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Correzione errore materiale: l’avvocato si difende

Un avvocato ha richiesto con successo alla Corte di Cassazione la correzione di un errore materiale in un’ordinanza. Il provvedimento indicava erroneamente che egli difendeva 21 persone, mentre in realtà ne assisteva solo una. La Corte ha accolto l’istanza, riconoscendo l’interesse personale del legale a veder rettificata la sua posizione professionale.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione Errore Materiale: Quando l’Avvocato Agisce per Tutelare Se Stesso

L’accuratezza negli atti giudiziari è un pilastro fondamentale del sistema legale. Tuttavia, può capitare che un provvedimento contenga delle sviste. In questi casi, la legge prevede un apposito rimedio: la correzione errore materiale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina un aspetto particolare di questa procedura, chiarendo quando un avvocato può agire in proprio nome per rettificare un’inesattezza che lo riguarda direttamente.

I Fatti del Caso

Un avvocato si è rivolto alla Corte di Cassazione per chiedere la correzione di un’ordinanza precedentemente emessa. Il problema risiedeva nell’epigrafe del provvedimento, ovvero la sua parte iniziale, dove si elencano le parti e i loro difensori. Secondo quanto riportato erroneamente, il legale risultava difensore di ventuno persone in un ricorso riunito.

In realtà, l’avvocato aveva assunto la difesa di un solo cliente, mentre gli altri venti erano assistiti da un altro collega. L’errore, seppur puramente formale, attribuiva al professionista una difesa che non aveva mai svolto, con tutte le potenziali implicazioni in termini di responsabilità professionale. Per questo motivo, il legale ha deciso di presentare un’istanza di correzione in proprio, per tutelare la sua posizione.

La Procedura di Correzione Errore Materiale e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Ha quindi disposto la modifica dell’ordinanza originale, sostituendo la frase errata con quella corretta, che specificava chiaramente come i venti ricorrenti fossero difesi dall’altro avvocato, ad eccezione del singolo cliente assistito dal ricorrente.

La Corte ha ordinato alla Cancelleria di procedere con le modifiche necessarie, assicurando che il fascicolo informatico contenesse la versione emendata del provvedimento. È stato inoltre chiarito che, data la natura amministrativa e non giurisdizionale del procedimento di correzione, non era previsto alcun provvedimento sulle spese legali.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si basa su due principi cardine.

In primo luogo, i giudici hanno affermato la piena legittimazione dell’avvocato a proporre l’istanza in proprio. L’errore non danneggiava il cliente, ma direttamente il professionista. Essere indicato come difensore di parti mai assistite costituisce un interesse personale e concreto del legale a ottenere una rettifica. Questo interesse risiede, ad esempio, nell’evitare future contestazioni di responsabilità professionale da parte di soggetti con cui non ha mai avuto un mandato.

In secondo luogo, per accertare la fondatezza della richiesta, la Corte ha proceduto all'”esame diretto degli atti”. Nonostante il sistema informatico della Cancelleria riportasse l’informazione errata, i giudici hanno verificato il documento originale del ricorso. In tale atto era chiaramente specificato che i venti ricorrenti erano “tutti difesi” dall’altro legale. Questa prova documentale diretta ha prevalso sull’informazione presente nel sistema informatico, dimostrando in modo inequivocabile l’errore materiale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. La prima è che un professionista ha il diritto, e persino il dovere, di attivarsi per correggere inesattezze che riguardano il suo operato negli atti giudiziari, anche quando l’errore non lede gli interessi del cliente. La tutela della propria immagine e posizione professionale è un interesse autonomo meritevole di protezione. La seconda è la conferma della prevalenza della prova documentale cartacea o digitale originale rispetto alle risultanze dei sistemi informatici di cancelleria, che possono contenere imprecisioni. La precisione formale è essenziale per la certezza del diritto e la corretta amministrazione della giustizia.

Un avvocato può chiedere la correzione di un errore materiale per un interesse proprio e non del suo cliente?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’avvocato è legittimato a proporre in proprio l’istanza di correzione se l’errore lede un suo interesse personale, come quello di non essere indicato quale difensore di parti che in realtà non assisteva, al fine di evitare potenziali contestazioni di responsabilità professionale.

Cosa succede se un’ordinanza del tribunale contiene un errore sul nome del difensore di una parte?
È possibile chiedere la correzione dell’errore materiale. La Corte, esaminando gli atti originali del procedimento, può accertare l’errore e ordinare alla Cancelleria di modificare il provvedimento, sostituendo la parte errata con quella corretta.

In un procedimento di correzione di errore materiale, chi paga le spese legali?
Di norma, non viene emesso alcun provvedimento sulle spese. La Corte ha chiarito che il procedimento di correzione degli errori materiali ha natura amministrativa e non giurisdizionale, pertanto non si applica la regola della soccombenza per la condanna alle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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