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Contributo di solidarietà: illegittimo per i fondi

La Corte d’Appello ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da un ente previdenziale privatizzato sulla pensione di un suo iscritto. Ribadendo un principio consolidato della Corte di Cassazione, i giudici hanno stabilito che tali enti non hanno il potere di introdurre prelievi forzosi su trattamenti pensionistici già liquidati. La decisione ha comportato la condanna dell’ente alla restituzione delle somme trattenute, con interessi decorrenti da ogni singolo prelievo, e ha confermato la prescrizione ordinaria decennale per il diritto al rimborso.

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Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: La Corte d’Appello Conferma l’Illegittimità

La questione della legittimità del contributo di solidarietà imposto dagli enti previdenziali privatizzati sulle pensioni già in essere è da tempo al centro di un acceso dibattito giuridico. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Trieste ha ribadito un principio ormai consolidato: tali prelievi sono illegittimi. La decisione si allinea all’orientamento della Corte di Cassazione, offrendo importanti tutele ai pensionati e delineando con chiarezza i limiti dell’autonomia gestionale delle casse private.

I Fatti del Caso: Una Trattenuta Contestata

Un professionista in pensione si è visto applicare sistematicamente un contributo di solidarietà sul proprio assegno pensionistico da parte del suo ente previdenziale di categoria. Tali trattenute erano state deliberate dall’ente per diversi quinquenni, al fine di garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine della gestione. Il pensionato, ritenendo i prelievi illegittimi, aveva già ottenuto in passato una sentenza favorevole, confermata fino in Cassazione, che ne sanciva l’illegittimità.

Nonostante ciò, l’ente aveva continuato ad applicare il contributo in forza di nuove delibere. Il professionista ha quindi adito nuovamente il Tribunale, che ha dichiarato l’illegittimità delle trattenute operate dal gennaio 2019 al giugno 2023, condannando l’ente alla restituzione di oltre 35.000 euro, oltre interessi. L’ente previdenziale ha impugnato tale decisione dinanzi alla Corte d’Appello, dando origine al giudizio in esame.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Trieste ha respinto integralmente l’appello presentato dall’ente previdenziale, confermando la sentenza di primo grado. I giudici hanno ritenuto l’appello infondato, conformandosi al consolidato orientamento della Corte di Cassazione. Il principio cardine affermato è che gli enti previdenziali privatizzati non possono, neppure per assicurare la stabilità dei conti, imporre una trattenuta su un trattamento pensionistico già determinato e liquidato. Il potere di questi enti è limitato all’incidenza sui criteri di determinazione della pensione (es. variazione delle aliquote contributive o dei coefficienti di rendimento), ma non si estende all’imposizione di un prelievo forzoso su prestazioni già definite.

Le Motivazioni: Perché il Contributo di Solidarietà è Illegittimo?

La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni solide e radicate nella giurisprudenza di legittimità.

Principio di Legalità e Riserva di Legge

Il contributo di solidarietà è stato inquadrato come una “prestazione patrimoniale imposta” ai sensi dell’art. 23 della Costituzione. Tale norma stabilisce una riserva di legge, secondo cui solo il legislatore statale può imporre sacrifici economici ai cittadini. L’autonomia degli enti previdenziali, pur ampia, non può spingersi fino a creare una forma di prelievo assimilabile a un’imposta. Il potere di introdurre un contributo di questo tipo non è mai stato attribuito dal legislatore agli enti privatizzati, né con la normativa originaria né con le successive modifiche.

Limiti all’Autonomia degli Enti Previdenziali

La Corte ha chiarito che le norme invocate dall’ente (come la L. 335/1995 e la L. 296/2006) consentono di modificare i criteri di calcolo delle pensioni future, ma non di decurtare quelle già in pagamento. Tali interventi devono rispettare il principio pro rata, agendo cioè sul rapporto tra contributi versati e prestazione futura, senza intaccare retroattivamente i diritti acquisiti. Il contributo di solidarietà, invece, è un prelievo esterno a questa logica, che incide su un importo già consolidato nel patrimonio del pensionato.

Questioni Accessorie: Prescrizione e Interessi

La Corte ha respinto anche le doglianze dell’ente relative alla prescrizione e alla decorrenza degli interessi. È stato confermato che il termine di prescrizione per la richiesta di restituzione è quello ordinario di dieci anni, e non quello breve di cinque anni, poiché non si tratta di ratei di pensione non pagati, ma di una trattenuta indebita di somme che non sono mai entrate legittimamente nella disponibilità dell’ente. Allo stesso modo, gli interessi legali sulle somme da restituire decorrono dalla data di ogni singola trattenuta e non dalla data della domanda giudiziale, trattandosi di un credito previdenziale unitario derivante da un’operazione illegittima.

Le Conclusioni: Implicazioni per Pensionati ed Enti

La sentenza riafferma un confine invalicabile per l’autonomia degli enti previdenziali privatizzati. Sebbene essi abbiano il dovere di assicurare la sostenibilità a lungo termine, gli strumenti a loro disposizione sono quelli che incidono sui meccanismi di calcolo delle pensioni e non possono tradursi in prelievi forzosi sui trattamenti già liquidati. Questa decisione rappresenta una tutela fondamentale per i pensionati, garantendo la certezza e l’integrità del loro diritto acquisito. Per gli enti, essa sottolinea la necessità di pianificare l’equilibrio finanziario attraverso interventi strutturali sul rapporto contributi/prestazioni, nel rispetto dei limiti imposti dalla legge e dalla Costituzione.

Un ente previdenziale privatizzato può imporre un contributo di solidarietà su una pensione già liquidata?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, gli enti previdenziali privatizzati non hanno il potere di imporre trattenute come il contributo di solidarietà su trattamenti pensionistici già determinati e in pagamento, poiché tale potere è riservato alla legge dello Stato.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione di un contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario decennale. La giurisprudenza chiarisce che non si applica la prescrizione breve di cinque anni, in quanto la trattenuta costituisce un indebito e non un semplice mancato pagamento di ratei di pensione.

Da quando decorrono gli interessi sulle somme da restituire per un contributo di solidarietà illegittimo?
Gli interessi legali decorrono dalla data di ogni singola trattenuta operata illegittimamente dall’ente previdenziale. Non si applica la regola che fa decorrere gli interessi dalla data della domanda giudiziale, poiché si tratta di un credito previdenziale di natura unitaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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