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Corrispondenza chiesto e pronunciato: la Cassazione

Un avvocato ha impugnato la decisione che ammetteva solo parzialmente il suo credito per onorari professionali nella liquidazione di una banca. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo la violazione del principio di corrispondenza chiesto e pronunciato, poiché il tribunale di merito aveva omesso di pronunciarsi su cinque specifiche cause. Ha invece rigettato il motivo relativo all’omesso esame di un fatto decisivo per altre pratiche, ritenute genericamente formulate. La sentenza è stata cassata con rinvio per un nuovo esame sulle domande omesse.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Corrispondenza tra il Chiesto e il Pronunciato: Il Giudice Deve Rispondere a Tutta la Domanda

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento processuale: la necessaria corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato. Un giudice non può ignorare una parte della domanda presentata, ma deve fornire una risposta su ogni singola richiesta. Questa pronuncia offre spunti fondamentali sull’onere di specificità delle domande giudiziali e sulla differenza tra vizi procedurali.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un avvocato di essere ammesso al passivo di una banca posta in liquidazione coatta amministrativa per i compensi professionali maturati. I commissari liquidatori avevano ammesso il credito solo in misura ridotta. L’avvocato si è quindi opposto a tale decisione davanti al Tribunale, chiedendo il riconoscimento di un importo maggiore, relativo a centinaia di incarichi svolti.

Il Tribunale di merito ha parzialmente accolto l’opposizione, ricalcolando i compensi per un gruppo di cause, ma ha dichiarato inammissibile la domanda per altre, ritenendo che il professionista non avesse adeguatamente specificato le attività svolte. Tuttavia, per cinque posizioni specifiche, il Tribunale ha completamente omesso di pronunciarsi, non includendole né tra quelle ammesse né tra quelle escluse.

La Decisione della Cassazione sulla corrispondenza chiesto e pronunciato

L’avvocato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due vizi principali. La Corte ha accolto il primo motivo, cassando la sentenza impugnata. La violazione riscontrata è quella dell’art. 112 del codice di procedura civile, che sancisce il principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato.

La Corte ha evidenziato come il Tribunale avesse il dovere di esaminare tutte le domande di credito formulate dal professionista. Omettendo di decidere su cinque specifiche posizioni, il giudice di merito non ha fornito una risposta completa, né in senso positivo né negativo. Questa omissione determina la nullità parziale della sentenza, poiché lede il diritto della parte a ottenere una pronuncia su tutto l’oggetto della sua domanda.

L’Omesso Esame di Fatto Decisivo: Un Motivo Rigettato

Il secondo motivo di ricorso, invece, è stato dichiarato inammissibile. Il professionista sosteneva che il Tribunale avesse omesso l’esame di un ‘fatto decisivo’ (art. 360, n. 5, c.p.c.), cioè la documentazione dettagliata prodotta per altre sessantaquattro pratiche, che il giudice aveva ritenuto genericamente descritte.

La Cassazione ha chiarito che le ‘allegazioni difensive’ o gli ‘elementi istruttori’ non costituiscono un ‘fatto storico’ nel senso inteso dalla norma. Il ‘fatto decisivo’ è un accadimento preciso e circoscritto. La valutazione del Tribunale sulla genericità della domanda, basata sulla mancata indicazione delle singole attività e fasi processuali, è un giudizio di merito che non integra il vizio di omesso esame.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha tracciato una distinzione netta tra i due vizi denunciati. L’omessa pronuncia (violazione dell’art. 112 c.p.c.) è un errore di procedura (error in procedendo) che si verifica quando il giudice ‘dimentica’ di decidere su una parte della domanda. L’omesso esame di un fatto decisivo (art. 360, n. 5 c.p.c.) è invece un vizio di motivazione che riguarda la ricostruzione dei fatti. Nel primo caso, la domanda è stata ignorata; nel secondo, la domanda è stata esaminata e rigettata sulla base di una valutazione (ritenuta generica) che, per quanto criticabile, non costituisce un’omissione di un fatto storico preciso.

Le Conclusioni

La sentenza è stata annullata limitatamente alle cinque posizioni non esaminate e il caso è stato rinviato al Tribunale, che dovrà pronunciarsi su di esse. Questa decisione riafferma l’importanza per i giudici di rispondere a ogni singola richiesta avanzata dalle parti. Al contempo, funge da monito per gli avvocati sull’importanza di formulare le proprie domande, specialmente quelle relative a compensi professionali, in modo dettagliato e specifico, descrivendo con precisione le attività svolte per evitare che vengano respinte per genericità.

Cosa succede se un giudice non si pronuncia su una parte della domanda presentata?
La sentenza è viziata per violazione del principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato (art. 112 c.p.c.). Questa omissione porta alla nullità parziale della decisione, che può essere annullata dalla Corte di Cassazione con rinvio al giudice precedente affinché si pronunci sulla parte omessa.

Per ottenere il pagamento di compensi professionali in una procedura di liquidazione, è sufficiente presentare un elenco di cause seguite?
No, non è sufficiente. Secondo la decisione, la domanda di ammissione al passivo può essere ritenuta inammissibile se è generica. Il creditore ha l’onere di allegare e specificare i fatti costitutivi del suo diritto, indicando in modo dettagliato le singole attività svolte per ciascuna pratica per cui chiede il compenso.

Qual è la differenza tra ‘omessa pronuncia’ e ‘omesso esame di un fatto decisivo’?
L’omessa pronuncia è un errore procedurale che si verifica quando il giudice ignora completamente una domanda o una parte di essa. L’omesso esame di un fatto decisivo è un vizio di motivazione che riguarda la ricostruzione dei fatti: il giudice esamina la domanda ma non considera un fatto storico specifico e cruciale che, se valutato, avrebbe potuto portare a una decisione diversa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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