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Contribuzione figurativa: calcolo pensione e CIG

Un lavoratore ha richiesto il ricalcolo della pensione per includere emolumenti extra, maturati durante un periodo di Cassa Integrazione, nella base di calcolo della contribuzione figurativa. Mentre il tribunale di primo grado aveva accolto la domanda, la Corte d’Appello l’aveva respinta, sostenendo che il calcolo dovesse basarsi sulla retribuzione normale e non su quella effettivamente percepita. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d’appello, rigettando il ricorso del lavoratore. La Suprema Corte ha stabilito che la base per la contribuzione figurativa è la retribuzione comprensiva di tutti gli elementi continuativi che sarebbero spettati nel periodo precedente la CIG, secondo la normativa di riferimento, e non la retribuzione concretamente percepita.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Calcolo Pensione e Contribuzione Figurativa: La Cassazione Fa Chiarezza

Il calcolo della pensione dopo periodi di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) può generare dubbi e contenziosi. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 855/2024, offre un’importante delucidazione su come si determina la contribuzione figurativa, un elemento cruciale per non penalizzare i lavoratori durante le sospensioni dal lavoro. Questa decisione stabilisce un principio fondamentale: il calcolo si basa sulla retribuzione ‘normale’ e non su quella effettivamente percepita.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla domanda di un lavoratore che, dopo un periodo di CIG, ha chiesto all’ente previdenziale il ricalcolo della propria pensione. La richiesta era volta a includere, nella base di calcolo dei contributi figurativi, alcuni emolumenti extra-mensili (nello specifico, la tredicesima mensilità) che, a suo dire, non erano stati considerati.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al lavoratore, accogliendo la sua domanda. Tuttavia, la Corte d’Appello, su ricorso dell’ente previdenziale, ha ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il parametro corretto per calcolare la contribuzione figurativa non è la retribuzione concretamente percepita prima della CIG, bensì la retribuzione ‘normale’, intesa come quella comprensiva di tutti gli elementi a carattere continuativo che sarebbero spettati al lavoratore.

Insoddisfatto della sentenza d’appello, il lavoratore ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandosi su cinque diversi motivi.

La Decisione della Corte sulla Contribuzione Figurativa

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, dichiarandoli in parte inammissibili e in parte infondati, confermando così la sentenza della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha chiarito che il criterio di calcolo propugnato dal ricorrente era errato. La richiesta di basare la contribuzione figurativa sulla retribuzione effettivamente percepita è stata disattesa.

I giudici hanno ribadito che la normativa di riferimento (in particolare, l’art. 7, comma 9, della legge n. 223/91) impone di utilizzare come parametro la retribuzione normale e comprensiva di tutti gli elementi continuativi. Questa è la retribuzione che il lavoratore avrebbe percepito se avesse continuato a lavorare, non quella specifica ricevuta nel periodo immediatamente precedente la sospensione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha smontato le argomentazioni del ricorrente punto per punto. I motivi procedurali sono stati giudicati inammissibili per mancanza di specificità. Nel merito, la Corte ha stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente interpretato la domanda del lavoratore e applicato la legge.

Il fulcro della motivazione risiede nella distinzione tra la ‘retribuzione effettivamente percepita’ e la ‘retribuzione normale’ usata come base di calcolo. La legge, per proteggere il lavoratore, stabilisce un parametro oggettivo e onnicomprensivo. Questo evita che la pensione futura sia penalizzata da eventuali contingenze retributive verificatesi poco prima della CIG. Di conseguenza, argomenti come l’inversione dell’onere della prova, sollevati dal ricorrente, perdono di rilevanza, poiché la questione non è dimostrare cosa sia stato pagato, ma applicare il corretto parametro legale per il calcolo.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio giuridico di notevole importanza pratica. Per il calcolo della contribuzione figurativa ai fini pensionistici durante la CIG, si deve fare riferimento alla retribuzione che il lavoratore avrebbe percepito in condizioni normali, includendo tutti gli elementi retributivi continuativi. Questa interpretazione garantisce una maggiore tutela previdenziale, ancorando il calcolo a un valore stabile e prevedibile, piuttosto che a somme percepite in via contingente. La decisione fornisce certezza sia ai lavoratori che agli enti previdenziali, chiarendo definitivamente i criteri da applicare in queste complesse situazioni.

Come si calcola la contribuzione figurativa per la pensione durante un periodo di Cassa Integrazione (CIG)?
La contribuzione figurativa si calcola utilizzando come parametro la retribuzione normale, ovvero quella comprensiva di tutti gli elementi di carattere continuativo che sarebbero spettati al lavoratore nel periodo immediatamente precedente la sospensione dal lavoro, e non la retribuzione concretamente percepita.

Gli emolumenti extra-mensili, come la tredicesima, rientrano nel calcolo della contribuzione figurativa?
Sì, il calcolo deve basarsi sulla retribuzione comprensiva di tutti gli elementi a carattere continuativo, che costituiscono la normale retribuzione. La sentenza chiarisce che il riferimento è a questa nozione onnicomprensiva, come previsto dalla normativa applicabile (legge n. 223/91).

A chi spetta l’onere di provare quali elementi sono stati inclusi nel calcolo della pensione?
La Corte ha ritenuto irrilevante la questione dell’onere della prova nel caso specifico, perché il punto centrale non era dimostrare quali somme fossero state effettivamente pagate, ma applicare il corretto criterio legale di calcolo. Il criterio legale (retribuzione normale) prevale sulla retribuzione effettivamente percepita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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