Correzione Errore Materiale: Quando un Numero Fa la Differenza
Nel mondo del diritto, la precisione è tutto. Ogni parola, ogni virgola e, come dimostra un recente caso, ogni numero in un atto giudiziario ha un peso specifico. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per approfondire il tema della correzione errore materiale, un meccanismo fondamentale per garantire la certezza e la correttezza formale delle decisioni giudiziarie senza doverne alterare la sostanza.
Il Caso: Un Errore nella Denominazione Sociale
La vicenda trae origine da un ricorso presentato da una società di cartolarizzazione contro il fallimento di un’altra società. Dopo l’emissione di un’ordinanza da parte della Corte di Cassazione, la società ricorrente si è accorta di un piccolo ma significativo errore: la sua denominazione sociale era stata trascritta in modo incompleto. In particolare, era stato omesso un numero che faceva parte integrante del nome dell’azienda.
Di fronte a questa svista, la società ha presentato un’istanza alla stessa Corte per chiedere la correzione errore materiale del provvedimento, ai sensi del codice di procedura civile.
L’importanza della Corretta Identificazione delle Parti
L’esatta indicazione delle parti in un giudizio è un requisito essenziale. Un errore nella denominazione sociale, anche se apparentemente di poco conto, può generare incertezze sull’effettiva titolarità dei diritti e degli obblighi derivanti dalla decisione, con possibili complicazioni nella fase esecutiva del provvedimento. Per questo motivo, il legislatore ha previsto uno strumento agile per porre rimedio a tali imprecisioni.
La Procedura di Correzione Errore Materiale
L’articolo 287 del codice di procedura civile disciplina proprio la procedura di correzione delle sentenze e delle ordinanze. Questo istituto permette di rettificare, su istanza di parte o anche d’ufficio, gli errori materiali o di calcolo senza dover ricorrere ai mezzi di impugnazione ordinari, che sono più complessi e lunghi.
La ratio della norma è chiara: sanare le sviste che non intaccano il contenuto logico-giuridico della decisione, ma che riguardano esclusivamente la sua manifestazione esteriore. In questo modo si salvaguarda sia l’efficienza della giustizia sia la stabilità del provvedimento.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte di Cassazione, esaminata l’istanza, ha ritenuto che nel caso di specie sussistesse effettivamente l’errore materiale denunciato. Le motivazioni sono state concise e dirette: il provvedimento originale indicava la ricorrente con una denominazione inesatta, mentre avrebbe dovuto riportare quella corretta e completa, come richiesto dalla società. La Corte ha constatato che si trattava di una palese svista, un mero errore di trascrizione che non alterava in alcun modo il percorso logico-decisionale seguito nell’ordinanza precedente.
Conclusioni: L’Efficienza al Servizio della Giustizia
L’ordinanza in esame, pur nella sua semplicità, è emblematica dell’importanza del principio di economia processuale. La procedura di correzione errore materiale si conferma uno strumento prezioso che consente di emendare rapidamente gli atti giudiziari da imprecisioni formali, assicurando la loro piena conformità alla realtà e prevenendo future contestazioni. La decisione ribadisce che l’attenzione ai dettagli è una componente irrinunciabile dell’amministrazione della giustizia, garantendo certezza e chiarezza nei rapporti giuridici definiti da una pronuncia del giudice.
Che cos’è un errore materiale in un provvedimento giudiziario?
È una svista puramente formale, come un errore di battitura, di calcolo o di trascrizione, che non influisce sul contenuto e sulla logica della decisione del giudice.
Come si può correggere un errore materiale?
Si può correggere attraverso una procedura specifica e semplificata, prevista dagli articoli 287 e 391-bis del codice di procedura civile, presentando un’istanza allo stesso giudice che ha emesso il provvedimento, senza la necessità di un’impugnazione.
Quale errore specifico è stato corretto in questo caso?
Nel caso analizzato, la Corte ha corretto l’errata indicazione della denominazione sociale della società ricorrente, che era stata trascritta in modo incompleto in una precedente ordinanza.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 1 Num. 15134 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 1 Num. 15134 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 29/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso 22541-2023 proposto da:
FINO 2 RAGIONE_SOCIALE, in persona della mandataria RAGIONE_SOCIALE, già RAGIONE_SOCIALE, rappresentata e difesa dall ‘ AVV_NOTAIO;
– ricorrente –
contro
FALLIMENTO SOCIETÀ RAGIONE_SOCIALE DI DOTTI DOROTEA IN LIQUIDAZIONE;
– intimata – letto il ricorso con il quale la RAGIONE_SOCIALE ha chiesto la correzione dell’errore materiale contenuto nell’ordinanza n. 12877/2023, pronunciata da questa Corte in data 6/3.11/5/2023;
ritenuto che effettivamente sussiste nell’ordinanza sopra indicata il denunciato errore materiale, lì dove la stessa indica la ricorrente come ‘ RAGIONE_SOCIALE ‘ an ziché, come avrebbe invece dovuto, ‘ RAGIONE_SOCIALE ‘;
letti gli artt. 391 bis e 287 c.p.c.;
La Corte così provvede: dispone la correzione dell’errore materiale contenuto nell’ordinanza indicata in premessa nelle parti in cui la stessa indica la ricorrente come ‘ RAGIONE_SOCIALE ‘ anziché come ‘ RAGIONE_SOCIALE ‘
Manda alla cancelleria per i provvedimenti di rito.
Così deciso a Roma, nella Camera di Consiglio della Prima