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COSAP griglie: quando il canone non è dovuto

Un condominio ha citato in giudizio il proprio Comune per ottenere il rimborso del COSAP versato per griglie e intercapedini presenti sul marciapiede. La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: il COSAP per griglie non è dovuto se le opere sono state realizzate su un’area privata prima che questa venisse destinata all’uso pubblico. La Corte ha quindi annullato la decisione d’appello, rinviando il caso per accertare la cronologia dei fatti, ovvero se le griglie preesistessero alla servitù di passaggio pubblico.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

COSAP griglie: quando non è dovuto secondo la Cassazione

Molti condomini si trovano a dover pagare il Canone per l’Occupazione di Spazi e Aree Pubbliche (COSAP) per la presenza di griglie, bocche di lupo o intercapedini sui marciapiedi antistanti i propri edifici. Ma questo canone è sempre dovuto? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale che potrebbe esentare molti dal pagamento: la preesistenza delle opere rispetto alla destinazione pubblica del suolo. L’analisi di questo caso relativo a COSAP griglie offre spunti fondamentali per comprendere i limiti dell’imposizione comunale.

I fatti del caso: Un condominio contro il Comune

La vicenda ha origine dall’azione di un condominio di una grande città italiana, che ha chiesto la restituzione di una somma considerevole, pagata a titolo di COSAP per il periodo 2011-2016. Il pagamento si riferiva alla presenza di griglie e intercapedini sul marciapiede stradale. Il condominio sosteneva che la richiesta del Comune fosse illegittima, principalmente per due ragioni: l’assenza di un formale atto di concessione e, soprattutto, il fatto che tali opere fossero state realizzate su un’area originariamente privata, contestualmente alla costruzione dell’edificio e prima che la stessa area venisse di fatto destinata all’uso pubblico.

Il percorso giudiziario: dal Tribunale alla Cassazione

Il Tribunale di primo grado aveva accolto la domanda del condominio, ordinando la restituzione delle somme. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’impugnazione del Comune. Secondo i giudici d’appello, il COSAP è dovuto anche in caso di occupazione di fatto (abusiva) e spetta al privato dimostrare la proprietà dell’area, prova che, a loro dire, il condominio non aveva fornito in modo adeguato.
Contro questa sentenza, il condominio ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basando le proprie difese su più motivi, tra cui la violazione di legge e, in particolare, l’omessa valutazione di un fatto decisivo: la costruzione delle griglie su suolo privato prima della sua trasformazione in area di pubblico passaggio.

La questione del COSAP per griglie e la preesistenza delle opere

Il punto centrale della controversia, e quello che ha determinato la decisione della Cassazione, riguarda il fattore temporale. Il COSAP, per sua natura, presuppone un’occupazione di suolo pubblico. Ma cosa succede se un’area diventa pubblica solo dopo che su di essa sono già state realizzate delle opere a servizio di una proprietà privata? Secondo la tesi del condominio, se le griglie esistevano già quando il suolo è stato volontariamente messo a disposizione della collettività (attraverso la cosiddetta dicatio ad patriam), il Comune ‘acquisisce’ l’uso pubblico del bene nello stato in cui si trova, cioè già gravato dalla presenza di tali manufatti. Di conseguenza, non si configurerebbe un’occupazione di suolo pubblico, ma un semplice esercizio di un diritto preesistente del proprietario.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso del condominio relativi a questo specifico aspetto. I giudici supremi hanno affermato che la Corte d’Appello ha commesso un errore non pronunciandosi sulla questione della priorità temporale delle opere. La decisione d’appello si era limitata a sostenere che il condominio non avesse provato la proprietà dell’area, senza però verificare il momento in cui le griglie erano state realizzate rispetto alla destinazione a uso pubblico del marciapiede.
La Cassazione ha chiarito che, se viene provato che le grate e le intercapedini sono state realizzate su area privata contestualmente alla costruzione dell’edificio, e prima dell’imposizione di una servitù di pubblico passaggio, il presupposto impositivo del COSAP viene a mancare. In tale scenario, il Comune riceve il bene per l’uso pubblico così com’è, con le sue caratteristiche e i suoi limiti, inclusa la presenza delle griglie. Queste ultime, infatti, non sottraggono suolo all’uso pubblico, ma costituiscono l’esercizio di una facoltà del proprietario (aerazione e illuminazione dei locali sottostanti) consolidatasi prima della destinazione pubblica dell’area.

Conclusioni

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare i fatti attenendosi a questo principio di diritto. La nuova valutazione dovrà accertare in modo specifico se le griglie del condominio preesistessero o meno alla costituzione della servitù di passaggio pubblico. Questa ordinanza rappresenta un’importante vittoria per i proprietari di immobili, stabilendo che la cronologia della costruzione è un elemento decisivo per determinare se il COSAP griglie sia dovuto o meno. Per i condomini e i proprietari, diventa quindi fondamentale poter documentare l’epoca di realizzazione di tali manufatti rispetto alla storia urbanistica dell’area circostante.

È sempre dovuto il COSAP per l’occupazione di suolo pubblico, anche senza una concessione formale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato il suo orientamento secondo cui il COSAP è un corrispettivo per l’utilizzazione particolare di un bene pubblico ed è dovuto anche in caso di occupazione di fatto o presunta, senza la necessità di un atto formale di concessione.

Il COSAP per griglie su un marciapiede è dovuto se l’area era privata quando le griglie sono state costruite?
No. Secondo la Corte, se le griglie sono state realizzate su un’area privata prima che questa fosse destinata all’uso pubblico (ad esempio, tramite ‘dicatio ad patriam’), il presupposto per l’applicazione del COSAP non sussiste. Il diritto di passaggio pubblico si costituisce su un bene che ha già quelle caratteristiche, e non si configura quindi un’occupazione di suolo pubblico.

Per far valere una precedente sentenza favorevole (giudicato) in un nuovo processo, è sufficiente produrla in copia?
No. La Corte ha ribadito che la parte che eccepisce il giudicato esterno deve fornire la prova che la sentenza sia divenuta definitiva. Questo onere si assolve producendo, oltre alla copia della sentenza, anche l’apposita certificazione della cancelleria che attesti la mancata impugnazione nei termini di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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