Correzione Errore Materiale: L’Ordinanza della Cassazione che Chiarisce Procedura e Spese
Un’ordinanza giudiziaria è un atto formale che deve essere preciso. Ma cosa succede se contiene un semplice errore di battitura, come un nome scritto male? La legge prevede uno strumento agile per risolvere queste sviste: la correzione errore materiale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ci offre un’occasione per approfondire questo istituto, chiarendo in particolare un aspetto fondamentale: la gestione delle spese legali.
I Fatti del Caso: Un Nome Sbagliato in un Atto Ufficiale
La vicenda nasce da una richiesta molto semplice. Un cittadino, assistito dal suo avvocato, si è accorto che il suo cognome era stato trascritto in modo errato nell’intestazione di una precedente ordinanza della Corte Suprema. Nello specifico, il cognome corretto era “Di Viccaro”, ma nel documento era stato riportato come “Di Vaccaro”.
Di fronte a questa evidente svista, il difensore ha presentato un’istanza alla stessa Corte per ottenere la correzione formale del provvedimento. La controparte, un Ente Pubblico, non si è costituita nel procedimento di correzione.
La Decisione della Corte: Accoglimento e Chiarimenti
La Corte di Cassazione ha accolto l’istanza, riconoscendo l’esistenza di un “evidente errore materiale”. Ha quindi disposto che nell’intestazione dell’ordinanza originale il nome errato fosse sostituito con quello corretto.
L’aspetto più interessante della decisione, però, non riguarda l’ovvia necessità di correggere il nome, ma la statuizione sulle spese processuali. La Corte ha stabilito che non vi era luogo a provvedere sulle spese, fornendo una spiegazione chiara e basata su consolidati principi giurisprudenziali.
La Natura Amministrativa della Correzione Errore Materiale
Il punto centrale della decisione risiede nella natura stessa del procedimento di correzione. La Corte spiega che questo tipo di procedura, disciplinata dall’art. 287 del Codice di Procedura Civile, non ha carattere contenzioso, ma “ordinatorio e sostanzialmente amministrativo”.
In altre parole, il suo scopo non è risolvere una disputa tra due parti per decidere chi ha ragione e chi ha torto, ma semplicemente emendare una svista materiale per ristabilire la correttezza formale di un atto. Di conseguenza, non si può parlare di una parte “vincitrice” e una “soccombente” (perdente), presupposto necessario, secondo l’art. 91 c.p.c., per poter condannare una delle parti al pagamento delle spese legali.
Le Motivazioni
Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra procedimento contenzioso e procedimento amministrativo. Un procedimento contenzioso è una vera e propria lite giudiziaria, dove le parti si scontrano su diritti e obblighi e il giudice determina una posizione di soccombenza. La procedura di correzione di errore materiale, invece, non ha questa finalità. È un intervento volto a garantire l’accuratezza e la coerenza degli atti giudiziari.
La Corte ha rafforzato questa interpretazione citando numerosi precedenti giurisprudenziali, anche delle Sezioni Unite, che confermano come la natura non contenziosa di questo procedimento impedisca qualsiasi pronuncia sulle spese. L’istanza di correzione, sia essa accolta o rigettata, non determina una posizione di vittoria o sconfitta in una controversia, ma si limita a gestire un aspetto puramente formale dell’atto.
Le Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio pratico di grande importanza per cittadini e avvocati. Se ci si accorge di un errore materiale in una sentenza o in un’ordinanza, è possibile attivare una procedura snella per chiederne la correzione senza il timore di incorrere in una condanna alle spese legali. La decisione della Cassazione conferma che l’obiettivo del legislatore è quello di facilitare l’emendamento di sviste formali, considerandolo un’attività di natura quasi amministrativa interna all’ufficio giudiziario, piuttosto che un nuovo capitolo di una battaglia legale. La Corte ha infine disposto che la correzione venisse annotata sull’originale del provvedimento, garantendo così la piena efficacia della rettifica.
