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Copertura assicurativa: quando la colpa è coperta?

Un istruttore sportivo, condannato per lesioni colpose a un allievo, ha citato in giudizio la propria federazione sportiva per non avergli garantito la copertura assicurativa. La federazione sosteneva che l’atto, derivante da colpa cosciente, non fosse “accidentale” e quindi non coperto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della federazione, stabilendo che la copertura assicurativa per responsabilità civile si estende a ogni forma di colpa, anche grave o cosciente, escludendo unicamente i danni causati con dolo, salvo diversa pattuizione espressa.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Copertura assicurativa e colpa: cosa copre davvero la polizza?

La questione della copertura assicurativa in caso di danni causati da un comportamento colposo, ma non intenzionale, è un tema di grande rilevanza pratica. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti fondamentali, distinguendo nettamente tra dolo e colpa e definendo i confini dell’obbligo dell’assicuratore. Analizziamo il caso per capire quando una polizza di responsabilità civile è tenuta a intervenire.

I Fatti di Causa

Un istruttore di nuoto, durante un allenamento, colpiva accidentalmente al volto un allievo con una palla. A seguito dell’incidente, l’istruttore veniva condannato in sede penale per lesioni colpose e al risarcimento del danno. Successivamente, l’istruttore agiva in giudizio contro la propria federazione sportiva, accusandola di inadempimento per non avergli garantito la copertura assicurativa prevista per i tesserati. La federazione si era difesa sostenendo che l’assicurazione non potesse operare, poiché il danno non derivava da un fatto puramente “accidentale”, bensì da una condotta caratterizzata da “colpa cosciente”. L’istruttore, infatti, aveva lanciato la palla volontariamente in direzione dell’allievo per richiamarne l’attenzione, pur non volendo colpirlo. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’istruttore, condannando la federazione al risarcimento.

La Controversia sulla Copertura Assicurativa

Il fulcro del ricorso in Cassazione presentato dalla federazione si basava su due motivi principali. Il primo motivo contestava la decisione dei giudici di merito di aver ignorato la natura “non accidentale” della condotta. Secondo la federazione, l’articolo della polizza che garantiva la copertura assicurativa solo per danni “non volontariamente cagionati” doveva essere interpretato nel senso di escludere eventi, come quello in questione, causati da una colpa cosciente. Il secondo motivo lamentava una violazione delle regole di interpretazione del contratto, sostenendo che la polizza non imponesse alla federazione l’obbligo di comunicare all’assicurazione i nominativi di tutti i tesserati, ma solo di specifiche categorie.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, fornendo un’analisi dettagliata dei principi che regolano la copertura assicurativa della responsabilità civile.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito una distinzione fondamentale: l’assicurazione per responsabilità civile, ai sensi dell’art. 1917 del Codice Civile, esclude dalla garanzia unicamente i danni derivanti da fatti dolosi, ovvero commessi con la volontà di causare il danno. Non esclude, invece, i danni derivanti da fatti colposi, anche se connotati da colpa grave o gravissima. L’essenza stessa dell’assicurazione RC è presupporre una colpa dell’assicurato. Le parti possono, con una pattuizione espressa, escludere la copertura per la colpa grave, ma in assenza di tale clausola, ogni tipo di colpa è coperto.

La Corte ha poi demolito l’argomento basato sulla nozione di “fatto accidentale”. Ha chiarito che, nel linguaggio assicurativo, un fatto si considera “accidentale” quando non è doloso. Un’assicurazione che coprisse solo eventi fortuiti (imprevedibili e inevitabili) sarebbe nulla per mancanza di rischio, poiché dal caso fortuito non sorge alcuna responsabilità civile da assicurare. L’incertezza che caratterizza il rischio assicurabile risiede nel verificarsi o meno di un evento dannoso riconducibile a una condotta colposa dell’assicurato.

Infine, la Corte ha specificato che l’illiceità penale della condotta non incide sulla validità del contratto di assicurazione civile. La polizza non copre la sanzione penale (che deve rimanere personale), ma l’obbligazione civile di risarcire il danno causato alla vittima.

Sul secondo motivo, relativo all’obbligo di comunicazione dei tesserati, la Corte lo ha ritenuto inammissibile, in quanto mirava a contrapporre una propria interpretazione del contratto a quella, plausibile e ben motivata, data dal giudice di merito, operazione non consentita in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio cardine in materia di assicurazione della responsabilità civile: la polizza copre per definizione tutti i danni derivanti da condotte colpose, a prescindere dal loro grado di gravità (lieve, grave, cosciente), a meno che una clausola specifica non escluda espressamente determinate tipologie di colpa. L’unica esclusione implicita e fondamentale è quella per i fatti commessi con dolo. Questa decisione rafforza la funzione sociale della copertura assicurativa, garantendo tutela sia all’assicurato responsabile sia al terzo danneggiato in un’ampia gamma di situazioni che non rientrano nell’intenzionalità lesiva.

La polizza di responsabilità civile copre i danni derivanti da un’azione commessa con ‘colpa cosciente’?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, salvo un’esplicita clausola contraria, la copertura assicurativa si estende a ogni grado di colpa, inclusa quella cosciente. L’unica esclusione operante per legge è quella per i fatti commessi con dolo, cioè con l’intenzione di causare il danno.

Cosa si intende per ‘fatto accidentale’ in un contratto di assicurazione RC?
Nel contesto assicurativo, ‘fatto accidentale’ è sinonimo di ‘fatto non doloso’. Di conseguenza, comprende tutti gli eventi dannosi che derivano da una condotta colposa, anche se l’azione che li ha originati era volontaria (ma priva dell’intento di nuocere). Un’interpretazione più restrittiva, che limitasse la copertura solo a eventi imprevedibili, renderebbe la polizza inefficace.

Il fatto che un’azione dannosa costituisca anche un reato esclude la copertura assicurativa per la responsabilità civile?
No. La circostanza che la condotta colposa integri anche gli estremi di un reato non incide sulla validità o sull’operatività della polizza di responsabilità civile. L’assicurazione copre l’obbligazione di risarcire il danno alla vittima, che è un aspetto civile, e non la sanzione penale, che ha natura punitiva e personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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