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Cortile comune: la presunzione di condominialità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27481/2024, ha stabilito che un cortile si presume di proprietà comune di tutti i condomini, inclusi i proprietari di negozi senza accesso diretto. Questa presunzione legale, basata sulla funzione del cortile di fornire aria e luce a tutto l’edificio, può essere superata solo da una clausola chiara ed esplicita nel titolo costitutivo del condominio che ne riservi la proprietà ad alcuni. La semplice assegnazione di posti auto in una porzione del cortile non è sufficiente a escludere gli altri dalla comproprietà dell’intera area.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Cortile comune: la Cassazione ribadisce la presunzione di proprietà condominiale

La questione della proprietà del cortile comune è una delle più frequenti fonti di lite all’interno dei condomini. A chi appartiene? A tutti i condomini o solo a quelli che vi hanno un accesso diretto o un’utilità evidente? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, fornendo chiarimenti cruciali sulla presunzione di condominialità prevista dall’art. 1117 del codice civile e sui limiti della prova contraria.

I Fatti di Causa: una donazione e la nascita di un condominio

La vicenda trae origine da un atto di donazione con cui un padre aveva suddiviso un immobile tra i suoi figli, creando di fatto un condominio. A un figlio erano stati assegnati due negozi con accesso esclusivo dalla strada pubblica, mentre agli altri quattro figli erano state attribuite le unità residenziali. L’atto prevedeva inoltre l’assegnazione, solo a questi ultimi, di quote di proprietà di una tettoia adibita a parcheggio, situata proprio nel cortile oggetto della disputa.

Successivamente, i proprietari dei negozi contestavano la loro esclusione dalla proprietà del cortile, ritenendolo parte comune. Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione ai proprietari delle unità abitative, riconoscendo loro la proprietà esclusiva del cortile, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, dichiarando il cortile bene comune a tutti i condomini. Contro questa sentenza, i proprietari degli appartamenti hanno proposto ricorso in Cassazione.

La Controversia e la presunzione del cortile comune

Il punto centrale del ricorso era l’interpretazione della volontà del donante. Secondo i ricorrenti, la volontà di escludere i negozi dalla proprietà del cortile era implicita in diverse circostanze: i negozi non avevano accesso diretto al cortile, non ne necessitavano per aria e luce avendo affaccio sulla pubblica via, e, soprattutto, le quote della tettoia per il parcheggio erano state assegnate solo ai proprietari delle unità residenziali. Questi elementi, a loro dire, costituivano una prova sufficiente per superare la presunzione di condominialità.

Le motivazioni: la presunzione del cortile comune e il ruolo del titolo

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: il cortile, ai sensi dell’art. 1117 c.c., è qualsiasi area scoperta che serva a dare luce e aria agli ambienti circostanti. Questa sua funzione oggettiva fonda una presunzione di proprietà comune.

La Corte ha specificato che tale presunzione non è assoluta, ma può essere vinta solo da una prova contraria risultante dal “titolo”, ovvero dall’atto che ha dato origine al condominio. Tuttavia, questa prova deve consistere in una “chiara e univoca volontà” di riservare la proprietà di una parte comune a uno o più condomini, escludendo gli altri. Nel caso di specie, l’atto di donazione non solo non conteneva tale esplicita esclusione, ma definiva addirittura l’area come “cortile comune”. La specifica assegnazione della tettoia a una parte dei condomini è stata ritenuta insufficiente a dimostrare la volontà di escludere gli altri dalla proprietà del resto del cortile. In altre parole, la regolamentazione di una porzione dell’area comune non implica la rinuncia alla comproprietà sull’intera area da parte degli altri.

L’interpretazione del contratto (l’atto di donazione) è un’indagine di fatto riservata al giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se tale interpretazione viola specifici canoni legali, cosa che i ricorrenti non sono riusciti a dimostrare, limitandosi a contrapporre la propria interpretazione a quella, plausibile, della Corte d’Appello.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale del diritto condominiale: le parti comuni sono tali per la loro funzione oggettiva a servizio di tutto l’edificio. Per derogare a questa regola, non bastano indizi o interpretazioni basate sulla presunta inutilità del bene per una delle unità immobiliari. È necessario che l’atto costitutivo del condominio contenga una clausola inequivocabile che sottragga il bene alla comunione. In mancanza di tale esplicita previsione, il cortile comune appartiene a tutti i condomini, a prescindere dall’accesso diretto o dall’uso specifico che ciascuno ne possa fare. La decisione sottolinea l’importanza di una redazione chiara e precisa degli atti di frazionamento immobiliare per prevenire future controversie.

Un cortile è sempre di proprietà di tutti i condomini, anche di quelli che non hanno un accesso diretto?
Sì, un cortile si presume di proprietà comune di tutti i condomini perché la sua funzione principale è dare luce e aria a tutti gli immobili che vi si affacciano, indipendentemente dall’esistenza di un accesso diretto.

È possibile escludere un condomino dalla proprietà di un cortile comune?
Sì, è possibile, ma solo se l’atto che ha dato origine al condominio (il “titolo”) contiene una volontà chiara e inequivocabile di riservare la proprietà del cortile solo ad alcuni condomini, escludendo gli altri.

Se l’atto di provenienza assegna solo ad alcuni condomini dei posti auto su una tettoia nel cortile, significa che il resto del cortile è escluso dalla proprietà degli altri?
No, secondo la Corte questa circostanza non è sufficiente. L’assegnazione specifica di una parte del cortile (la tettoia) non basta a superare la presunzione di proprietà comune per l’intera area, specialmente se l’atto stesso definisce l’area come “cortile comune”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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