LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Costituzione servitù: la forma scritta è essenziale

Una controversia su una tubazione installata nella proprietà del vicino arriva in Cassazione. La Corte d’Appello aveva ritenuto sufficiente il consenso presunto del precedente proprietario per giustificare l’opera. La Suprema Corte, invece, ha cassato la sentenza, ribadendo che la costituzione servitù richiede inderogabilmente la forma scritta ‘ad substantiam’. La semplice presunzione di un accordo non è sufficiente a creare un diritto reale opponibile ai nuovi proprietari.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Costituzione Servitù: Il Consenso Presunto non Basta, Serve l’Atto Scritto

Nel diritto immobiliare, la chiarezza e la certezza dei diritti sono fondamentali. La costituzione servitù è uno degli ambiti in cui questi principi si manifestano con maggior forza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda una regola d’oro: per creare una servitù volontaria, un accordo verbale o un consenso presunto non hanno alcun valore. È indispensabile un atto scritto. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti: Una Tubazione Contesa tra Vicini

La vicenda nasce da una duplice controversia tra due proprietari di appartamenti confinanti. La prima proprietaria lamentava la realizzazione da parte del vicino di un’opera abusiva che ampliava il suo immobile. Il vicino, a sua volta, rispondeva con una domanda riconvenzionale, denunciando l’installazione, avvenuta circa 15 anni prima, di una tubazione per le acque reflue all’interno della sua proprietà, senza alcuna autorizzazione.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al vicino, condannando la proprietaria al risarcimento del danno per l’indebita servitù creata dalla tubazione, quantificato in 8.000,00 euro. Il giudice aveva infatti accertato che l’opera era stata realizzata senza consenso e che non era trascorso il tempo necessario (vent’anni) per un’eventuale acquisizione per usucapione.

La Decisione della Corte d’Appello: La Presunzione di Consenso

In secondo grado, la Corte d’Appello ribaltava la decisione sulla tubazione. Secondo i giudici d’appello, era inverosimile che un’opera così invasiva potesse essere stata realizzata senza il consenso del precedente proprietario dell’immobile. Basandosi su questa semplice presunzione, la Corte escludeva la richiesta di risarcimento, di fatto legittimando la presenza della tubazione.

Questa decisione si fondava sull’idea che il consenso, anche se non provato per iscritto, potesse essere desunto dalle circostanze. Una valutazione che, come vedremo, si scontra con i principi cardine del nostro ordinamento in materia di diritti reali.

La Costituzione Servitù secondo la Cassazione

Gli eredi del vicino, insoddisfatti della sentenza d’appello, hanno proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto le loro ragioni, cassando con rinvio la decisione impugnata. Il punto centrale della pronuncia è netto e inequivocabile: la costituzione servitù di natura volontaria richiede, a pena di nullità, la forma scritta.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha duramente criticato l’operato dei giudici d’appello, evidenziando come la loro decisione fosse fondata su una motivazione ‘assolutamente carente’. Affidarsi a una semplice presunzione di consenso del precedente proprietario per giustificare l’esistenza di una servitù è un errore giuridico. La legge, in particolare l’articolo 1350 del Codice Civile, è chiara nel richiedere un atto scritto per la costituzione, modificazione o trasferimento di diritti reali immobiliari. Questo requisito, definito ‘ad substantiam’, serve a garantire la certezza dei rapporti giuridici e la piena consapevolezza delle parti che dispongono di un diritto così importante come quello di proprietà.

La sentenza della Corte d’Appello non solo non ha tenuto conto di questo principio fondamentale, ma non ha neppure fornito una spiegazione logica del perché avesse deciso di riformare la sentenza di primo grado, la quale aveva correttamente applicato le norme sull’inesistenza di un titolo valido e sul mancato decorso del termine per l’usucapione. Il mero riferimento a un consenso presunto non è sufficiente a fondare un diritto reale opponibile ai successivi acquirenti del bene. In assenza di un contratto scritto o del compimento dell’usucapione, la tubazione rimane un’opera illecita che grava indebitamente sulla proprietà altrui.

Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza un principio cruciale per chiunque abbia a che fare con il diritto immobiliare: la formalità non è un vezzo, ma una garanzia. La costituzione di una servitù non può essere lasciata a intese verbali o a deduzioni presuntive. È necessario un contratto scritto che manifesti in modo inequivocabile la volontà delle parti di imporre un peso su un fondo a vantaggio di un altro. Questa sentenza serve da monito: per evitare controversie future e per assicurare che i diritti siano tutelati anche nei confronti di futuri proprietari, è imprescindibile documentare ogni accordo che incida sulla proprietà immobiliare con la dovuta forma richiesta dalla legge.

È possibile costituire una servitù su un immobile con un accordo verbale o presunto?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che la costituzione di una servitù richiede un patto con forma scritta ad substantiam, ovvero un contratto scritto, per essere valida.

Il consenso del precedente proprietario all’installazione di un’opera, come una tubazione, è sufficiente a creare una servitù opponibile ai nuovi proprietari?
No. Anche se si potesse presumere il consenso del precedente proprietario, questo non è sufficiente a creare una servitù. Manca la forma scritta richiesta dalla legge, che è necessaria per rendere il diritto opponibile a terzi, inclusi i successivi acquirenti dell’immobile.

Cosa succede se una servitù viene esercitata per molti anni ma senza un atto scritto?
Se non c’è un atto scritto, la servitù può essere acquisita solo per usucapione, ovvero con il possesso continuato, pacifico e ininterrotto per il tempo previsto dalla legge (solitamente 20 anni). Nel caso di specie, questo termine non era ancora trascorso, quindi la servitù non poteva considerarsi costituita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati