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Contributo solidarietà: illegittimo se senza legge

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9547/2025, ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà applicato da un ente previdenziale privato sulle pensioni dei suoi iscritti. La Corte ha stabilito che una simile trattenuta, qualificabile come prestazione patrimoniale imposta, non può essere introdotta autonomamente dalla Cassa ma richiede una specifica base legale, in ossequio al principio costituzionale della riserva di legge. Di conseguenza, il ricorso dell’ente è stato respinto e si è confermato il diritto del pensionato al rimborso delle somme, con un termine di prescrizione decennale.

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Contributo di Solidarietà: La Cassazione Conferma l’Illegittimità per le Casse Private

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato nuovamente il tema del contributo di solidarietà imposto dalle Casse di previdenza private, ribadendo un principio fondamentale: senza una specifica norma di legge che lo autorizzi, qualsiasi prelievo di questo tipo è da considerarsi illegittimo. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico, offrendo importanti tutele ai professionisti pensionati e chiarendo i limiti dell’autonomia degli enti previdenziali.

Il caso esaminato riguardava la richiesta di un pensionato di veder dichiarata l’illegittimità delle trattenute operate dalla sua Cassa di previdenza a titolo di contributo di solidarietà sui ratei di pensione maturati in un arco temporale di dieci anni. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al professionista, ma l’ente previdenziale aveva deciso di ricorrere in Cassazione.

Il Contesto del Ricorso: Una Trattenuta Contestata

Una Cassa di previdenza per professionisti aveva introdotto, tramite proprie delibere, un contributo di solidarietà a carico dei trattamenti pensionistici erogati. Un pensionato, ritenendo tali trattenute ingiuste, si era rivolto al giudice per ottenerne la restituzione.

La Corte d’Appello territoriale aveva confermato la decisione di primo grado, affermando che la Cassa non aveva il potere di applicare tale contributo in assenza di una norma di legge che lo prevedesse esplicitamente, come richiesto dall’articolo 23 della Costituzione. Inoltre, aveva stabilito che il diritto alla restituzione si prescriveva in dieci anni e non in cinque, come sostenuto dall’ente.

L’ente previdenziale ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:
1. La presunta legittimità del contributo, in virtù dei poteri conferiti dalla legge per garantire la stabilità finanziaria dell’ente.
2. L’omessa pronuncia della Corte d’Appello su una richiesta subordinata.
3. L’errata applicazione della prescrizione decennale anziché quinquennale.
4. L’errata individuazione della decorrenza degli interessi sulle somme da restituire.

La Decisione della Corte: No al contributo di solidarietà senza una legge

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili o infondati tutti i motivi di ricorso, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello e condannando di fatto l’operato della Cassa di previdenza. La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire, con estrema chiarezza, i paletti normativi che governano l’autonomia degli enti previdenziali privatizzati.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha smontato le argomentazioni della Cassa ricorrente facendo leva su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. In primo luogo, ha riaffermato che il contributo di solidarietà su trattamenti pensionistici già quantificati ha la natura di “prestazione patrimoniale imposta” ai sensi dell’art. 23 della Costituzione. Come tale, è soggetto alla riserva di legge: può essere introdotto solo da una legge dello Stato, non da un regolamento o da una delibera di un ente privato, seppur con finalità pubblicistiche.

L’autonomia regolamentare concessa alle Casse dalla normativa (in particolare dalla L. 335/1995) è circoscritta alla modifica dei criteri di determinazione del trattamento pensionistico (es. aliquote contributive, coefficienti di rendimento), ma non si estende fino a consentire l’imposizione di prelievi su pensioni già maturate. Un tale potere esula completamente dal perimetro della loro autonomia.

Sul tema della prescrizione, la Corte ha confermato che il diritto del pensionato a ottenere la riliquidazione della pensione (ovvero il ricalcolo senza le trattenute illegittime) è soggetto alla prescrizione ordinaria di dieci anni (art. 2946 c.c.). La prescrizione breve di cinque anni, invocata dalla Cassa, si applica solo ai singoli ratei di pensione già liquidati e non pagati, ma non al diritto di ottenere il corretto ammontare del trattamento pensionistico nel suo complesso. Infine, gli Ermellini hanno stabilito che gli interessi sulle somme da restituire decorrono dalla data di ogni singolo prelievo illegittimo, e non dalla successiva richiesta di pagamento, poiché i crediti previdenziali costituiscono un’obbligazione unitaria.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione in commento rappresenta un’importante vittoria per i diritti dei pensionati e un monito per le Casse di previdenza private. Le implicazioni sono chiare: gli enti non possono agire come legislatori, introducendo prelievi forzosi senza una copertura normativa adeguata. L’esigenza di assicurare l’equilibrio finanziario a lungo termine, pur essendo un obiettivo legittimo, non può giustificare la violazione di principi costituzionali come la riserva di legge. I pensionati che hanno subito trattenute simili hanno il diritto di chiederne la restituzione, potendo contare su un termine di prescrizione decennale e sul riconoscimento degli interessi dal momento in cui le somme sono state indebitamente prelevate.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, il contributo di solidarietà è una prestazione patrimoniale imposta e, come tale, è soggetto alla riserva di legge prevista dall’art. 23 della Costituzione. Pertanto, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non da una delibera autonoma della Cassa.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere il rimborso dei contributi di solidarietà illegittimamente trattenuti?
Il diritto a ottenere la riliquidazione della pensione, epurata dalle trattenute illegittime, è soggetto al termine di prescrizione ordinaria di dieci anni, come previsto dall’art. 2946 del Codice Civile.

Da quando decorrono gli interessi sulle somme che la Cassa deve restituire?
Gli interessi legali sulle somme indebitamente trattenute competono al pensionato a partire dalla data di maturazione del diritto, che coincide con la data in cui la Cassa ha effettuato ogni singolo prelievo illegittimo, e non dalla data della richiesta di pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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