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Correzione errore materiale: quando e come si fa

La Corte di Cassazione accoglie un’istanza di correzione errore materiale per un nome trascritto in modo errato in una precedente ordinanza. La decisione chiarisce che tale procedura ha natura amministrativa e, pertanto, non comporta la condanna al pagamento delle spese legali, non essendoci una parte vincitrice o perdente.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione Errore Materiale: L’Ordinanza della Cassazione che Chiarisce Procedura e Spese

Un’ordinanza giudiziaria è un atto formale che deve essere preciso. Ma cosa succede se contiene un semplice errore di battitura, come un nome scritto male? La legge prevede uno strumento agile per risolvere queste sviste: la correzione errore materiale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ci offre un’occasione per approfondire questo istituto, chiarendo in particolare un aspetto fondamentale: la gestione delle spese legali.

I Fatti del Caso: Un Nome Sbagliato in un Atto Ufficiale

La vicenda nasce da una richiesta molto semplice. Un cittadino, assistito dal suo avvocato, si è accorto che il suo cognome era stato trascritto in modo errato nell’intestazione di una precedente ordinanza della Corte Suprema. Nello specifico, il cognome corretto era “Di Viccaro”, ma nel documento era stato riportato come “Di Vaccaro”.

Di fronte a questa evidente svista, il difensore ha presentato un’istanza alla stessa Corte per ottenere la correzione formale del provvedimento. La controparte, un Ente Pubblico, non si è costituita nel procedimento di correzione.

La Decisione della Corte: Accoglimento e Chiarimenti

La Corte di Cassazione ha accolto l’istanza, riconoscendo l’esistenza di un “evidente errore materiale”. Ha quindi disposto che nell’intestazione dell’ordinanza originale il nome errato fosse sostituito con quello corretto.

L’aspetto più interessante della decisione, però, non riguarda l’ovvia necessità di correggere il nome, ma la statuizione sulle spese processuali. La Corte ha stabilito che non vi era luogo a provvedere sulle spese, fornendo una spiegazione chiara e basata su consolidati principi giurisprudenziali.

La Natura Amministrativa della Correzione Errore Materiale

Il punto centrale della decisione risiede nella natura stessa del procedimento di correzione. La Corte spiega che questo tipo di procedura, disciplinata dall’art. 287 del Codice di Procedura Civile, non ha carattere contenzioso, ma “ordinatorio e sostanzialmente amministrativo”.

In altre parole, il suo scopo non è risolvere una disputa tra due parti per decidere chi ha ragione e chi ha torto, ma semplicemente emendare una svista materiale per ristabilire la correttezza formale di un atto. Di conseguenza, non si può parlare di una parte “vincitrice” e una “soccombente” (perdente), presupposto necessario, secondo l’art. 91 c.p.c., per poter condannare una delle parti al pagamento delle spese legali.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra procedimento contenzioso e procedimento amministrativo. Un procedimento contenzioso è una vera e propria lite giudiziaria, dove le parti si scontrano su diritti e obblighi e il giudice determina una posizione di soccombenza. La procedura di correzione di errore materiale, invece, non ha questa finalità. È un intervento volto a garantire l’accuratezza e la coerenza degli atti giudiziari.

La Corte ha rafforzato questa interpretazione citando numerosi precedenti giurisprudenziali, anche delle Sezioni Unite, che confermano come la natura non contenziosa di questo procedimento impedisca qualsiasi pronuncia sulle spese. L’istanza di correzione, sia essa accolta o rigettata, non determina una posizione di vittoria o sconfitta in una controversia, ma si limita a gestire un aspetto puramente formale dell’atto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio pratico di grande importanza per cittadini e avvocati. Se ci si accorge di un errore materiale in una sentenza o in un’ordinanza, è possibile attivare una procedura snella per chiederne la correzione senza il timore di incorrere in una condanna alle spese legali. La decisione della Cassazione conferma che l’obiettivo del legislatore è quello di facilitare l’emendamento di sviste formali, considerandolo un’attività di natura quasi amministrativa interna all’ufficio giudiziario, piuttosto che un nuovo capitolo di una battaglia legale. La Corte ha infine disposto che la correzione venisse annotata sull’originale del provvedimento, garantendo così la piena efficacia della rettifica.

Che cos’è un errore materiale in un provvedimento giudiziario?
È un errore di tipo formale, come un errore di battitura (es. un nome scritto male), di calcolo o una svista, che non incide sul contenuto logico e giuridico della decisione.

Se chiedo la correzione di un errore materiale, devo pagare le spese legali?
No, la Corte ha stabilito che la procedura di correzione ha natura amministrativa e non contenziosa. Pertanto, non si applica il principio della soccombenza e non vi è luogo a provvedere sulle spese processuali.

Come viene formalizzata la correzione dell’errore?
La Corte emette un’apposita ordinanza che dispone la correzione. Inoltre, stabilisce che la correzione debba essere annotata, a cura della cancelleria, direttamente sull’originale del provvedimento che conteneva l’errore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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