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Copia autentica sentenza: la Cassazione decide

A seguito del ricorso di una società assicuratrice, la Corte di Cassazione ha esaminato la questione della procedibilità di un appello basato sul deposito telematico di una sentenza priva dei dati di autenticazione, come il ‘glifo’. A causa di precedenti decisioni contrastanti sullo stesso argomento, la Corte ha deciso di non pronunciarsi immediatamente, ma di rimettere la causa alla pubblica udienza per una discussione approfondita e per risolvere il contrasto giurisprudenziale sulla validità di tale copia autentica sentenza. L’ordinanza non decide il merito del ricorso, ma lo rinvia per fare chiarezza su un punto procedurale di fondamentale importanza.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Copia Autentica Sentenza: La Cassazione Fa Chiarezza sul Deposito Telematico

Il processo civile telematico continua a sollevare interrogativi cruciali che mettono alla prova avvocati e giudici. Uno dei temi più dibattuti riguarda i requisiti formali per il deposito degli atti, in particolare la validità di una copia autentica sentenza depositata telematicamente senza i sigilli digitali di attestazione. Con l’ordinanza interlocutoria n. 3036 del 2024, la Corte di Cassazione decide di affrontare di petto un contrasto giurisprudenziale che ha creato notevole incertezza, rinviando la questione alla pubblica udienza per una decisione chiarificatrice.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia tra una compagnia di assicurazioni e un’autocarrozzeria. Soccombente in secondo grado, la società assicuratrice ha proposto ricorso per Cassazione. Come richiesto dalla legge a pena di improcedibilità (art. 369 c.p.c.), la società ha depositato telematicamente la copia della sentenza impugnata. Tuttavia, il documento digitale era privo della stampigliatura elettronica, ovvero del cosiddetto “glifo” e degli altri dati che il sistema informatico della cancelleria appone automaticamente per attestare la data di pubblicazione e l’autenticità del provvedimento.

Questo dettaglio, apparentemente tecnico, ha dato vita a una questione procedurale di massima importanza: un deposito di questo tipo è da considerarsi valido o rende il ricorso improcedibile?

Il Contrasto Giurisprudenziale sulla Copia Autentica Sentenza

Il cuore del problema risiede nel fatto che la stessa Corte di Cassazione, nel corso degli anni, ha fornito risposte divergenti a questa domanda. Si è creato un vero e proprio contrasto giurisprudenziale.

L’Orientamento Permissivo

In alcune occasioni (come nelle ordinanze n. 29803/2020 e n. 5771/23), la Corte ha adottato un approccio più flessibile, ritenendo legittima la modalità di deposito anche senza la stampigliatura completa, purché l’autenticità del documento non fosse in discussione.

L’Orientamento Rigoroso

In altre circostanze, e più di recente (come nelle ordinanze n. 817, 823, 827 del 2024), la Corte ha seguito una linea molto più rigorosa. Ha stabilito che l’assenza del ‘glifo’ e dei relativi dati di attestazione rende la copia non conforme all’originale e, di conseguenza, il ricorso inammissibile o improcedibile.

Questa spaccatura ha generato una forte incertezza per gli operatori del diritto, che si trovano a navigare tra interpretazioni opposte di un requisito formale fondamentale.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con l’ordinanza in commento, la Terza Sezione Civile ha preso atto di questo contrasto. Anziché decidere il caso specifico, rischiando di aggiungere un’altra pronuncia a una delle due correnti, ha scelto una via più prudente e autorevole. Riconoscendo la “particolare rilevanza” della questione e la sua potenziale ricorrenza in numerosi altri giudizi, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo affinché sia discussa in pubblica udienza.

Questa decisione, di natura interlocutoria, non risolve il caso ma lo prepara per una trattazione più approfondita, finalizzata a comporre il contrasto e a stabilire un principio di diritto chiaro e uniforme per il futuro.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è cristallina: l’esistenza di un conflitto interpretativo su una norma procedurale così importante mina la certezza del diritto. La questione se una copia digitale di una sentenza senza ‘glifo’ possa essere considerata una copia autentica sentenza valida ai fini dell’impugnazione è un nodo che deve essere sciolto in modo definitivo. La discussione in pubblica udienza, a differenza della più snella camera di consiglio, consente un dibattito più ampio e ponderato, essenziale per arrivare a una pronuncia che possa fungere da guida per tutti i casi futuri. La Corte ha ritenuto opportuno che una questione processuale di tale portata, suscettibile di riproporsi in molti ricorsi, fosse decisa con la massima solennità possibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 3036/2024 è un atto di grande responsabilità da parte della Corte di Cassazione. Pur non fornendo una risposta immediata, pone le basi per una soluzione definitiva a un problema sentito nel mondo legale. Per gli avvocati, l’implicazione pratica immediata è quella di adottare la massima cautela: fino alla decisione finale, la prassi più sicura rimane quella di depositare sempre e solo copie di sentenze che riportino integralmente tutti i dati di attestazione della cancelleria, incluso il ‘glifo’. L’esito della futura udienza pubblica sarà fondamentale per definire gli standard di validità degli atti processuali nell’era digitale.

Qual è il problema principale affrontato dall’ordinanza?
La questione centrale è se un ricorso in Cassazione sia valido se la copia della sentenza impugnata, depositata telematicamente, è priva degli elementi di attestazione digitale (come il ‘glifo’) che ne certificano l’autenticità e la data di pubblicazione.

Perché la Corte non ha deciso subito sul ricorso?
La Corte ha riscontrato l’esistenza di sentenze precedenti tra loro contrastanti sullo stesso argomento. Per evitare di alimentare l’incertezza e per stabilire un principio di diritto chiaro e definitivo, ha preferito rinviare la decisione a una pubblica udienza.

Cosa ha stabilito la Corte con questa ordinanza?
La Corte non ha deciso il merito del ricorso, ma ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a una pubblica udienza. Questa procedura consentirà una discussione più approfondita della questione al fine di risolvere il contrasto giurisprudenziale esistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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