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Contributo di solidarietà: la Cassazione lo boccia

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da una cassa di previdenza privata sulla pensione di un suo iscritto. Secondo la Corte, un simile prelievo, essendo una prestazione patrimoniale, richiede una base legale specifica (riserva di legge) che non può essere sostituita da un regolamento interno dell’ente. La decisione ha inoltre ribadito che il termine per richiedere il rimborso delle somme indebitamente trattenute è di dieci anni.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: La Cassazione Conferma l’Illegittimità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia previdenziale: un contributo di solidarietà non può essere imposto ai pensionati da un ente di previdenza privato attraverso un proprio regolamento. Tale prelievo, incidendo sul patrimonio dei cittadini, rientra nella categoria delle prestazioni patrimoniali e, come tale, è soggetto a una rigida riserva di legge. La decisione chiarisce i limiti dell’autonomia delle casse professionali e rafforza le tutele per i pensionati.

I Fatti del Caso

Un professionista pensionato si era visto applicare dalla propria Cassa di previdenza un prelievo forzoso sulla pensione, denominato “contributo di solidarietà”. Ritenendo tale trattenuta illegittima, aveva adito il Tribunale, che gli aveva dato ragione. La Cassa previdenziale aveva impugnato la decisione davanti alla Corte d’Appello, la quale però aveva confermato la sentenza di primo grado, condannando l’ente alla restituzione delle somme trattenute, nel limite della prescrizione decennale. Non soddisfatta, la Cassa ha proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e il Ruolo del Contributo di Solidarietà

La Cassa di previdenza ha basato la sua difesa su tre argomenti principali. In primo luogo, ha sostenuto che l’introduzione del contributo di solidarietà rientrava nella sua autonomia normativa, conferitale dalla legge per garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine e per attuare principi di solidarietà intergenerazionale. Secondo l’ente, il prelievo era uno strumento necessario per la stabilità del sistema. In secondo luogo, ha invocato una norma di interpretazione autentica che, a suo dire, legittimava le delibere adottate in materia previdenziale prima del 2006. Infine, ha contestato la durata della prescrizione, sostenendo che per la restituzione delle somme dovesse applicarsi il termine breve di cinque anni, tipico delle prestazioni periodiche, e non quello ordinario di dieci anni.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni della Cassa e confermando l’orientamento ormai consolidato della giurisprudenza.

La Violazione della Riserva di Legge

Il punto centrale della decisione riguarda la natura del contributo. La Corte ha spiegato che un prelievo di questo tipo costituisce una “prestazione patrimoniale imposta”, la cui disciplina, ai sensi dell’art. 23 della Costituzione, è riservata alla legge. L’autonomia gestionale e normativa concessa alle casse private non si estende fino al punto di poter creare nuove imposizioni a carico degli iscritti. L’obiettivo di assicurare l’equilibrio di bilancio, seppur legittimo, deve essere perseguito con gli strumenti previsti dall’ordinamento (es. modifica delle aliquote contributive o dei coefficienti di calcolo), senza violare principi costituzionali.

La Questione della Prescrizione

Anche sul tema della prescrizione, la Corte ha dato torto alla Cassa. I giudici hanno chiarito che la richiesta del pensionato non riguardava il pagamento di ratei di pensione, per i quali vale la prescrizione quinquennale, ma l’azione di restituzione di somme indebitamente trattenute (azione di ripetizione dell’indebito). Per questa tipologia di azione, si applica il termine di prescrizione ordinario decennale previsto dall’art. 2946 del codice civile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato filone giurisprudenziale che pone un netto confine all’autonomia delle casse previdenziali privatizzate. Sebbene questi enti godano di autonomia gestionale, essa non è “legibus soluta”, ovvero non è svincolata dal rispetto della legge e, soprattutto, della Costituzione. Il prelievo in questione non agisce sui criteri di calcolo della pensione, ma impone una trattenuta su un trattamento pensionistico già quantificato e attribuito, configurandosi come un prelievo esterno assimilabile a un’imposta. Tale potere impositivo è una prerogativa esclusiva del legislatore statale. La Corte ha sottolineato che qualsiasi provvedimento che incida sulle prestazioni già maturate in modo diverso dalla rimodulazione dei criteri di calcolo (nel rispetto del principio pro rata) è incompatibile con il sistema delle fonti del diritto. La finalità di solidarietà e di equilibrio di bilancio non può legittimare un atto che esula dalle competenze dell’ente.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un’importante conferma a tutela dei diritti dei pensionati. Le casse professionali non possono, di loro iniziativa, imporre prelievi o contributi che non abbiano una chiara e specifica base legislativa. I pensionati che hanno subito trattenute simili hanno il diritto di chiederne la restituzione entro dieci anni. La decisione serve anche da monito per gli enti previdenziali, che devono perseguire la stabilità finanziaria utilizzando gli strumenti conformi alla legge, senza ricorrere a misure che invadono la sfera di competenza esclusiva del Parlamento. La Corte, infine, ha sanzionato la Cassa per aver intentato una causa nonostante l’orientamento giurisprudenziale fosse ormai consolidato, condannandola al pagamento di una somma in favore della Cassa delle Ammende per lite temeraria.

Una cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un prelievo di questo tipo è una prestazione patrimoniale che, per l’art. 23 della Costituzione, può essere introdotta solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno della Cassa.

Perché l’obiettivo di mantenere l’equilibrio finanziario della Cassa non giustifica il prelievo?
Sebbene l’equilibrio finanziario sia un obiettivo fondamentale, non può essere perseguito violando principi costituzionali come la riserva di legge. La Cassa ha altri strumenti legali per garantire la stabilità, come la variazione delle aliquote contributive o la riparametrazione dei coefficienti di rendimento.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere la restituzione delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà?
Il termine di prescrizione è quello ordinario decennale (dieci anni). Non si applica il termine breve di cinque anni perché non si tratta di ratei di pensione non pagati, ma della restituzione di somme indebitamente prelevate, un’azione di recupero con un titolo giuridico diverso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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