione delle norme processuali. Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra la tardività della costituzione in giudizio e la tardività della produzione documentale.

Le motivazioni

I giudici di legittimità hanno spiegato che l’articolo 293 del codice di procedura civile consente alla parte contumace di costituirsi in qualsiasi momento del processo, fino all’udienza di precisazione delle conclusioni. Costituendosi, la parte accetta il processo nello stato in cui si trova, con le preclusioni già maturate.

L’errore della Corte d’Appello è stato quello di far derivare automaticamente una preclusione probatoria dalla semplice tardività della costituzione. La Cassazione ha invece chiarito che il diritto di produrre documenti non è legato al termine per la costituzione iniziale (art. 166 c.p.c.), ma alle specifiche scadenze istruttorie che il giudice assegna alle parti ai sensi dell’art. 183, comma 6, c.p.c.

Nel caso di specie, al momento della costituzione della curatela, sebbene avvenuta dopo la prima udienza, il giudice non aveva ancora concesso i termini per il deposito di memorie istruttorie. Di conseguenza, nessuna preclusione probatoria era ancora maturata. La produzione del documento di trasporto, avvenuta prima di tali scadenze, era pertanto pienamente tempestiva e ammissibile.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio di garanzia del diritto di difesa. La costituzione tardiva non comporta una “sanzione” automatica che priva la parte della facoltà di provare le proprie ragioni. Il discrimine è rappresentato dal maturare delle preclusioni istruttorie: finché queste non sono scattate, la parte che si costituisce, seppur tardivamente, può ancora esercitare pienamente le proprie facoltà difensive, inclusa la produzione di documenti essenziali per la decisione della causa. Una lezione di procedura civile che bilancia il rigore delle forme con la sostanza del diritto di difesa.

Una parte che si costituisce in ritardo in una causa civile può ancora presentare documenti a proprio favore?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la costituzione tardiva non impedisce la produzione di documenti, a condizione che questa avvenga prima che siano scaduti i termini specifici per le richieste istruttorie e il deposito di prove, solitamente concessi dal giudice ai sensi dell’art. 183 c.p.c.

Cosa permette di fare l’articolo 293 del codice di procedura civile?
L’art. 293 c.p.c. consente alla parte che non si è inizialmente costituita in giudizio (contumace) di farlo in qualsiasi momento del processo, fino all’udienza di precisazione delle conclusioni. La parte, così costituita, accetta la causa nello stato in cui si trova in quel momento, con le eventuali preclusioni già maturate.

Perché la Corte d’Appello aveva sbagliato nel considerare inammissibili i documenti prodotti dalla parte costituitasi tardivamente?
La Corte d’Appello aveva commesso l’errore di confondere il termine per la costituzione iniziale con i termini per le produzioni documentali. Aveva ritenuto che la tardività della prima comportasse automaticamente la decadenza dal diritto di produrre prove, senza verificare se nel processo fossero già state assegnate e fossero scadute le specifiche scadenze per le attività istruttorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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