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Correzione errore materiale: quando è inesistente?

La Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza di un ente previdenziale volta alla correzione di un errore materiale in una precedente ordinanza. L’ente sosteneva un’errata identificazione delle parti, ma la Corte ha stabilito che non vi era alcun errore, essendo le parti appellate correttamente identificate come eredi della ricorrente originaria. L’ordinanza sottolinea che il procedimento di correzione errore materiale ha natura amministrativa, escludendo la condanna alle spese e il raddoppio del contributo unificato in caso di rigetto.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione Errore Materiale: La Cassazione Chiarisce i Limiti e le Conseguenze sul Rigetto

L’istituto della correzione errore materiale è uno strumento processuale fondamentale per emendare sviste e imprecisioni nei provvedimenti giudiziari senza alterarne la sostanza. Tuttavia, i suoi confini non sono illimitati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su quando un errore lamentato sia in realtà inesistente e sulle conseguenze, in termini di spese processuali, derivanti dal rigetto di una tale istanza.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia in materia previdenziale. Una lavoratrice aveva agito in giudizio per ottenere la regolarizzazione della sua posizione contributiva per un periodo lavorativo risalente agli anni ’80. Dopo la sua scomparsa, le sue eredi avevano proseguito la causa, arrivando fino alla Corte di Cassazione.

La Corte, con una prima ordinanza, aveva dichiarato inammissibile il ricorso proposto dalle eredi. Successivamente, l’ente previdenziale convenuto ha presentato un’istanza di correzione errore materiale ai sensi dell’art. 391-bis c.p.c., sostenendo che l’ordinanza contenesse un errore nell’identificazione della parte ricorrente. Secondo l’ente, il provvedimento avrebbe erroneamente indicato le eredi come ricorrenti nell’epigrafe, mentre il ricorso originario era stato promosso dalla defunta lavoratrice. Le eredi si sono opposte, sostenendo l’insussistenza dell’errore.

La Valutazione sull’istanza di Correzione Errore Materiale

La Corte di Cassazione, chiamata a decidere sull’istanza, ha esaminato attentamente gli atti del processo. La decisione si è basata su un’analisi rigorosa della distinzione tra un vero e proprio errore materiale – una svista, un errore di trascrizione – e una corretta rappresentazione della realtà processuale.

La Corte ha osservato che il ricorso per cassazione era stato effettivamente proposto dalle eredi della lavoratrice originaria. Pertanto, l’indicazione dei loro nomi nell’epigrafe del provvedimento non costituiva un errore, ma una corretta attestazione di chi fossero le parti processuali in quel grado di giudizio. Inoltre, il corpo dell’ordinanza ricostruiva correttamente la storia del contenzioso, specificando che la domanda iniziale era stata avanzata dalla madre e che le figlie agivano in qualità di eredi.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha rigettato l’istanza, affermando che l’errore lamentato dall’ente previdenziale era in realtà “insussistente”. Il provvedimento impugnato per correzione era, infatti, pienamente coerente: l’epigrafe indicava correttamente le parti del giudizio di cassazione (le eredi) e la motivazione chiariva il loro ruolo e la loro successione nel processo.

La parte più interessante della decisione riguarda le conseguenze del rigetto. Richiamando la giurisprudenza delle Sezioni Unite (Cass. S.U. n. 29432/2024), la Corte ha ribadito che il procedimento di correzione errore materiale ha una natura “sostanzialmente amministrativa” e non giurisdizionale. Questo significa che non è diretto a risolvere un conflitto tra le parti, ma solo a emendare un atto giudiziario.

Di conseguenza, anche in caso di rigetto dell’istanza e di opposizione della controparte, non si può configurare una “soccombenza” ai sensi dell’art. 91 c.p.c. Per questo motivo, la Corte ha stabilito che nulla dovesse essere pronunciato sulle spese della procedura. Allo stesso modo, e per la medesima ragione, ha escluso che il rigetto potesse comportare il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, come invece accade di norma quando un ricorso viene respinto (Cass. n. 27466/2024).

Le Conclusioni

Questa ordinanza fornisce due importanti principi guida. In primo luogo, ribadisce che la correzione errore materiale può essere utilizzata solo per rimediare a sviste palesi ed evidenti, non per contestare la corretta ricostruzione dei fatti processuali o per rimettere in discussione il merito della decisione. Un’errata identificazione delle parti che non corrisponde alla realtà degli atti non è un errore da correggere, ma una valutazione corretta del giudice.

In secondo luogo, consolida un principio cruciale sulle conseguenze del rigetto: la natura amministrativa del procedimento sterilizza le conseguenze economiche tipiche della soccombenza in un giudizio contenzioso. Chi presenta un’istanza di correzione che viene respinta non sarà condannato a pagare le spese legali alla controparte, né dovrà versare il doppio del contributo unificato. Questa interpretazione mira a non scoraggiare l’uso di uno strumento utile, pur delimitandone chiaramente l’ambito di applicazione.

Cosa si intende per errore materiale correggibile?
Un errore materiale è una svista puramente formale, come un errore di calcolo, di trascrizione o una dimenticanza evidente, che non incide sul contenuto logico e decisionale del provvedimento. Non è un errore di valutazione o di giudizio.

Se un’istanza di correzione di errore materiale viene rigettata, la parte che l’ha presentata deve pagare le spese legali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il procedimento di correzione ha natura amministrativa e non contenziosa. Pertanto, non si configura una situazione di soccombenza e non si procede alla liquidazione delle spese legali, anche se la controparte si è opposta all’istanza.

Il rigetto della richiesta di correzione comporta il raddoppio del contributo unificato?
No. Per le stesse ragioni per cui non è prevista la condanna alle spese, la natura non giurisdizionale del procedimento esclude che il rigetto dell’istanza obblighi l’istante a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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