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Contributo di solidarietà: illegittimo per le Casse

Un ente previdenziale per professionisti ha trattenuto un “contributo di solidarietà” dalla pensione di un suo iscritto. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha dichiarato la trattenuta illegittima. Secondo la Corte, gli enti previdenziali privatizzati non hanno il potere di imporre tali prelievi su pensioni già liquidate, poiché tale facoltà esula dalle loro competenze statutarie. Il ricorso dell’ente è stato pertanto giudicato inammissibile.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributo di solidarietà: la Cassazione ribadisce l’illegittimità per le Casse private

Con l’ordinanza n. 31614 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande interesse per i professionisti pensionati: l’imposizione di un contributo di solidarietà da parte degli enti di previdenza privatizzati. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, stabilendo che tali enti non hanno il potere di imporre prelievi forzosi su trattamenti pensionistici già in essere, poiché tale atto eccede la loro autonomia normativa.

I fatti di causa: la trattenuta sulla pensione

Il caso trae origine dalla domanda di un professionista in pensione che si è visto applicare una trattenuta sulla propria pensione a titolo di “contributo di solidarietà” da parte della sua Cassa previdenziale di categoria. Ritenendo tale prelievo illegittimo, il pensionato ha agito in giudizio per ottenerne l’accertamento dell’illegittimità e la restituzione delle somme trattenute, nel limite della prescrizione decennale.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al professionista, condannando l’ente previdenziale. La Cassa ha quindi proposto ricorso per cassazione, basandolo su quattro motivi, incentrati sulla presunta violazione di diverse norme di legge e sulla legittimità del proprio operato, finalizzato a garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine.

Il potere delle Casse e il contributo di solidarietà

Il cuore della questione giuridica risiede nei limiti dell’autonomia gestionale e normativa riconosciuta alle Casse di previdenza privatizzate dal D.Lgs. 509/1994. Sebbene questi enti abbiano il compito di assicurare la stabilità finanziaria, la loro autonomia non è illimitata.

La Cassa ricorrente sosteneva che l’introduzione del contributo fosse una misura legittima e ragionevole per il perseguimento dell’equilibrio di bilancio. Tuttavia, la giurisprudenza costante della Cassazione ha chiarito che i poteri degli enti sono circoscritti a un numerus clausus di interventi. Essi possono modificare le aliquote dei contributi, i coefficienti di rendimento o altri criteri per la determinazione della pensione, ma non possono imporre una trattenuta su prestazioni già liquidate e definite nei loro importi. Un tale intervento è considerato un atto ultra vires, cioè compiuto al di fuori dei poteri loro conferiti.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso della Cassa inammissibile. I primi due motivi, centrali nella controversia, sono stati giudicati inammissibili perché la Corte territoriale si era già conformata alla giurisprudenza consolidata della Cassazione in materia di contributo di solidarietà. I giudici hanno sottolineato come i motivi del ricorso si limitassero a riproporre le stesse questioni di diritto già ampiamente decise, senza offrire nuovi elementi che potessero giustificare un cambio di orientamento.

Anche il terzo e il quarto motivo, relativi alla prescrizione, sono stati ritenuti inammissibili. La Corte ha osservato che la decisione sulla prescrizione decennale era conforme alla giurisprudenza e che le censure della Cassa si basavano in parte su un obiter dictum della sentenza d’appello, come tale non suscettibile di autonoma impugnazione.

Le motivazioni della Corte

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio cardine: l’autonomia degli enti previdenziali privatizzati incontra un limite fondamentale nella legge che la istituisce. Il potere di imporre un contributo di solidarietà su pensioni già maturate non rientra tra gli strumenti a loro disposizione. La Corte ha ribadito che tale misura non costituisce né una “variazione delle aliquote contributive” né una “riparametrazione dei coefficienti di rendimento”, unici interventi consentiti.

Imporre una trattenuta su un trattamento pensionistico già quantificato e attribuito significa incidere su un diritto acquisito, limitando la prestazione in modo non previsto dalla legge. Anche la norma di interpretazione autentica (art. 1 della legge n. 147/2013), invocata dalla Cassa, è applicabile solo agli atti che rientrano nei poteri delegati, tra i quali non figura l’imposizione di un prelievo straordinario come quello in questione.

Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida ulteriormente un principio fondamentale a tutela dei pensionati iscritti alle Casse professionali. L’autonomia di questi enti, pur essendo finalizzata a garantire la stabilità del sistema, non può tradursi in un potere arbitrario di decurtare le prestazioni già in godimento. La decisione ribadisce che qualsiasi intervento sulle pensioni deve avvenire nel rigoroso rispetto dei poteri tassativamente elencati dalla legge. Per i pensionati, ciò rappresenta una garanzia importante sulla certezza e stabilità del proprio trattamento previdenziale, confermando il diritto alla restituzione di eventuali somme illegittimamente trattenute a titolo di contributo di solidarietà.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni già liquidate?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’imposizione di un tale contributo è un atto ultra vires, ovvero eccede i poteri conferiti a questi enti dalla legge (D.Lgs. 509/1994), che non include la facoltà di applicare trattenute su prestazioni già determinate e in corso di erogazione.

Quali poteri hanno le Casse private per garantire l’equilibrio finanziario?
Secondo la Corte, le Casse possono legittimamente variare le aliquote contributive, riparametrare i coefficienti di rendimento o modificare “ogni altro criterio di determinazione del trattamento pensionistico”, ma non possono imporre una trattenuta esterna su un importo pensionistico già definito e attribuito.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione dei contributi di solidarietà illegittimamente trattenuti?
Nel caso di specie, la Corte d’appello ha applicato la prescrizione decennale. La Cassazione ha ritenuto inammissibili i motivi di ricorso su questo punto, confermando di fatto la decisione della corte territoriale, in linea con la costante giurisprudenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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