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Contributo di solidarietà: illegittimo se non c’è legge

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30742/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza professionale, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto ai propri pensionati. La Corte ha ribadito che un prelievo di natura patrimoniale può essere introdotto solo da una legge dello Stato (principio di riserva di legge) e non da un atto regolamentare interno dell’ente. Di conseguenza, le somme trattenute devono essere restituite, con un termine di prescrizione per l’azione di recupero fissato in dieci anni e non cinque.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributo di Solidarietà: Illegittimo se Imposto dalle Casse Senza una Legge Specifica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30742 del 29 novembre 2024, ha affrontato un tema di grande rilevanza per i pensionati iscritti alle Casse di previdenza professionali: la legittimità del contributo di solidarietà. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro, stabilendo che tali enti non possono imporre prelievi sulle pensioni attraverso i propri regolamenti interni, in assenza di una specifica previsione di legge. La decisione ribadisce la centralità del principio costituzionale della riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali.

I Fatti del Caso: Una Trattenuta Contestata

Una Cassa di previdenza per professionisti aveva introdotto, tramite una disposizione del proprio regolamento, un contributo di solidarietà a carico delle pensioni erogate ai suoi iscritti. Un professionista pensionato, ritenendo illegittima tale trattenuta, si è rivolto al Tribunale. Mentre il giudizio di primo grado si era concluso a favore della Cassa, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, dichiarando l’illegittimità del contributo e condannando l’ente a restituire le somme indebitamente trattenute, con l’applicazione della prescrizione decennale.

La Cassa di previdenza ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la legittimità del proprio operato in nome dell’autonomia gestionale e della necessità di garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine. La Cassa ha inoltre contestato la durata decennale della prescrizione, invocando quella quinquennale prevista per i ratei pensionistici.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso della Cassa inammissibile, confermando in toto la sentenza d’appello. I giudici hanno ritenuto entrambi i motivi di ricorso manifestamente infondati, basando la loro decisione su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

La Corte ha inoltre condannato l’ente previdenziale non solo al pagamento delle spese legali, ma anche al versamento di un’ulteriore somma a favore della controparte e di una sanzione alla Cassa delle Ammende, per aver agito in giudizio nonostante la consolidata giurisprudenza contraria, configurando un abuso del processo.

Le Motivazioni: Il Contributo di Solidarietà e la Riserva di Legge

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dei poteri delle Casse di previdenza privatizzate e dei limiti imposti dalla Costituzione. Le motivazioni della Corte chiariscono due punti fondamentali.

Il Limite dell’Autonomia delle Casse Previdenziali

La Cassazione ha spiegato che, sebbene le Casse professionali godano di autonomia gestionale, questa non è assoluta (non è legibus soluta). Tale autonomia permette di modificare alcuni parametri, come le aliquote contributive o i coefficienti di rendimento, ma non consente di derogare a norme primarie o a principi costituzionali.

Il contributo di solidarietà, essendo una prestazione patrimoniale imposta, rientra nella materia coperta dalla riserva di legge prevista dall’art. 23 della Costituzione. Ciò significa che solo una legge dello Stato può introdurre un simile prelievo, non un atto regolamentare di un ente privato, seppur con finalità pubblicistiche. La Corte ha precisato che il contributo in questione non modifica i criteri di calcolo della pensione, ma costituisce una trattenuta su un trattamento già determinato e quantificato, configurandosi come un prelievo esterno e autonomo, la cui imposizione è riservata al legislatore.

La Questione della Prescrizione: Dieci Anni per Chiedere il Rimborso

Anche sul secondo motivo di ricorso, la Corte ha dato torto alla Cassa. La prescrizione quinquennale, prevista dall’art. 2948, n. 4 c.c., si applica ai crediti per prestazioni periodiche, come i singoli ratei di pensione, quando questi sono liquidi ed esigibili.

Nel caso di specie, tuttavia, l’oggetto della domanda non erano i ratei non pagati, ma la restituzione di somme indebitamente trattenute a causa di una misura patrimoniale illegittima. Si tratta di un’azione di ripetizione dell’indebito, per la quale si applica il termine di prescrizione ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.). Il credito del pensionato non è un rateo “pagabile”, ma un credito “consequenziale all’indebita ritenuta”, che nasce dalla necessità di ricalcolare l’importo corretto della pensione senza la trattenuta illegittima.

Le Conclusioni: Implicazioni per Pensionati e Casse di Previdenza

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale a tutela dei pensionati: l’autonomia delle Casse di previdenza non può spingersi fino a imporre sacrifici economici ai propri iscritti senza una chiara base legislativa. La necessità di assicurare la stabilità dei conti, pur essendo un obiettivo legittimo, deve essere perseguita con gli strumenti consentiti dalla legge.

Per i pensionati, questa sentenza rappresenta un’importante conferma del diritto a vedersi restituire le somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà se imposto solo su base regolamentare. Per le Casse, è un monito a operare nel pieno rispetto della gerarchia delle fonti e dei principi costituzionali, evitando l’adozione di provvedimenti che, sebbene motivati da esigenze di bilancio, risultano giuridicamente illegittimi e espongono l’ente a contenziosi dall’esito scontato e a sanzioni per lite temeraria.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No, non può farlo attraverso un proprio atto regolamentare. Secondo la Corte di Cassazione, un prelievo di questo tipo è una prestazione patrimoniale che può essere introdotta solo da una legge dello Stato, in virtù del principio di riserva di legge sancito dall’art. 23 della Costituzione.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione di un contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. La richiesta di restituzione delle somme indebitamente trattenute non riguarda i singoli ratei di pensione (per cui vige la prescrizione di cinque anni), ma costituisce un’azione di ripetizione di indebito soggetta al termine decennale.

Il principio di stabilità finanziaria di una Cassa giustifica l’imposizione di un contributo non previsto dalla legge?
No. Sebbene la stabilità finanziaria sia un obiettivo fondamentale, deve essere perseguito nel rispetto della legge. L’autonomia gestionale delle Casse non le autorizza a derogare a principi costituzionali come la riserva di legge per imporre prelievi patrimoniali ai propri iscritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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