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Contributo solidarietà: illegittimo senza legge

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da una cassa di previdenza privata su una pensione. La Corte ha ribadito che tale prelievo costituisce una prestazione patrimoniale che, secondo la Costituzione, può essere introdotta solo da una legge dello Stato e non da un atto autonomo dell’ente pensionistico. Di conseguenza, il pensionato ha diritto alla restituzione delle somme trattenute, con un termine di prescrizione di dieci anni.

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Contributo Solidarietà: Illegittimo se Imposto dalle Casse Private senza una Legge

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio fondamentale in materia previdenziale: il contributo solidarietà non può essere imposto autonomamente dalle Casse di previdenza privatizzate. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che tutela i diritti dei pensionati, chiarendo i limiti del potere degli enti previdenziali e l’importanza della riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali.

I fatti del caso: Un prelievo contestato

Una Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza per liberi professionisti aveva deliberato l’applicazione di un prelievo, definito “contributo di solidarietà”, sulle pensioni erogate ai propri iscritti. Un pensionato, ritenendo illegittima tale trattenuta, si era rivolto al Tribunale, che gli aveva dato ragione. La decisione era stata confermata anche dalla Corte d’Appello, la quale aveva dichiarato illegittimo il prelievo operato dall’ente.

Nonostante le due sentenze sfavorevoli, la Cassa ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che la sua autonomia gestionale, finalizzata a garantire l’equilibrio di bilancio e la stabilità del sistema, le consentisse di adottare tale misura.

La decisione della Corte di Cassazione e il contributo solidarietà

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito e consolidando il proprio orientamento sul tema. I giudici hanno chiarito che, sebbene gli enti previdenziali privatizzati godano di autonomia, questa non può spingersi fino a imporre prestazioni patrimoniali ai propri iscritti in assenza di una specifica previsione di legge.

Le Motivazioni: la riserva di legge

Il cuore della motivazione risiede nell’articolo 23 della Costituzione, che stabilisce una “riserva di legge” per le prestazioni patrimoniali. Ciò significa che nessun prelievo economico può essere imposto ai cittadini se non in forza di una legge approvata dal Parlamento.

La Corte ha specificato che il contributo solidarietà, pur avendo una finalità lodevole, non può essere assimilato a un criterio di determinazione del trattamento pensionistico. Si tratta, invece, di un prelievo esterno su una prestazione già maturata e determinata, che assume le caratteristiche di un’imposta. Pertanto, la sua introduzione è di esclusiva competenza del legislatore e non può essere deliberata da un regolamento interno della Cassa.

Gli atti degli enti previdenziali non sono fonti di legge e, di conseguenza, non possono legittimare l’imposizione di una trattenuta di questo tipo. Qualsiasi provvedimento che imponga un simile prelievo è incompatibile con il principio del pro rata e lede i diritti acquisiti dal pensionato.

La questione della prescrizione

Un altro punto importante affrontato dalla Corte riguarda i termini per richiedere la restituzione delle somme indebitamente trattenute. La Cassa sosteneva l’applicabilità della prescrizione breve di cinque anni, prevista per i ratei arretrati delle pensioni.

La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando che il diritto alla restituzione delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà illegittimo è soggetto all’ordinaria prescrizione decennale (art. 2946 c.c.). Questo perché l’azione legale non mira a una “riliquidazione” della pensione, ma al recupero di un importo prelevato senza titolo giuridico.

Conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa ordinanza rafforza la tutela dei pensionati nei confronti degli enti previdenziali. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare:

1. Limiti all’autonomia delle Casse: L’autonomia gestionale delle Casse private, pur essendo ampia, non è assoluta e incontra un limite invalicabile nei principi costituzionali, come la riserva di legge per le prestazioni patrimoniali.
2. Illegittimità del prelievo: Qualsiasi contributo, tassa o prelievo che incida su trattamenti pensionistici già determinati, se non previsto da una legge statale, è da considerarsi illegittimo.
3. Diritto alla restituzione: I pensionati che hanno subito tali trattenute hanno diritto a chiederne la restituzione, potendo contare su un termine di prescrizione di dieci anni.

La sentenza rappresenta un importante baluardo a difesa dello Stato di diritto, ribadendo che l’imposizione di sacrifici economici ai cittadini è una prerogativa esclusiva del potere legislativo.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un tale prelievo, essendo una prestazione patrimoniale, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non da un atto autonomo della Cassa, in rispetto della riserva di legge prevista dall’art. 23 della Costituzione.

Perché il contributo di solidarietà non è considerato una modifica dei criteri di calcolo della pensione?
Perché non incide sui meccanismi di determinazione del trattamento pensionistico (come il calcolo basato sul principio pro rata), ma costituisce un prelievo esterno applicato su una pensione già calcolata e determinata, assumendo così la natura di una tassa di fatto.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere la restituzione dei contributi di solidarietà illegittimamente trattenuti?
Il diritto alla restituzione è soggetto al termine di prescrizione ordinario di dieci anni. La Corte ha chiarito che non si applica la prescrizione breve di cinque anni prevista per i ratei pensionistici, poiché l’azione legale riguarda la ripetizione di un indebito e non la riliquidazione della pensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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