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Costituzione del giudice: decisione nulla se del collegio

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Roma in una causa per il pagamento di compensi professionali a un avvocato. La decisione è stata dichiarata nulla per un vizio di costituzione del giudice, poiché la causa, istruita da un giudice monocratico, è stata decisa da un collegio di cui non faceva parte lo stesso giudice. La Corte ha ribadito che i giudici che deliberano devono essere gli stessi che hanno assistito alla discussione della causa.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Costituzione del Giudice: la Decisione del Collegio è Nulla se non Partecipa all’Istruttoria

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale del diritto processuale: la corretta costituzione del giudice è un requisito imprescindibile per la validità di qualsiasi provvedimento. La vicenda, nata da una controversia sul compenso di un avvocato, ha messo in luce come un vizio nella composizione dell’organo giudicante possa portare all’annullamento di una decisione, anche se apparentemente corretta nel merito. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Un avvocato citava in giudizio i suoi ex clienti per ottenere il pagamento di oltre 16.000 Euro a titolo di compenso per l’attività professionale svolta in una precedente causa civile. Il procedimento veniva avviato con rito sommario (ex art. 702-bis c.p.c.).

Nel corso del giudizio di primo grado, il Tribunale disponeva il mutamento del rito, applicando la procedura speciale prevista per le controversie in materia di liquidazione dei compensi degli avvocati. L’intera fase di trattazione della causa si svolgeva davanti a un giudice monocratico (un solo giudice). Tuttavia, dopo che il giudice istruttore aveva trattenuto la causa in decisione, il provvedimento finale (un’ordinanza di rigetto della domanda) veniva emesso da un collegio, ovvero un organo composto da tre giudici, diverso dal giudice che aveva seguito l’intero iter processuale.

L’avvocato, soccombente, proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la nullità assoluta della decisione per incompetenza funzionale e vizio di costituzione del giudice.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto a tutti gli altri. Ha cassato l’ordinanza impugnata e ha rinviato la causa al Tribunale di Roma, in diversa composizione, per una nuova valutazione.

Il punto centrale della decisione è che la trattazione della causa e la precisazione delle conclusioni si sono svolte interamente davanti a un giudice monocratico, mentre la decisione è stata assunta da un organo collegiale. Questo, secondo la Corte, costituisce un palese error in procedendo.

Le Motivazioni della Corte sulla Costituzione del Giudice

La Cassazione ha basato il suo ragionamento su un orientamento consolidato, ribadendo che le controversie relative alla liquidazione dei compensi degli avvocati devono essere trattate e decise dal tribunale in composizione collegiale. Sebbene sia possibile delegare a un singolo giudice lo svolgimento di attività istruttorie, la fase decisionale spetta inderogabilmente al collegio.

Il vizio si è concretizzato nel momento in cui la decisione è stata deliberata da un collegio composto da giudici che non avevano assistito alla discussione della causa, in violazione dell’articolo 276 del codice di procedura civile. Questo articolo sancisce il principio di immutabilità del giudice, secondo cui la decisione deve essere presa dagli stessi magistrati che hanno partecipato all’intera fase deliberativa.

Questo difetto procedurale non è una mera irregolarità, ma un vizio relativo alla costituzione del giudice, che comporta la nullità insanabile del provvedimento. La Corte ha specificato che l’ordinanza emessa dal collegio, dopo che le conclusioni erano state precisate davanti al solo giudice monocratico, è affetta da nullità perché il collegio non ha partecipato alla discussione della causa. Tale vizio, riconducibile all’art. 158 c.p.c., deve essere rilevato e sanzionato con l’annullamento.

Conclusioni

La pronuncia in esame è un importante monito sull’importanza del rispetto delle regole procedurali, in particolare quelle che garantiscono una corretta costituzione del giudice. La decisione di una causa da parte di un organo giudicante che non ha seguito direttamente tutte le fasi del processo mina le fondamenta del giusto processo. L’accoglimento del primo motivo di ricorso ha comportato l’assorbimento degli altri, inclusi quelli relativi al rito e al merito della pretesa dell’avvocato. La causa dovrà ora essere nuovamente esaminata dal Tribunale, che dovrà attenersi ai principi stabiliti dalla Cassazione, assicurando che la decisione sia presa da un collegio correttamente costituito e che abbia partecipato attivamente a tutte le fasi cruciali del giudizio.

Chi deve decidere le cause relative ai compensi degli avvocati?
Secondo la legge e l’orientamento consolidato della Cassazione, queste controversie sono di competenza del tribunale in composizione collegiale (un panel di più giudici).

Cosa succede se la decisione è presa da giudici diversi da quelli che hanno seguito il processo?
La decisione è affetta da nullità per vizio di costituzione del giudice. Secondo l’art. 276 c.p.c., i giudici che deliberano la sentenza devono essere gli stessi che hanno partecipato alla discussione della causa. Una violazione di questo principio comporta l’annullamento del provvedimento.

È possibile introdurre una causa per compensi professionali con un ricorso sommario ex art. 702-bis c.p.c.?
Sì, è possibile. Tuttavia, come chiarito dalla Cassazione, l’introduzione con tale rito instaura automaticamente il procedimento speciale previsto dal D.Lgs. 150/2011, che prevede la decisione in composizione collegiale e non ammette la trasformazione nel rito ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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