LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contributo di solidarietà: la Cassazione lo boccia

La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il contributo di solidarietà imposto da un ente previdenziale privato sulle pensioni dei propri iscritti. La decisione si fonda sul principio costituzionale della riserva di legge, secondo cui solo lo Stato può imporre prestazioni patrimoniali. Inoltre, la Corte ha stabilito che il diritto alla restituzione delle somme indebitamente trattenute si prescrive in dieci anni e non in cinque, trattandosi di un credito per la restituzione di un indebito e non di ratei pensionistici.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà: No delle Casse senza una Legge

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha posto un punto fermo su una questione di grande rilevanza per i professionisti pensionati: l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto autonomamente dalle Casse di previdenza private. Questa decisione riafferma un principio costituzionale fondamentale e chiarisce i termini per il recupero delle somme indebitamente versate.

I Fatti del Caso

Un professionista in pensione si è visto applicare sul proprio assegno previdenziale una trattenuta a titolo di “contributo di solidarietà” da parte del proprio Ente di previdenza. Ritenendo tale prelievo illegittimo, il pensionato ha avviato un’azione legale per ottenerne la cessazione e la restituzione delle somme trattenute.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione al professionista, confermando l’illegittimità del contributo. L’Ente previdenziale, tuttavia, ha deciso di ricorrere in Cassazione, sostenendo di aver agito nell’ambito della propria autonomia regolamentare per garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine. L’Ente contestava inoltre la durata decennale del termine di prescrizione per la restituzione, ritenendo applicabile quello più breve di cinque anni.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’Ente previdenziale, confermando le sentenze dei gradi precedenti. I giudici hanno stabilito due principi cardine:

1. Illegittimità del Contributo: Qualsiasi prelievo di natura patrimoniale, come il contributo di solidarietà, costituisce una prestazione imposta che, ai sensi dell’art. 23 della Costituzione, è soggetta a una riserva di legge. Ciò significa che solo una legge dello Stato può introdurre un simile prelievo, e non un atto regolamentare di una Cassa privata, anche se finalizzato a garantirne la stabilità.
2. Prescrizione Decennale: Il diritto del pensionato a ottenere la restituzione delle somme indebitamente trattenute non riguarda i singoli ratei di pensione, ma un’azione di recupero di un indebito. Pertanto, si applica il termine di prescrizione ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.) e non quello quinquennale previsto per i ratei pensionistici.

Le motivazioni sul contributo di solidarietà

La Corte ha ribadito che l’autonomia gestionale concessa agli enti previdenziali privatizzati non può spingersi fino a violare principi costituzionali. L’imposizione di una trattenuta su un trattamento pensionistico già determinato e liquidato è un atto che incide sul patrimonio del cittadino e non può essere lasciato alla discrezionalità di un ente, seppur con finalità di interesse pubblico. I giudici hanno chiarito che tale prelievo è incompatibile con il principio del pro rata, che tutela i diritti già maturati dal pensionato sulla base delle norme vigenti durante la sua vita lavorativa.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che il contributo in questione non può essere confuso con gli strumenti previsti dalla legge per assicurare l’equilibrio delle gestioni previdenziali (come la variazione delle aliquote contributive o la modifica dei coefficienti di rendimento), in quanto agisce su prestazioni già consolidate. Sulla questione della prescrizione, i giudici hanno spiegato che la richiesta di restituzione non è una “riliquidazione” della pensione, ma un’azione per recuperare un credito sorto da un prelievo illegittimo. Di conseguenza, non essendo in discussione il calcolo dei ratei pensionistici, si applica la regola generale della prescrizione decennale.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole ai pensionati. Stabilisce in modo inequivocabile che le Casse previdenziali non hanno il potere di introdurre prelievi forzosi sulle pensioni senza una base legislativa. I pensionati che hanno subito trattenute a titolo di contributo di solidarietà sulla base di soli regolamenti interni hanno il diritto di chiederne la restituzione. È fondamentale agire entro il termine di dieci anni dal momento in cui sono state effettuate le trattenute per non perdere il proprio diritto al rimborso. La sentenza rappresenta un importante baluardo a tutela dei diritti acquisiti e del principio di legalità nell’ambito del sistema previdenziale privato.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un prelievo di questo tipo è una prestazione patrimoniale che, secondo l’art. 23 della Costituzione, può essere imposta solo da una legge dello Stato, non da un regolamento interno della Cassa.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione del contributo di solidarietà non dovuto?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.), non quello breve di cinque anni, perché non si tratta di ratei di pensione ma di un credito per la restituzione di somme indebitamente trattenute.

Il principio del “pro rata” consente alle Casse di modificare i trattamenti pensionistici già maturati?
No, il principio del “pro rata” protegge i diritti acquisiti. La Corte ha chiarito che qualsiasi provvedimento che impone una trattenuta su un trattamento già determinato in base ai criteri applicabili è incompatibile con il rispetto di tale principio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati