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Correzione errore materiale: quando la Corte agisce

Una società agricola chiedeva la correzione di un errore materiale in un’ordinanza della Corte di Cassazione, ma ometteva di notificare l’istanza alla controparte. Nonostante l’inammissibilità dell’istanza, la Corte ha deciso di procedere d’ufficio alla correzione, sottolineando però la necessità di garantire il contraddittorio. Di conseguenza, ha ordinato la comunicazione dell’avvio del procedimento a tutte le parti, rinviando la trattazione per assicurare il rispetto del diritto di difesa.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione Errore Materiale: La Cassazione Può Intervenire d’Ufficio?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un importante aspetto procedurale: la correzione errore materiale di un provvedimento giudiziario. Il caso analizzato offre spunti cruciali su come il sistema giudiziario bilancia l’esigenza di emendare i propri atti con la tutela inviolabile del diritto di difesa delle parti. La vicenda prende le mosse da una richiesta, viziata nella forma, che ha spinto la Corte ad agire di propria iniziativa.

I Fatti del Caso: Un Errore da Correggere e un Vizio di Forma

Una società agricola si era rivolta alla Suprema Corte per chiedere la correzione di una precedente ordinanza. L’errore segnalato era l’omissione, nel dispositivo, della cosiddetta “distrazione delle spese” in favore del proprio avvocato, una statuizione che era stata regolarmente richiesta nel ricorso originario. Tuttavia, la società ricorrente commetteva un errore procedurale significativo: non notificava l’istanza di correzione alla controparte. Secondo le norme processuali, tale omissione rende la richiesta inammissibile.

La Correzione Errore Materiale d’Ufficio

Di fronte a un’istanza formalmente inammissibile, ci si aspetterebbe un rigetto in rito. Invece, la Corte di Cassazione ha percorso una strada diversa. L’articolo 391-bis del codice di procedura civile conferisce alla Corte il potere di procedere alla correzione errore materiale non solo su istanza di parte, ma anche ex officio, cioè di propria iniziativa. Rilevando che la richiesta di distrazione delle spese era effettivamente presente negli atti originali e che la sua omissione costituiva una mera svista, il Collegio ha ritenuto opportuno attivare questo potere per sanare il vizio del provvedimento.

Il Principio del Contraddittorio: Garanzia Inviolabile

La decisione di procedere d’ufficio non significa, però, ignorare le garanzie processuali. La Corte, richiamando un proprio precedente (Cass. n. 4498/2017), ha ribadito un principio cardine: anche quando la correzione è avviata su iniziativa del giudice, non si può prescindere dall’instaurazione di un regolare contraddittorio. Il diritto di difesa delle parti, che hanno partecipato attivamente al giudizio di legittimità, deve essere sempre tutelato. Per questo motivo, l’intervento della Corte non può essere un atto unilaterale e a sorpresa. È necessario un impulso formale che metta tutte le parti, inclusa quella che non ha ricevuto la notifica dell’istanza originaria, nelle condizioni di interloquire.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un attento bilanciamento di interessi. Da un lato, l’esigenza di assicurare che i provvedimenti giudiziari siano privi di errori materiali, un obiettivo di efficienza e giustizia sostanziale che giustifica l’intervento d’ufficio. Dall’altro, il rispetto sacro del principio del contraddittorio, pilastro del giusto processo. La soluzione adottata è stata quella di emettere un’ordinanza interlocutoria per ordinare alla Cancelleria di comunicare l’avvio del procedimento di correzione a tutte le parti del giudizio originario e al Pubblico Ministero. In questo modo, si sana il vizio di notifica dell’istanza di parte e si apre una fase processuale in cui tutti i soggetti coinvolti possono presentare le proprie osservazioni prima della decisione finale sulla correzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza dimostra che il potere della Corte di procedere alla correzione errore materiale d’ufficio è uno strumento flessibile per rimediare a sviste e imprecisioni. Tuttavia, il suo esercizio è rigorosamente subordinato alla tutela del diritto di difesa. Per le parti, l’insegnamento è duplice: se da un lato un errore procedurale, come la mancata notifica, può essere superato dall’iniziativa della Corte, dall’altro lato il processo seguirà comunque il suo corso garantista, assicurando che nessuna decisione venga presa senza che tutte le parti siano state messe in condizione di partecipare. Il rinvio della causa a nuovo ruolo non è una mera formalità, ma l’atto concreto che garantisce l’effettività del contraddittorio.

È possibile chiedere la correzione di un errore materiale in qualsiasi momento?
Sì, a norma dell’art. 391-bis c.p.c., la correzione degli errori materiali può essere chiesta, e può essere rilevata d’ufficio dalla Corte, in qualsiasi tempo.

Cosa succede se la richiesta di correzione non viene notificata alla controparte?
La mancata notifica rende l’istanza di parte inammissibile. Tuttavia, la Corte può superare questo vizio rilevando l’errore d’ufficio e avviando autonomamente la procedura di correzione.

Se la Corte agisce d’ufficio per correggere un errore, le parti vengono comunque coinvolte?
Sì, assolutamente. La Corte ha stabilito che anche la correzione d’ufficio richiede l’instaurazione di un contraddittorio per garantire il diritto di difesa. Pertanto, la Cancelleria deve comunicare l’avvio del procedimento a tutte le parti e al Pubblico Ministero, dando loro modo di interloquire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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