Copia Autentica Sentenza: La Cassazione Fa Chiarezza sul Deposito Telematico
Il processo civile telematico continua a sollevare interrogativi cruciali che mettono alla prova avvocati e giudici. Uno dei temi più dibattuti riguarda i requisiti formali per il deposito degli atti, in particolare la validità di una copia autentica sentenza depositata telematicamente senza i sigilli digitali di attestazione. Con l’ordinanza interlocutoria n. 3036 del 2024, la Corte di Cassazione decide di affrontare di petto un contrasto giurisprudenziale che ha creato notevole incertezza, rinviando la questione alla pubblica udienza per una decisione chiarificatrice.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da una controversia tra una compagnia di assicurazioni e un’autocarrozzeria. Soccombente in secondo grado, la società assicuratrice ha proposto ricorso per Cassazione. Come richiesto dalla legge a pena di improcedibilità (art. 369 c.p.c.), la società ha depositato telematicamente la copia della sentenza impugnata. Tuttavia, il documento digitale era privo della stampigliatura elettronica, ovvero del cosiddetto “glifo” e degli altri dati che il sistema informatico della cancelleria appone automaticamente per attestare la data di pubblicazione e l’autenticità del provvedimento.
Questo dettaglio, apparentemente tecnico, ha dato vita a una questione procedurale di massima importanza: un deposito di questo tipo è da considerarsi valido o rende il ricorso improcedibile?
Il Contrasto Giurisprudenziale sulla Copia Autentica Sentenza
Il cuore del problema risiede nel fatto che la stessa Corte di Cassazione, nel corso degli anni, ha fornito risposte divergenti a questa domanda. Si è creato un vero e proprio contrasto giurisprudenziale.
L’Orientamento Permissivo
In alcune occasioni (come nelle ordinanze n. 29803/2020 e n. 5771/23), la Corte ha adottato un approccio più flessibile, ritenendo legittima la modalità di deposito anche senza la stampigliatura completa, purché l’autenticità del documento non fosse in discussione.
L’Orientamento Rigoroso
In altre circostanze, e più di recente (come nelle ordinanze n. 817, 823, 827 del 2024), la Corte ha seguito una linea molto più rigorosa. Ha stabilito che l’assenza del ‘glifo’ e dei relativi dati di attestazione rende la copia non conforme all’originale e, di conseguenza, il ricorso inammissibile o improcedibile.
Questa spaccatura ha generato una forte incertezza per gli operatori del diritto, che si trovano a navigare tra interpretazioni opposte di un requisito formale fondamentale.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con l’ordinanza in commento, la Terza Sezione Civile ha preso atto di questo contrasto. Anziché decidere il caso specifico, rischiando di aggiungere un’altra pronuncia a una delle due correnti, ha scelto una via più prudente e autorevole. Riconoscendo la “particolare rilevanza” della questione e la sua potenziale ricorrenza in numerosi altri giudizi, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo affinché sia discussa in pubblica udienza.
Questa decisione, di natura interlocutoria, non risolve il caso ma lo prepara per una trattazione più approfondita, finalizzata a comporre il contrasto e a stabilire un principio di diritto chiaro e uniforme per il futuro.
Le Motivazioni
La motivazione della Corte è cristallina: l’esistenza di un conflitto interpretativo su una norma procedurale così importante mina la certezza del diritto. La questione se una copia digitale di una sentenza senza ‘glifo’ possa essere considerata una copia autentica sentenza valida ai fini dell’impugnazione è un nodo che deve essere sciolto in modo definitivo. La discussione in pubblica udienza, a differenza della più snella camera di consiglio, consente un dibattito più ampio e ponderato, essenziale per arrivare a una pronuncia che possa fungere da guida per tutti i casi futuri. La Corte ha ritenuto opportuno che una questione processuale di tale portata, suscettibile di riproporsi in molti ricorsi, fosse decisa con la massima solennità possibile.
