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Contributo di solidarietà: illegittimo se non c’è legge

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale di categoria, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto sulle pensioni dei suoi iscritti. La Corte ha ribadito che un simile prelievo, qualificabile come prestazione patrimoniale, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno della Cassa, in virtù della riserva di legge prevista dall’art. 23 della Costituzione. È stato inoltre confermato che il diritto alla restituzione si prescrive in dieci anni.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributo di solidarietà: Illegittimo se Imposto dalle Casse Private senza una Legge

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha consolidato un principio fondamentale a tutela dei pensionati iscritti agli enti previdenziali privati: il contributo di solidarietà non può essere imposto tramite un atto regolamentare interno della Cassa, ma richiede una specifica previsione di legge. Questa decisione ribadisce la supremazia della Costituzione e chiarisce i limiti dell’autonomia gestionale degli enti previdenziali di categoria.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dall’azione legale di un professionista pensionato contro il proprio ente previdenziale di categoria. L’ente aveva applicato una trattenuta sulla sua pensione a titolo di ‘contributo di solidarietà’, una misura volta a garantire l’equilibrio finanziario della gestione. Il professionista ha contestato la legittimità di tale prelievo, sostenendo che l’ente non avesse il potere di imporlo. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello gli hanno dato ragione, dichiarando l’illegittimità della trattenuta. L’ente previdenziale ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su due motivi principali: la presunta legittimità del contributo in nome della stabilità dei conti e l’applicazione di una prescrizione più breve per la restituzione delle somme.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso dell’ente previdenziale inammissibile, confermando in toto le decisioni dei giudici di merito. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale ormai ‘granitico’, che stabilisce una netta linea di demarcazione tra i poteri gestionali delle Casse e le prerogative esclusive del legislatore.

Le Motivazioni: Il Contributo di solidarietà è Materia di Legge

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’articolo 23 della Costituzione, che istituisce una ‘riserva di legge’ per le prestazioni patrimoniali imposte. La Corte ha chiarito che il contributo di solidarietà, essendo un prelievo obbligatorio che incide su un trattamento pensionistico già definito, rientra pienamente in questa categoria. Di conseguenza, solo una legge dello Stato può introdurlo.

L’autonomia gestionale riconosciuta agli enti previdenziali privatizzati (ai sensi della L. 335/1995) non si estende fino al punto di poter imporre sacrifici economici ai propri iscritti al di fuori di una cornice legislativa. Il potere di questi enti è limitato alla definizione dei criteri per la determinazione della pensione (il calcolo iniziale), ma non possono intervenire con trattenute successive su prestazioni già maturate e liquidate. Qualsiasi prelievo che non sia un criterio di calcolo, ma una decurtazione a posteriori, necessita di una copertura legislativa che in questo caso mancava.

Le Motivazioni: La Prescrizione è Decennale, non Quinquennale

Il secondo motivo di ricorso, riguardante la prescrizione, è stato anch’esso respinto. L’ente sosteneva che dovesse applicarsi il termine breve di cinque anni, tipico dei ratei di pensione non pagati. La Cassazione ha invece ribadito che il diritto in questione non riguarda singoli ratei, ma il diritto alla ‘riliquidazione’ della pensione, ossia al suo corretto calcolo senza la trattenuta illegittima. Questa azione è soggetta alla prescrizione ordinaria decennale prevista dall’art. 2946 del codice civile.

La Corte ha specificato che la prescrizione quinquennale si applica alle somme arretrate una volta che il diritto alla pensione è stato accertato, ma non alla domanda volta a contestare la legittimità del calcolo stesso. Poiché il pensionato chiedeva la rimozione di una trattenuta indebita e il conseguente ricalcolo del trattamento, il termine corretto per agire è di dieci anni.

Le Conclusioni: Implicazioni per Pensionati e Casse Private

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza la tutela dei diritti dei pensionati iscritti a casse professionali, proteggendoli da prelievi non autorizzati da una fonte legislativa primaria. Viene affermato con chiarezza che la necessità di assicurare l’equilibrio di bilancio, pur essendo un obiettivo legittimo, non può giustificare l’adozione di misure che violano la riserva di legge costituzionale.

In secondo luogo, fornisce una chiara indicazione agli enti previdenziali sui limiti della loro autonomia: la stabilità finanziaria deve essere perseguita attraverso gli strumenti consentiti dalla normativa vigente, senza invadere le competenze del Parlamento. Per i pensionati che hanno subito trattenute simili, questa sentenza conferma la possibilità di agire in giudizio per ottenere la restituzione delle somme indebitamente versate, potendo contare su un termine di prescrizione decennale.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un contributo di solidarietà è una prestazione patrimoniale imposta che, in base all’art. 23 della Costituzione, può essere introdotta solo da una legge dello Stato, non da un regolamento interno della Cassa.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere la restituzione di un contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.). Questo perché l’azione non riguarda il pagamento di singoli ratei arretrati, ma il diritto a ottenere il ricalcolo della pensione senza la trattenuta illegittima.

Il principio di stabilità di bilancio di una Cassa giustifica l’imposizione di un contributo di solidarietà?
No. Sebbene la stabilità di bilancio sia un obiettivo fondamentale, non può giustificare l’adozione di misure in violazione di principi costituzionali come la riserva di legge. Gli enti devono perseguire l’equilibrio finanziario con gli strumenti previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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