Che cos’è un errore materiale in un provvedimento giudiziario?
È un errore di tipo formale, come un errore di battitura (es. un nome scritto male), di calcolo o una svista, che non incide sul contenuto logico e giuridico della decisione.
Se chiedo la correzione di un errore materiale, devo pagare le spese legali?
No, la Corte ha stabilito che la procedura di correzione ha natura amministrativa e non contenziosa. Pertanto, non si applica il principio della soccombenza e non vi è luogo a provvedere sulle spese processuali.
Come viene formalizzata la correzione dell’errore?
La Corte emette un’apposita ordinanza che dispone la correzione. Inoltre, stabilisce che la correzione debba essere annotata, a cura della cancelleria, direttamente sull’originale del provvedimento che conteneva l’errore.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. L Num. 1826 Anno 2025
Civile Ord. Sez. L Num. 1826 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: TRICOMI IRENE
Data pubblicazione: 25/01/2025
ORDINANZA PER CORREZIONE DI ERRORE MATERIALE
rappresentato e difeso dall’avv. NOME
Sul l’istanza di correzione di errore materiale proposta da: COGNOME NOME COGNOME con studio in ROMA, INDIRIZZO
ricorrente nei confronti di
COMUNE DI CASTELFORTE, in persona del Sindaco pro tempore intimato per la correzione dell ‘ ordinanza n. 21527 del 2024 della CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE di ROMA, depositata il 31 luglio 2024, R.G.N. 26934/2019.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 17/12/2024 dal Consigliere NOME COGNOME
RILEVATO
L’avv. NOME COGNOME nella qualità di difensore di COGNOME NOME, ha chiesto procedersi alla correzione dell’errore materiale presente nell’intestazione dell’ordinanza di questa Corte n. 21527 del 2024, pubblicata il 31 luglio 2024, con cui veniva definito il giudizio iscritto al reg. gen. civ. n. 26934 del 2019.
N ella predetta ordinanza alla pagina 1 si legge: ‘COGNOME NOME, elettivamente domiciliato in ROMA, INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato NOME COGNOME che lo rappresenta e difende;’
L ‘ordinanza è affetta da evidente errore materiale nella parte in cui viene riportato il nome del ricorrente, atteso che lo stesso si chiama COGNOME Angelo.
Il Comune di Castelforte a cui è stata comunicata la fissazione della adunanza camerale è rimasto intimato .
CONSIDERATO
In considerazione di quanto sopra l’istanza di correzione di errore materiale va accolta, disponendosi che nella intestazione della ordinanza di questa Corte n. 21527 del 2024, pubblicata in data 31 luglio 2024, sia corretto il nome del ricorrente sostituendosi al nome attualmente presente –COGNOME NOME -il nome corretto: DI COGNOME NOME
Non vi è luogo a provvedere sulle spese processuali non essendo la relativa pronuncia ammessa nel procedimento di correzione degli errori materiali di cui all’art. 287, c.p.c., perché la natura ordinatoria e sostanzialmente amministrativa del provvedimento che accoglie o rigetta l’istanza di correzione non consente di riconoscere la presenza dei presupposti richiesti dall’art. 91 c.p.c., che si riferiscono
ad un procedimento contenzioso idoneo a determinare una posizione di soccombenza (fra le tante: Cass. n. 28610 del 6 novembre 2019; Cass. 8 giugno 2023, n. 16221; Cass. n. 27449 del 2024, Cass., S.U., n. 29432 del 2024).
P.Q.M.
La Corte dispone che nella intestazione della ordinanza di questa Corte n. 21527 del 2024, pubblicata in data 31 luglio 2024, il nome del ricorrente sia corretto nel seguente modo: COGNOME NOME Dispone, altresì, che la correzione sia annotata, a cura della cancelleria, sull’originale della predetta ordinanza.
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio della Sezione Lavoro