Correzione Errore Materiale: Quando e Come la Cassazione Interviene
Nel percorso della giustizia, la precisione è fondamentale. Tuttavia, anche negli atti giudiziari più importanti può insinuarsi un errore. In questi casi, la legge prevede uno strumento specifico: la correzione errore materiale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un esempio pratico di come questo istituto garantisca la coerenza e la correttezza delle decisioni. Analizziamo insieme il caso per capire il funzionamento di questo importante meccanismo processuale.
I Fatti del Caso: Una Cifra Sbagliata in Ordinanza
La vicenda ha origine da un ricorso presentato da un noto Istituto Bancario S.p.A. contro una precedente ordinanza della stessa Corte di Cassazione. L’istituto lamentava la presenza di un palese errore materiale nel testo del provvedimento.
Nello specifico, l’ordinanza indicava erroneamente un importo liquidato in € 378.219,56. Tale cifra, però, non corrispondeva a quella stabilita nella sentenza della Corte d’Appello oggetto del ricorso, la quale aveva fissato la somma dovuta in € 327.408,52. Quest’ultimo importo era stato correttamente menzionato sia nel dispositivo della sentenza di secondo grado sia nella parte narrativa della stessa ordinanza della Cassazione. L’errore era dunque circoscritto a un refuso numerico in alcune parti del provvedimento da correggere.
La Decisione della Corte: La Rettifica dell’Errore
La Corte di Cassazione, esaminata la richiesta, ha accolto pienamente l’istanza di correzione. I giudici hanno disposto che, ovunque nel testo della precedente ordinanza (in particolare alle pagine 3 e 4) fosse presente la cifra errata «378.219,56», questa dovesse intendersi sostituita con la cifra corretta «327.408,52». La Cancelleria è stata quindi incaricata di eseguire materialmente la modifica e di procedere con gli adempimenti conseguenti.
Le Motivazioni della Correzione Errore Materiale
La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando come l’errore fosse palese e riconoscibile ictu oculi, ovvero a colpo d’occhio, semplicemente confrontando gli atti del processo. La sentenza della Corte d’Appello, infatti, indicava in modo inequivocabile, sia nella parte motiva che nel dispositivo, l’importo corretto di € 327.408,52 come sorte capitale che l’istituto bancario, in solido con un altro soggetto, era stato condannato a versare.
I giudici hanno chiarito che l’importo errato di € 378.219,56 si riferiva invece alla condanna emessa in primo grado, che era stata poi riformata in appello. L’errore commesso dalla Cassazione era quindi una mera svista di trascrizione, che non alterava il percorso logico-giuridico della decisione ma necessitava di essere rettificata per evitare incertezze e garantire la piena conformità dell’atto alla volontà del giudice.
Conclusioni: L’Importanza della Precisione negli Atti Giudiziari
Questo caso sottolinea l’importanza dello strumento della correzione errore materiale nel sistema processuale. Esso consente di emendare rapidamente sviste e refusi che, se non corretti, potrebbero generare ambiguità e complicazioni nella fase esecutiva di una decisione.
La procedura assicura che il contenuto dell’atto giudiziario rispecchi fedelmente la volontà del collegio giudicante, preservando così i principi di certezza del diritto e di corretta amministrazione della giustizia. Per le parti coinvolte, significa poter contare su provvedimenti chiari e privi di imprecisioni formali, essenziali per la tutela dei propri diritti.
Cos’è un errore materiale e come si distingue da un errore di giudizio?
L’errore materiale è una svista puramente formale (es. un errore di calcolo o di trascrizione) che emerge ‘ictu oculi’ dagli atti e non incide sulla formazione della volontà del giudice. Si distingue dall’errore di giudizio, che riguarda invece un’errata valutazione giuridica o fattuale e può essere contestato solo tramite impugnazione.
Qual era l’errore specifico oggetto della correzione in questo caso?
L’errore consisteva nell’aver indicato nell’ordinanza della Cassazione l’importo di € 378.219,56, che corrispondeva alla condanna di primo grado, anziché l’importo corretto di € 327.408,52, stabilito dalla sentenza di appello che aveva riformato la precedente decisione.
Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte ha accolto il ricorso e ha disposto la correzione della sua precedente ordinanza, ordinando che la cifra errata venisse sostituita con quella corretta in ogni punto del provvedimento in cui compariva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 1 Num. 18481 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 1 Num. 18481 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 05/07/2024
COGNOME NOME
COGNOME NOME
– intimato – avverso l ‘ordinanza della Corte di cassazione n. 22816/2023, depositata il 17 luglio 2023.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 6 giugno 2024 dal Consigliere NOME COGNOME;
RILEVATO CHE:
la RAGIONE_SOCIALE chiede procedersi alla correzione
Oggetto: correzione errore materiale
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 20360/2023 R.G. proposto da RAGIONE_SOCIALE, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa dall’AVV_NOTAIO, con domicilio eletto presso il suo studio, sito in Messina, INDIRIZZO
– ricorrente –
contro
– intimato –
dell’errore materiale contenuto nell’ordinanza di questa Corte n. 22816/2023 del 17 luglio 2023 nella parte in cui, alle pagine 3 e 4, indica l’importo liquidato nella impugnata sentenza di Corte di appello di Messina del 16 luglio 2018, n. 697/2018, in euro 378.219,56, anziché in euro 327.408,52;
CONSIDERATO CHE:
– il dedotto errore emerge ictu oculi dagli atti, atteso che nella sentenza di appello impugnata è inequivocabilmente indicato, sia in parte motiva, sia nel dispositivo, l ‘importo di euro 327.408,52 quale sorte capitale cui la banca ricorrente, in solido con COGNOME NOMENOME era stata condannata a versare in favore di COGNOME NOME NOME NOME analoga indicazione è presente anche n ella narrativa dell’ordinanza in oggetto, mentre il diverso importo di euro 378.219,56 è riferito unicamente alla sorte capitale oggetto della statuizione di condanna emessa dal giudice di primo grado, riformata in appello nei sensi riferiti
P.Q.M.
La Corte dispone che, a correzione dell’ordinanza di questa Corte n. 22816/2023 del 17 luglio 2023, laddove, alle pag. 3, penultimo capoverso, e 4, penultimo capoverso, si legge «378.219,56» deve leggersi «327.408,52».
Manda alla Cancelleria per i provvedimenti conseguenti. Così deciso in Rom a, nell’adunanza camerale del 6 giugno 2024.