Le Conclusioni
L’ordinanza n. 3036/2024 è un atto di grande responsabilità da parte della Corte di Cassazione. Pur non fornendo una risposta immediata, pone le basi per una soluzione definitiva a un problema sentito nel mondo legale. Per gli avvocati, l’implicazione pratica immediata è quella di adottare la massima cautela: fino alla decisione finale, la prassi più sicura rimane quella di depositare sempre e solo copie di sentenze che riportino integralmente tutti i dati di attestazione della cancelleria, incluso il ‘glifo’. L’esito della futura udienza pubblica sarà fondamentale per definire gli standard di validità degli atti processuali nell’era digitale.
 
Qual è il problema principale affrontato dall’ordinanza?
La questione centrale è se un ricorso in Cassazione sia valido se la copia della sentenza impugnata, depositata telematicamente, è priva degli elementi di attestazione digitale (come il ‘glifo’) che ne certificano l’autenticità e la data di pubblicazione.
Perché la Corte non ha deciso subito sul ricorso?
La Corte ha riscontrato l’esistenza di sentenze precedenti tra loro contrastanti sullo stesso argomento. Per evitare di alimentare l’incertezza e per stabilire un principio di diritto chiaro e definitivo, ha preferito rinviare la decisione a una pubblica udienza.
Cosa ha stabilito la Corte con questa ordinanza?
La Corte non ha deciso il merito del ricorso, ma ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a una pubblica udienza. Questa procedura consentirà una discussione più approfondita della questione al fine di risolvere il contrasto giurisprudenziale esistente.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza interlocutoria di Cassazione Civile Sez. 3 Num. 3036 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 3   Num. 3036  Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 01/02/2024
Ordinanza Interlocutoria
sul ricorso n. 3764/23 proposto da:
-) RAGIONE_SOCIALE , in persona del legale rappresentante pro tempore ,  domiciliato ex  lege all’indirizzo  PEC  del  proprio difensore,  difeso dagli avvocati NOME COGNOME e NOME COGNOME;
– ricorrente –
contro
-) RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE , in  persona  del  legale  rappresentante pro  tempore ,  domiciliato ex  lege all’indirizzo PEC del proprio difensore, difeso dagli avvocati NOME COGNOME e NOME COGNOME;
– controricorrente –
 avverso la sentenza del Tribunale di Genova 27 giugno 2022 n. 1646; udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 14 dicembre 2023 dal AVV_NOTAIO;
considerato che
la società ricorrente ha assolto l’onere (imposto a pena di improcedibilità dall’art. 369  c.p.c.) di depositare copia autentica del  provvedimento impugnato depositando telematicamente una sentenza priva della stampigliatura (tra cui il c.d. ‘glifo’ e  gli  altri,  indispensabili, dati autentici sulla data di pubblicazione), apposta in via automatica dal sistema
Oggetto: assicurazione danni – sentenza  priva  di dati  autentici – rimessione alla pubblica udienza
informatico di gestione dei servizi di cancelleria, attestante la data di deposito ed il numero del provvedimento;
in  analoghe circostanze questa Corte ha, talvolta, ritenuto legittima la suddetta modalità di assolvimento dell’onere di deposito del provvedimento impugnato (Ordinanza n. 29803 del 29/12/2020; Ordinanze nn. 5771/23, 24885/23  e  28035  del  2023,  tra  le  altre),  mentre in  altre  occasioni  l’ha ritenuta ragione di inammissibilità del ricorso (Ordinanze nn. 817, 823, 827, 841 e 865 del 2024, tra le altre);
è pertanto opportuno che la suddetta questione processuale, suscettibile di  riproporsi  in  molti  ricorsi  e  da  qualificarsi  di  particolare  rilevanza,  sia discussa in pubblica udienza;
p. q. m.
rinvia la causa a nuovo ruolo, affinché sia discussa in pubblica udienza.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della Terza Sezione civile della