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Contributo di solidarietà: illegittimo senza legge

La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il contributo di solidarietà imposto da una Cassa di previdenza privata su una pensione, in quanto viola la riserva di legge prevista dall’art. 23 della Costituzione. Tale prelievo, non potendo essere introdotto da un regolamento interno dell’ente, è stato annullato. La Corte ha inoltre confermato che il diritto alla restituzione delle somme indebitamente trattenute si prescrive in dieci anni e non in cinque, poiché la contestazione riguarda l’esistenza stessa del diritto al prelievo e non la mera liquidazione di ratei periodici.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di solidarietà: illegittimo senza legge

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio fondamentale in materia previdenziale: l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto dalle Casse di previdenza private in assenza di una specifica norma di legge. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale a tutela dei diritti dei pensionati e chiarisce i limiti dell’autonomia gestionale degli enti previdenziali privatizzati.

I Fatti del Caso: La Controversia sul Contributo di Solidarietà

La vicenda trae origine dal ricorso di un professionista contro la propria Cassa di previdenza. L’ente aveva applicato una trattenuta sulla sua pensione, definita “contributo di solidarietà”, basandosi su una delibera interna approvata in virtù del proprio regolamento. Il professionista ha contestato la legittimità di tale prelievo, sostenendo che una simile imposizione potesse derivare unicamente da una legge dello Stato. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello gli avevano dato ragione, dichiarando l’illegittimità della trattenuta e condannando la Cassa alla restituzione delle somme. L’ente previdenziale ha quindi presentato ricorso in Cassazione, insistendo sulla propria autonomia e sulla necessità di garantire l’equilibrio di bilancio.

La Decisione della Corte: il Contributo di Solidarietà va respinto

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso della Cassa di previdenza. Gli Ermellini hanno confermato la decisione dei giudici di merito, ribadendo che l’introduzione di un prelievo patrimoniale come il contributo di solidarietà esula dai poteri regolamentari delle Casse private. La Corte ha inoltre affrontato la questione della prescrizione, confermando il termine decennale per le azioni di restituzione. Infine, ha condannato la Cassa non solo al pagamento delle spese legali, ma anche a un’ulteriore somma per aver agito in giudizio nonostante la presenza di un consolidato orientamento contrario, valorizzando la funzione deterrente contro le liti meramente defatigatorie.

Le motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione del principio costituzionale della riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali, sancito dall’articolo 23 della Costituzione. Secondo la Corte, un prelievo economico obbligatorio, quale è il contributo in esame, non può essere introdotto da una fonte normativa secondaria come il regolamento di una Cassa previdenziale. Anche se privatizzate (ai sensi del D.Lgs. 509/1994), le Casse non godono di un’autonomia “legibus soluta” (sciolta dalle leggi), ma devono operare nel rispetto delle norme primarie.
La Corte ha specificato che gli strumenti a disposizione degli enti per assicurare la stabilità finanziaria sono quelli previsti dalla legge (es. variazione delle aliquote contributive, ricalcolo dei coefficienti di rendimento), ma tra questi non rientra l’imposizione di una trattenuta su trattamenti pensionistici già determinati e liquidati. Tale prelievo non incide sui criteri di calcolo della pensione (rispettando il principio del pro rata), ma costituisce una prestazione patrimoniale autonoma, la cui imposizione è riservata esclusivamente al legislatore.
Infine, per quanto riguarda la prescrizione, la Corte ha chiarito che quando si contesta la legittimità stessa del prelievo (l’an debeatur), il diritto alla restituzione delle somme non è soggetto alla prescrizione breve di cinque anni (prevista per i ratei di pensione), ma a quella ordinaria di dieci anni (art. 2946 c.c.), poiché il credito non è né liquido né esigibile fino all’accertamento giudiziale.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante baluardo a difesa dei diritti dei pensionati iscritti alle Casse professionali. Stabilisce con chiarezza che la pur necessaria esigenza di equilibrio dei bilanci previdenziali non può giustificare l’adozione di misure che violino principi costituzionali fondamentali come la riserva di legge. Per i professionisti, ciò significa avere la certezza di poter agire in giudizio per ottenere la restituzione di eventuali contributi di solidarietà illegittimamente trattenuti, potendo contare su un termine di prescrizione decennale. Per le Casse di previdenza, la sentenza rappresenta un monito a esercitare la propria autonomia gestionale entro i confini tracciati dalla legislazione primaria, senza invadere le prerogative esclusive del Parlamento.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni con un proprio regolamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’imposizione di una prestazione patrimoniale come il contributo di solidarietà è coperta da riserva di legge (art. 23 Cost.). Pertanto, solo una legge dello Stato può introdurre un simile prelievo, non un regolamento interno di una Cassa previdenziale, la cui autonomia non può derogare a norme di rango primario.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.). La Corte ha chiarito che la prescrizione breve di cinque anni si applica solo ai ratei di pensione già liquidati, mentre in questo caso si contesta il diritto stesso della Cassa a operare la trattenuta, rendendo il credito alla restituzione soggetto alla prescrizione decennale.

L’autonomia gestionale delle Casse di previdenza privatizzate permette di derogare alle leggi dello Stato per garantire l’equilibrio di bilancio?
No. L’autonomia gestionale, finanziaria e contabile riconosciuta alle Casse privatizzate dal D.Lgs. 509/1994 deve essere esercitata nel rispetto dei limiti imposti dalla legge. Non consente di introdurre provvedimenti, come un contributo di solidarietà, che risultino incompatibili con principi costituzionali e norme primarie, anche se finalizzati a garantire la stabilità finanziaria dell’ente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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