LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Copie informatiche e attestazione di conformità

Una dirigente scolastica, trasferita per incompatibilità ambientale, ha impugnato il provvedimento fino in Cassazione. La Corte ha rigettato il ricorso, cogliendo l’occasione per chiarire un punto cruciale del processo telematico: il valore delle copie informatiche di documenti analogici. È stato stabilito che per i documenti probatori non è necessaria l’attestazione di conformità dell’avvocato, richiesta invece per gli atti processuali. Per contestare una copia, non basta una generica affermazione, ma è necessario un disconoscimento specifico ai sensi dell’art. 2719 c.c.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Copie Informatiche: Quando Serve l’Attestazione di Conformità? La Cassazione Fa Chiarezza

Con la digitalizzazione del processo, la gestione dei documenti è cambiata radicalmente. Ma quale valore hanno le copie informatiche di vecchi documenti cartacei? È sempre necessaria l’attestazione di conformità di un avvocato? A queste domande ha risposto la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, la n. 26200 del 2024, che fa luce su un aspetto fondamentale della procedura civile telematica, partendo da un caso di trasferimento d’ufficio di una dipendente pubblica.

I Fatti del Caso: Un Trasferimento d’Ufficio Contestato

La vicenda ha origine dalla decisione del Ministero dell’Istruzione (MIUR) di trasferire una dirigente scolastica da un istituto comprensivo ad un altro. La causa del trasferimento era una presunta “incompatibilità ambientale”, ovvero una situazione di conflitto e tensione che, secondo l’amministrazione, comprometteva il sereno svolgimento delle attività scolastiche. La dirigente ha impugnato il provvedimento, ritenendolo illegittimo. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le sue richieste, confermando la validità del trasferimento.

La lavoratrice non si è arresa e ha presentato ricorso in Cassazione. Tra i vari motivi, ha sollevato una questione di cruciale importanza pratica: la validità dei documenti prodotti in giudizio dal Ministero. Tali documenti, originariamente cartacei, erano stati depositati telematicamente come copie informatiche, ma senza che l’avvocatura dello Stato ne attestasse formalmente la conformità agli originali.

La Questione delle Copie Informatiche e la Difesa della Ricorrente

Secondo la tesi della dirigente, l’assenza di tale attestazione avrebbe reso i documenti inutilizzabili. La sua difesa sosteneva che le regole del Processo Civile Telematico (PCT) avrebbero dovuto prevalere sulle norme generali del Codice Civile, imponendo quindi una certificazione di conformità per qualsiasi copia depositata in formato digitale. Questa argomentazione metteva in discussione le fondamenta probatorie su cui si basava la decisione dei giudici di merito.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata e chiarificatrice sulla disciplina delle copie informatiche.

Distinzione tra Atti Processuali e Documenti Probatori

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra due categorie di documenti:

1. Atti processuali: Sono gli atti creati specificamente per il processo (es. citazioni, ricorsi, memorie, ma anche sentenze e ordinanze). Per questi, l’art. 16-decies del D.L. n. 179/2012 richiede esplicitamente l’attestazione di conformità quando la loro copia informatica viene depositata telematicamente.
2. Documenti probatori: Sono documenti preesistenti al processo, utilizzati per dimostrare i fatti di causa (es. contratti, fatture, lettere, relazioni).

La Corte ha stabilito che per questa seconda categoria non si applicano le rigide regole del PCT, ma le norme ordinarie del Codice Civile, in particolare l’articolo 2719 c.c.

Il Disconoscimento Specifico secondo l’Art. 2719 c.c.

L’art. 2719 c.c. stabilisce che le copie fotografiche (e, per estensione, quelle informatiche) hanno la stessa efficacia probatoria dell’originale, a meno che la loro conformità non venga espressamente disconosciuta. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il disconoscimento non può essere generico o una clausola di stile. La parte che contesta la copia deve farlo “mediante una dichiarazione che evidenzi in modo chiaro e univoco sia il documento che si intende contestare sia gli aspetti differenziali di quello prodotto rispetto all’originale”.

Inoltre, a differenza del disconoscimento di una scrittura privata (che, se non verificata, ne preclude l’uso), la contestazione della conformità di una copia non impedisce al giudice di valutarla. Il giudice, infatti, può accertare la conformità della copia all’originale anche con altri mezzi, incluse le presunzioni.

Le Conclusioni: Principi di Diritto e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza si conclude enunciando due principi di diritto fondamentali:

1. Il disconoscimento della conformità di una copia informatica di un documento analogico è regolato dall’art. 2719 c.c. e non dalle norme del processo telematico. Deve essere specifico e motivato, e non preclude al giudice la possibilità di accertarne la conformità.
2. L’attestazione di conformità resa dal difensore è richiesta solo per le copie informatiche di atti processuali, non per gli altri documenti prodotti in giudizio per provare o negare i fatti di causa.

Questa sentenza offre un’importante guida per gli operatori del diritto. Semplifica la produzione di prove documentali nel processo telematico, evitando un onere (quello dell’attestazione sistematica) non previsto dalla legge per i documenti probatori. Al contempo, responsabilizza la parte che intende contestare una copia, richiedendole uno sforzo di specificità e chiarezza, a garanzia di un processo più celere ed efficiente.

È sempre necessaria l’attestazione di conformità dell’avvocato per le copie informatiche di documenti depositate in un processo?
No. L’ordinanza chiarisce che l’attestazione di conformità è richiesta per le copie informatiche di atti processuali di parte o del giudice (es. ricorsi, sentenze). Per i documenti probatori (es. contratti, lettere, relazioni) depositati come copie informatiche, si applicano le regole generali del Codice Civile, che non impongono tale obbligo.

Come si contesta efficacemente la conformità di una copia informatica a un originale cartaceo?
Non è sufficiente una contestazione generica o una formula di stile. Secondo la Corte, il disconoscimento, per essere efficace, deve essere specifico: la parte deve indicare chiaramente quale documento contesta e quali sono le presunte differenze o difformità rispetto all’originale.

Se una parte disconosce la conformità di una copia, il giudice può comunque utilizzarla come prova?
Sì. A differenza del disconoscimento della firma su una scrittura privata, la contestazione della conformità di una copia non ne impedisce automaticamente l’utilizzo. Il giudice mantiene il potere di accertare se la copia sia fedele all’originale, utilizzando altri mezzi di prova, comprese le presunzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati