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Correzione errore materiale: quando è dovuta?

Una società di servizi vince un ricorso in Cassazione, ma l’ordinanza include per errore la condanna al pagamento di un ulteriore contributo unificato, previsto solo per la parte soccombente. La Corte, con una successiva ordinanza, dispone la correzione errore materiale, eliminando la clausola errata. Viene chiarito che l’obbligo di versare un importo aggiuntivo del contributo scatta solo in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione, non in caso di accoglimento.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione Errore Materiale: La Cassazione Annulla il Contributo Unificato per la Parte Vittoriosa

L’ordinamento giuridico prevede strumenti per sanare le imprecisioni che possono verificarsi nella redazione dei provvedimenti giudiziari. Uno di questi è la correzione errore materiale, un istituto fondamentale per garantire la coerenza e la giustizia delle decisioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio della sua applicazione, specificando quando l’obbligo di versare un ulteriore contributo unificato non si applica alla parte che ha vinto il ricorso.

I Fatti di Causa

Una nota società di servizi aveva proposto ricorso per Cassazione contro una decisione della Corte di Appello. La Suprema Corte, con una prima ordinanza, accoglieva integralmente il ricorso della società, cassando la sentenza precedente e rigettando le domande introduttive del giudizio. In sostanza, la società risultava totalmente vittoriosa.

Tuttavia, nel dispositivo della stessa ordinanza, era stata inserita una clausola che attestava la sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte della società ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato. Questa disposizione, prevista dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002, è applicabile solo quando l’impugnazione viene respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile. Si era quindi verificato un palese errore: la parte vincitrice veniva gravata di un onere destinato alla parte soccombente.

La Procedura di Correzione Errore Materiale

Di fronte a questa evidente contraddizione, è stato attivato il procedimento di correzione errore materiale ai sensi dell’art. 287 del codice di procedura civile. Questo strumento consente di emendare errori che non incidono sulla sostanza della decisione, ma che riguardano aspetti formali o di calcolo. La Corte ha riconosciuto che il richiamo alla norma sul ‘raddoppio’ del contributo unificato era una statuizione accessoria e normativamente obbligata, la cui applicazione dipende da presupposti oggettivi.

Nel caso specifico, il presupposto (la soccombenza della ricorrente) era del tutto assente. Anzi, la società era risultata pienamente vittoriosa. L’inserimento della clausola era, quindi, un mero errore materiale, frutto di una svista, correggibile senza necessità di un nuovo giudizio di merito.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, con la nuova ordinanza, ha chiarito in modo inequivocabile le ragioni della correzione. I giudici hanno sottolineato che la società ricorrente era risultata totalmente vittoriosa, come si evinceva sia dalla motivazione che dal dispositivo della precedente decisione. Di conseguenza, non sussistevano i requisiti normativi per l’applicazione della disposizione sul versamento dell’ulteriore contributo unificato.

La norma in questione (art. 13, comma 1-quater, T.U. Spese di Giustizia) è chiara nel legare l’obbligo di pagamento all’esito negativo dell’impugnazione. Applicarla alla parte il cui ricorso è stato accolto costituisce un errore palese, che non intacca il percorso logico-giuridico che ha portato alla decisione di merito, ma che si risolve in una mera operazione tecnico-esecutiva errata. Per questi motivi, la Corte ha disposto l’eliminazione completa del periodo errato dal dispositivo dell’ordinanza precedente, ordinando alla cancelleria di annotare la correzione sull’originale del provvedimento.

Conclusioni

Questa vicenda processuale ribadisce un principio fondamentale: gli oneri processuali, come il raddoppio del contributo unificato, sono strettamente legati all’esito del giudizio e al principio di soccombenza. L’istituto della correzione errore materiale si dimostra uno strumento essenziale per ripristinare la correttezza formale dei provvedimenti, garantendo che le conseguenze patrimoniali di un giudizio siano conformi alla legge e alla decisione di merito. Per le parti in causa, ciò sottolinea l’importanza di un’attenta revisione dei provvedimenti giudiziari anche dopo la loro emissione, al fine di individuare e far correggere tempestivamente eventuali sviste che potrebbero generare obblighi ingiustificati.

Quando è possibile chiedere la correzione di un errore materiale in un’ordinanza?
È possibile quando l’errore non incide sul contenuto della decisione ma rappresenta una svista, un errore di calcolo o un’errata applicazione di una norma accessoria basata su presupposti oggettivi errati, come nel caso di specie, e la sua correzione richiede una mera operazione tecnica.

La parte che vince un ricorso in Cassazione deve pagare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce che l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato sorge solo per la parte la cui impugnazione è respinta integralmente o dichiarata inammissibile o improcedibile. La parte vittoriosa non è soggetta a tale onere.

Cosa accade dopo che la Corte dispone la correzione dell’errore materiale?
La Corte ordina che la correzione sia annotata, a cura della cancelleria, direttamente sull’originale del provvedimento giudiziario corretto. Inoltre, dispone che la nuova ordinanza di correzione sia comunicata a tutte le parti del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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