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Copertura finanziaria: nullità atti P.A. sempre rilevabile

Una dipendente pubblica ottiene una progressione di carriera, ma l’ente locale non la formalizza. In appello, il Comune eccepisce per la prima volta la nullità della procedura per mancanza di copertura finanziaria. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31517/2024, ha stabilito che tale nullità è talmente grave da poter essere rilevata d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del processo, purché i fatti a supporto siano già agli atti. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello che si era rifiutata di esaminare l’eccezione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Copertura finanziaria: la Cassazione stabilisce la rilevabilità d’ufficio della nullità

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 31517 del 2024, ha affermato un principio cruciale per il pubblico impiego: la mancanza di copertura finanziaria per le decisioni che comportano spese per la Pubblica Amministrazione genera una nullità assoluta, che può e deve essere rilevata dal giudice in qualsiasi momento del processo, anche in appello e d’ufficio. Questa decisione rafforza i principi di legalità e di sana gestione delle finanze pubbliche.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla richiesta di una dipendente di un Comune di vedersi riconosciuto il passaggio dalla categoria C2 alla C3, a seguito di una selezione interna conclusasi con esito a lei favorevole nel 2010. Nonostante la posizione utile in graduatoria, l’ente locale non ha mai provveduto a formalizzare la progressione di carriera.

La lavoratrice si è quindi rivolta al Tribunale, che ha accolto la sua domanda, accertando il suo diritto al passaggio di categoria e al pagamento delle relative differenze retributive. Il Comune ha impugnato la decisione davanti alla Corte d’appello, sollevando per la prima volta una questione dirimente: la nullità dell’intera procedura selettiva per mancanza della necessaria copertura finanziaria e del visto di regolarità contabile. La Corte d’appello, tuttavia, ha rigettato il gravame, ritenendo che tale eccezione fosse tardiva, in quanto non sollevata nel primo grado di giudizio.

L’importanza della copertura finanziaria nel pubblico impiego

Il Comune ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando che la Corte d’appello avesse ignorato un vizio fondamentale della procedura. La questione centrale sottoposta alla Suprema Corte era se la nullità derivante dalla violazione delle norme imperative sulla spesa pubblica potesse essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento.

Il principio della rilevabilità d’ufficio della nullità

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, ribaltando la decisione d’appello. I giudici hanno chiarito che l’obbligo di assicurare la copertura finanziaria per ogni atto della P.A. che comporti una spesa non è un mero requisito formale, ma un principio fondamentale dell’ordinamento, posto a presidio della corretta gestione delle risorse pubbliche. La sua violazione determina una nullità contrattuale che non può essere sanata.

Questa tipologia di nullità, definita “in senso lato”, deve essere rilevata dal giudice d’ufficio, cioè di sua iniziativa, anche se nessuna delle parti l’abbia eccepita tempestivamente. Il potere-dovere del giudice di rilevare tale vizio persiste anche nel giudizio di appello.

I limiti al potere del giudice

La Corte ha precisato una condizione fondamentale per l’esercizio di tale potere: i presupposti di fatto su cui si fonda la nullità (in questo caso, l’assenza di fondi e dei relativi visti contabili) devono essere già stati acquisiti agli atti del processo. Il giudice d’appello non può avviare una nuova fase istruttoria per cercare le prove della nullità, ma deve basarsi sulla documentazione già presente nel fascicolo, tempestivamente prodotta dalle parti.

Nel caso di specie, il Comune aveva prodotto in appello documenti a sostegno della propria tesi. La Corte d’appello, secondo la Cassazione, avrebbe dovuto esaminare tali documenti e valutare la fondatezza dell’eccezione di nullità, invece di dichiararla inammissibile per tardività.

le motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sulla base di una consolidata giurisprudenza che pone la sana gestione finanziaria come un pilastro dell’azione amministrativa. Gli atti che impegnano la spesa pubblica senza un’adeguata copertura finanziaria sono considerati radicalmente nulli perché violano norme imperative. Di conseguenza, il giudice, in ogni fase del processo, ha il dovere di verificare la validità del rapporto dedotto in giudizio. Rifiutarsi di esaminare un’eccezione di nullità, solo perché sollevata in appello, equivale a ignorare un vizio che inficia alla radice la pretesa del lavoratore e rappresenta una violazione delle norme processuali sulla rilevabilità d’ufficio.

le conclusioni

La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio alla Corte d’appello di Caltanissetta, in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare la causa applicando i principi di diritto enunciati dalla Cassazione: in primis, verificare se, sulla base degli atti già disponibili, sussista o meno la nullità della procedura di progressione per mancanza di copertura finanziaria. La decisione ribadisce che la stabilità dei conti pubblici è un interesse superiore che prevale sulle preclusioni processuali, a patto che i fatti a fondamento della nullità siano già stati ritualmente acquisiti al processo.

Una decisione della Pubblica Amministrazione che comporta una spesa è valida senza copertura finanziaria?
No, la sentenza stabilisce che le decisioni datoriali della P.A. che comportano spese, come le progressioni di carriera, sono nulle se prive della necessaria copertura finanziaria e di spesa.

La nullità per mancanza di copertura finanziaria può essere fatta valere per la prima volta in appello?
Sì, la Corte di Cassazione afferma che questa nullità deve essere rilevata d’ufficio dal giudice anche in appello, anche se non eccepita in primo grado, purché i fatti su cui si fonda siano già stati acquisiti nel processo.

Cosa succede se un giudice d’appello si rifiuta di esaminare un’eccezione di nullità sollevata tardivamente?
Rifiutarsi di esaminare la questione costituisce una violazione delle norme sulla rilevabilità d’ufficio della nullità. La sentenza d’appello può essere cassata, come avvenuto in questo caso, perché il giudice ha il dovere di considerare tale questione se i suoi presupposti fattuali sono già presenti agli atti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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