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Contributo di solidarietà: no senza una legge

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da una Cassa di previdenza privata ai suoi pensionati. Secondo la Corte, un simile prelievo ha natura di prestazione patrimoniale imposta e, pertanto, necessita di una base legale specifica che non può essere sostituita dall’autonomia regolamentare dell’ente. La decisione ribadisce che le Casse non possono introdurre trattenute su pensioni già liquidate senza un’espressa previsione di legge.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: Illegittimo Senza una Legge Specifica

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 7489/2024, ha messo un punto fermo su una questione di grande rilevanza per pensionati e Casse di previdenza private: l’imposizione di un contributo di solidarietà. La Corte ha stabilito che le Casse non possono, in virtù della loro sola autonomia regolamentare, imporre un prelievo forzoso sui trattamenti pensionistici già liquidati. Una decisione che riafferma un principio costituzionale fondamentale: la riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali imposte.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di una Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza di una categoria professionale contro la sentenza della Corte d’Appello che, confermando la decisione di primo grado, l’aveva condannata a restituire a un gruppo di pensionati le somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà. La Cassa sosteneva di aver agito legittimamente nell’ambito della propria autonomia regolamentare, al fine di garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine dell’ente, come previsto da diverse normative di settore. I pensionati, al contrario, lamentavano l’illegittimità di un prelievo non previsto da alcuna norma di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della Cassa, dichiarando manifestamente infondati i motivi addotti. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato: l’introduzione di un contributo di solidarietà su pensioni già in essere costituisce una prestazione patrimoniale imposta ai sensi dell’art. 23 della Costituzione. Come tale, è soggetta alla riserva di legge e non può essere deliberata autonomamente dall’ente previdenziale.

Le Motivazioni: Limiti all’Autonomia delle Casse e il Ruolo della Legge

Le motivazioni della Corte si fondano su argomenti chiari e precisi.

In primo luogo, l’autonomia regolamentare concessa alle Casse di previdenza privatizzate dal D.Lgs. 509/94 è circoscritta. Essa permette agli enti di intervenire su aspetti come la variazione delle aliquote contributive o la riparametrazione dei coefficienti di rendimento, ovvero su criteri che determinano il futuro trattamento pensionistico. Tuttavia, questa autonomia non si estende fino a consentire l’imposizione di una trattenuta su prestazioni pensionistiche già quantificate e attribuite, poiché ciò esula dai criteri di determinazione della pensione stessa.

In secondo luogo, la Corte, richiamando anche una pronuncia della Corte Costituzionale (n. 173/2016), qualifica il contributo di solidarietà come una vera e propria ‘prestazione patrimoniale imposta’. Questo inquadramento lo assoggetta inderogabilmente al principio della riserva di legge (art. 23 Cost.). Di conseguenza, solo una legge dello Stato può introdurre un simile prelievo, non un regolamento interno della Cassa.

Infine, la Corte ha smontato i riferimenti normativi invocati dalla Cassa, chiarendo che nessuna delle leggi citate (come la L. 147/2013) attribuisce il potere di istituire un simile contributo. Tali norme si limitano a stabilire che gli atti delle Casse devono essere finalizzati a garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine, ma non rappresentano la base giuridica necessaria per imporre un prelievo straordinario, provvisorio e limitato nel tempo come il contributo di solidarietà.

Le Conclusioni: un Principio di Legalità a Tutela dei Pensionati

La sentenza consolida un importante baluardo a tutela dei diritti acquisiti dei pensionati. La decisione chiarisce che la pur legittima esigenza delle Casse di previdenza di mantenere la sostenibilità finanziaria non può prevalere sui principi costituzionali fondamentali. L’equilibrio di bilancio deve essere perseguito attraverso gli strumenti che la legge mette a disposizione, come la modifica dei criteri di calcolo per le pensioni future o l’adeguamento delle aliquote contributive, e non attraverso prelievi retroattivi su diritti già consolidati. Per i pensionati, questa ordinanza rappresenta una significativa conferma che i loro trattamenti non possono essere decurtati da decisioni unilaterali degli enti, ma solo in forza di una chiara e specifica previsione legislativa. Per le Casse, è un monito a operare entro i confini della propria autonomia, nel rispetto del principio di legalità.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni tramite un proprio regolamento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un tale contributo, avendo natura di prestazione patrimoniale imposta, richiede una specifica norma di legge e non può essere introdotto dalla sola Cassa in virtù della sua autonomia regolamentare.

Perché l’autonomia regolamentare della Cassa non è sufficiente per introdurre il contributo di solidarietà?
Perché l’autonomia delle Casse privatizzate è limitata a intervenire sui criteri di determinazione del trattamento pensionistico (es. aliquote contributive, coefficienti di rendimento), ma non si estende all’imposizione di prelievi su trattamenti pensionistici già liquidati e attribuiti.

Qual è il principio costituzionale che impedisce alla Cassa di imporre questo contributo?
Il principio della ‘riserva di legge’, sancito dall’art. 23 della Costituzione, secondo cui nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta ai cittadini se non in base a una legge emanata dal Parlamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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