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Copia conforme decreto espulsione: validità e oneri

Un cittadino straniero ha impugnato un decreto di espulsione, contestando la validità della copia conforme notificata. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile non per il merito della questione, ma per una ragione processuale decisiva: il ricorrente non ha depositato agli atti il documento contestato, impedendo alla Corte di valutarne la conformità. La decisione sottolinea l’importanza dell’onere di produrre in giudizio i documenti su cui si fonda l’impugnazione, anche in tema di copia conforme decreto espulsione.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Copia Conforme Decreto Espulsione: Inammissibile il Ricorso Senza la Produzione del Documento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2383/2024, ha affrontato un caso relativo alla validità di una copia conforme decreto espulsione, fornendo chiarimenti cruciali non tanto sulla sostanza della certificazione, quanto sugli oneri processuali a carico di chi la contesta. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per poter discutere della validità di un documento in sede di legittimità, è indispensabile che tale documento sia stato correttamente prodotto in giudizio.

I Fatti di Causa

Un cittadino straniero veniva raggiunto da un decreto di espulsione emesso dalla Prefettura. Avverso tale provvedimento, proponeva opposizione dinanzi al Giudice di Pace, il quale la rigettava. L’interessato decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, articolando tre motivi di censura. Il fulcro della sua difesa si basava sulla presunta nullità del documento notificatogli, ovvero la copia del decreto prefettizio. Secondo il ricorrente, la copia era invalida perché l’attestazione di conformità, apposta da un funzionario della Questura, era irregolare. In particolare, si lamentava che non fossero indicati nome, grado e qualifica del soggetto che aveva certificato la conformità e che il timbro fosse illeggibile.

L’Analisi della Corte sulla Copia Conforme Decreto Espulsione

Il ricorrente basava le sue doglianze sulla violazione dell’art. 18 del d.P.R. 445/2000, che stabilisce rigidi requisiti per l’autenticazione delle copie analogiche. La Corte, pur non entrando nel merito per le ragioni che vedremo, ha colto l’occasione per distinguere la disciplina applicabile.

Ha chiarito che, quando si tratta di una copia analogica di un documento informatico (come un provvedimento firmato digitalmente), la normativa di riferimento è l’art. 23 del D.Lgs. 82/2005 (Codice dell’Amministrazione Digitale). Questa norma prevede requisiti meno stringenti rispetto al passato. In particolare, richiede che un pubblico ufficiale attesti la «conformità all’originale in tutte le sue componenti», ma non impone espressamente altri dettagli formali come la sottoscrizione di ogni pagina, richiesti invece dalla vecchia normativa per i documenti puramente analogici.

Questa distinzione è fondamentale, poiché adegua le regole di certificazione alla realtà dei documenti digitali, semplificando le procedure.

Le Motivazioni della Decisione

Nonostante le interessanti riflessioni sul diritto, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per una ragione puramente processuale. Il ricorrente, pur contestando la regolarità della copia conforme, non ha prodotto tale documento nel giudizio di cassazione. L’art. 369, comma 1, n. 4, del codice di procedura civile impone alla parte che ricorre in Cassazione l’onere di depositare, a pena di inammissibilità, i documenti sui quali il ricorso si fonda.

La Corte ha specificato che questo onere è essenziale quando la questione verte proprio sulla valutazione di un documento. Senza avere a disposizione l’atto contestato, i giudici non possono in alcun modo verificare la fondatezza delle censure (ad esempio, se il timbro era davvero illeggibile o se mancavano le indicazioni del funzionario).

È stato inoltre precisato che non è sufficiente inserire una riproduzione del documento all’interno del file del ricorso digitale. Tale inclusione serve a garantire la specificità dei motivi di ricorso (come richiesto dall’art. 366 c.p.c.), ma non sostituisce la produzione formale del documento come atto separato, necessaria per consentirne un autonomo esame da parte del Collegio.

Le Conclusioni

L’ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. La prima è di natura strettamente processuale: chiunque intenda contestare in Cassazione la validità formale di un documento ha il preciso onere di depositarlo ritualmente, altrimenti il ricorso sarà dichiarato inammissibile senza neanche entrare nel merito. La seconda riguarda il diritto sostanziale: la normativa sulla copia conforme decreto espulsione, se originato da un atto informatico, è quella più moderna e snella del Codice dell’Amministrazione Digitale, che si concentra sulla sostanza della conformità piuttosto che su un eccessivo formalismo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente non ha depositato nel giudizio di cassazione il documento specifico che contestava, ovvero la copia conforme del decreto di espulsione. Questo adempimento è richiesto a pena di inammissibilità dall’art. 369, comma 1, n. 4, del codice di procedura civile.

Quali sono i requisiti per una valida copia conforme di un documento digitale?
Secondo la Corte, la normativa di riferimento è l’art. 23 del D.Lgs. 82/2005. Per una copia analogica di un documento informatico, è sufficiente che un pubblico ufficiale attesti la sua ‘conformità all’originale in tutte le sue componenti’, senza che siano espressamente richiesti i più rigidi formalismi previsti per i documenti interamente analogici.

È sufficiente allegare un’immagine del documento al ricorso digitale per assolverne l’onere di produzione?
No. La Corte ha chiarito che l’inserimento del documento nel corpo del ricorso digitale serve a soddisfare il requisito di specificità dei motivi (art. 366 c.p.c.), ma non sostituisce l’onere della produzione formale del documento come atto a sé stante, necessario per permettere alla Corte un esame autonomo e completo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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