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Correzione errore materiale: la guida completa

Una società immobiliare ha richiesto alla Corte di Cassazione la correzione di un errore materiale in una precedente ordinanza, dove la sua denominazione sociale era stata indicata in modo errato. La Corte ha accolto la richiesta, ordinando la rettifica del nome sia nell’intestazione che nel corpo del provvedimento. La decisione chiarisce che la procedura di correzione errore materiale è applicabile per sviste palesi che non incidono sulla sostanza della decisione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione errore materiale: cosa succede se il nome di una parte è sbagliato?

La precisione negli atti giudiziari è fondamentale, ma cosa accade quando si verifica una svista? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come funziona la procedura di correzione errore materiale, un meccanismo essenziale per garantire l’accuratezza formale delle decisioni senza dover riaprire l’intero processo. Questo caso riguarda una società il cui nome era stato trascritto in modo errato in un precedente provvedimento.

I fatti del caso

Una società immobiliare si è rivolta alla Suprema Corte per segnalare un’inesattezza in un’ordinanza emessa qualche mese prima. Nello specifico, la denominazione sociale dell’azienda era stata indicata in modo errato sia nell’intestazione dell’atto che nel corpo del testo. La società ha quindi richiesto l’attivazione della procedura di correzione, sostenendo che si trattasse di un mero errore di trascrizione.

La procedura di correzione errore materiale

Il procedimento di correzione di un errore materiale è uno strumento agile previsto dal codice di procedura. Esso permette al giudice che ha emesso il provvedimento di rettificare, su istanza di parte o d’ufficio, quegli errori che non incidono sul contenuto decisionale della sentenza o dell’ordinanza. Si tratta tipicamente di errori di calcolo, omissioni o indicazioni palesemente sbagliate, come nel caso di specie, un nome errato.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la richiesta della società. I giudici hanno stabilito che l’inesatta indicazione della denominazione sociale costituiva un palese e semplice errore materiale, correggibile senza alcuna formalità complessa. La Corte ha specificato che l’errore non alterava in alcun modo il ragionamento giuridico né la decisione finale del precedente provvedimento. Di conseguenza, si è trattato semplicemente di sostituire la denominazione errata con quella corretta. La Corte ha quindi disposto che la correzione venisse eseguita direttamente, ordinando alla cancelleria di annotare la rettifica sull’originale dell’ordinanza.

Conclusioni: l’importanza della precisione e dei rimedi procedurali

Questa vicenda sottolinea due aspetti importanti. In primo luogo, l’importanza della precisione formale negli atti giudiziari, poiché anche un semplice errore di denominazione può creare incertezza. In secondo luogo, evidenzia l’utilità della procedura di correzione errore materiale come rimedio efficace e rapido per sanare queste sviste senza appesantire il sistema giudiziario. Per le parti coinvolte, è un’importante garanzia che consente di ottenere documenti giudiziari formalmente perfetti, essenziali per la loro successiva esecuzione.

Cos’è un errore materiale secondo la Corte?
È un mero errore, come una denominazione errata di una società, che può essere corretto senza formalità quando non influisce sulla motivazione o sul contenuto della decisione.

Qual era l’errore specifico nel caso analizzato?
La denominazione sociale di una società era stata riportata in modo scorretto sia nell’intestazione che nel corpo di una precedente ordinanza della Corte.

Come ha agito la Corte per risolvere il problema?
La Corte ha emesso una nuova ordinanza disponendo la correzione dell’errore, ordinando di sostituire la denominazione sbagliata con quella corretta e di annotare tale modifica sull’originale del provvedimento a cura della cancelleria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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