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Contributo solidarietà: illegittimo se imposto da Casse

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza professionale contro un suo pensionato, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto autonomamente dall’ente. La Suprema Corte ha ribadito che solo la legge statale può introdurre prelievi obbligatori sulle pensioni, in base al principio di riserva di legge. Ha inoltre stabilito che il diritto alla restituzione delle somme si prescrive in dieci anni. La Cassa è stata condannata anche per lite temeraria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributo di Solidarietà: La Cassazione Conferma il Divieto per le Casse Private di Imporlo

L’imposizione di un contributo di solidarietà sulle pensioni è un tema delicato che tocca l’equilibrio tra la sostenibilità dei sistemi previdenziali e i diritti quesiti dei pensionati. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla questione, ribadendo un principio fondamentale: le Casse di previdenza private non possono, di loro autonoma iniziativa, imporre prelievi sui trattamenti pensionistici già in essere. Questa facoltà, infatti, è riservata esclusivamente al legislatore statale.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dalla decisione di una Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza per professionisti di applicare una trattenuta, qualificata come contributo di solidarietà, sull’assegno pensionistico di un suo iscritto. Il professionista, ritenendo illegittimo tale prelievo, si è rivolto al Tribunale per chiederne la cessazione e la restituzione delle somme indebitamente percepite dall’ente.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al pensionato, seppur con una parziale differenza. La Corte territoriale ha confermato la regola generale secondo cui l’imposizione di una prestazione patrimoniale obbligatoria è prerogativa della legge, come sancito dall’art. 23 della Costituzione. L’autonomia gestionale delle Casse privatizzate, pur ampia, non si estende fino a poter decurtare trattamenti pensionistici già consolidati.

Tuttavia, la stessa Corte ha riconosciuto la legittimità del prelievo per gli anni 2012 e 2013, ma solo nella misura dell’1%, in quanto in quel periodo uno specifico intervento legislativo (D.L. n. 201/2011) aveva previsto un contributo analogo in via obbligatoria.

L’Intervento della Cassazione e il Divieto di Imporre un Contributo di Solidarietà

Non soddisfatta della decisione, la Cassa di previdenza ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la presunta violazione delle norme che le attribuiscono autonomia, l’errata applicazione della prescrizione decennale anziché quinquennale e il calcolo degli interessi sulle somme da restituire.

La Suprema Corte ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per consolidare il proprio orientamento.

Il Principio della Riserva di Legge

Il cuore della decisione risiede nella riaffermazione del principio di riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali imposte. La Cassazione, richiamando anche una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale (n. 173/2016), ha spiegato che un prelievo come il contributo di solidarietà ha natura di prestazione patrimoniale imposta. Di conseguenza, solo la legge dello Stato può introdurlo, non un atto deliberativo di un ente privato, seppur con finalità pubblicistiche come una Cassa previdenziale. L’esigenza di assicurare l’equilibrio di bilancio, pur legittima, non può giustificare una compressione dei diritti dei pensionati al di fuori di una previsione legislativa.

La Questione della Prescrizione

Anche sul secondo motivo, la Corte ha respinto le argomentazioni della Cassa. L’azione volta a ottenere la restituzione di somme indebitamente trattenute non riguarda i singoli ratei di pensione (soggetti a prescrizione breve di cinque anni), ma un’azione di ripetizione dell’indebito. Tale azione, per consolidata giurisprudenza, è soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare e si fondano su un orientamento ormai granitico. Il primo motivo è stato giudicato inammissibile ai sensi dell’art. 360 bis c.p.c., in quanto la questione sollevata dalla Cassa era già stata ampiamente e ripetutamente risolta dalla giurisprudenza di legittimità in senso sfavorevole alla ricorrente. La Corte ha sottolineato che l’autonomia delle Casse privatizzate non può spingersi fino a invadere la sfera di competenza esclusiva del legislatore. Anche il secondo e il terzo motivo sono stati dichiarati inammissibili per le stesse ragioni, essendo le questioni sulla prescrizione e sul calcolo degli interessi già state oggetto di pronunce conformi e consolidate.

Le Conclusioni

La decisione in esame ha importanti implicazioni pratiche. Anzitutto, fornisce una tutela robusta ai pensionati delle Casse professionali, mettendo un freno a possibili iniziative unilaterali degli enti volte a ridurre le prestazioni già liquidate. In secondo luogo, la condanna della Cassa al pagamento di un’ulteriore somma per lite temeraria (ex art. 96 c.p.c.) funge da monito contro la proposizione di ricorsi su questioni già ampiamente decise, contribuendo a deflazionare il contenzioso. Infine, la conferma della prescrizione decennale garantisce ai pensionati un lasso di tempo adeguato per agire in giudizio e recuperare quanto illegittimamente sottratto dal loro assegno previdenziale.

Una Cassa di previdenza privata può imporre autonomamente un contributo di solidarietà sulle pensioni che eroga?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’imposizione di una prestazione patrimoniale, come il contributo di solidarietà, è una prerogativa esclusiva della legge statale, in base al principio costituzionale della riserva di legge (art. 23 Cost.). L’autonomia degli enti non può spingersi fino a questo punto.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione di un contributo di solidarietà illegittimamente trattenuto?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. La Corte ha chiarito che non si applica il termine breve di cinque anni, previsto per i ratei di pensione, perché l’azione riguarda la restituzione di somme pagate ma non dovute (ripetizione dell’indebito).

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione su una questione già ampiamente decisa dalla giurisprudenza?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Inoltre, come avvenuto in questo caso, la parte ricorrente può essere condannata non solo a pagare le spese legali, ma anche un’ulteriore somma a titolo di risarcimento per lite temeraria, sia verso la controparte che verso la Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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