LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contributo di solidarietà illegittimo: la Cassa rinuncia

Una Cassa di previdenza aveva imposto un contributo di solidarietà su una pensione già maturata. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dichiarato illegittimo tale prelievo. In Cassazione, la Cassa ha ritirato il ricorso, riconoscendo l’orientamento giurisprudenziale consolidato contro questa pratica. Il processo è stato dichiarato estinto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributo di solidarietà: quando è illegittimo secondo la Cassazione

L’introduzione di un contributo di solidarietà sui trattamenti pensionistici è una questione che da tempo anima il dibattito legale, contrapponendo le esigenze di bilancio degli enti previdenziali con i diritti acquisiti dei pensionati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce indirettamente la questione, prendendo atto della rinuncia al ricorso da parte di una cassa previdenziale, un gesto che conferma un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato: i prelievi forzosi sulle pensioni già in essere sono illegittimi se ledono il principio di affidamento.

I fatti del caso

Un professionista, titolare di una pensione di anzianità, si vedeva applicare un contributo di solidarietà dal proprio ente di previdenza. Ritenendo tale prelievo una riduzione unilaterale e ingiustificata del proprio diritto, decideva di agire in giudizio per ottenerne la restituzione. Il Tribunale di primo grado accoglieva la sua domanda, affermando che, una volta maturato il diritto alla pensione, l’ente debitore non può ridurne l’importo con un atto unilaterale. La decisione si fondava sulla tutela dell’affidamento del pensionato nella consistenza economica del proprio diritto, un principio di rilevanza costituzionale.

La Cassa di previdenza impugnava la decisione dinanzi alla Corte d’Appello, ma anche in secondo grado le sue ragioni venivano respinte. I giudici d’appello confermavano la sentenza del Tribunale, ribadendo l’illegittimità del prelievo.

La strategia della Cassa e il ritiro del ricorso

Nonostante le due sentenze sfavorevoli, la Cassa di previdenza ricorreva in Cassazione. La sua difesa si basava sulla presunta violazione di diverse norme di legge (tra cui la L. 335/1995 e il D.Lgs. 509/1994), sostenendo che l’ente avesse il potere di intervenire sui trattamenti in corso per garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine e il patto intergenerazionale tra gli iscritti.

Tuttavia, nelle more del giudizio, si è consolidato un orientamento giurisprudenziale della stessa Corte di Cassazione che considera illegittimo il contributo di solidarietà introdotto autonomamente dalle casse private con propri atti regolamentari. Prendendo atto di questa evoluzione, la Cassa ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, riconoscendo di fatto la fondatezza della posizione del pensionato alla luce della giurisprudenza più recente.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, ricevuta la rinuncia, non è entrata nel merito della questione. Si è limitata a prendere atto della volontà della parte ricorrente di abbandonare l’impugnazione. Di conseguenza, ai sensi degli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile, ha dichiarato l’estinzione del processo. Questa decisione, pur essendo di natura procedurale, ha un significato sostanziale molto forte: conferma che la battaglia legale sul contributo di solidarietà imposto da quell’ente si è conclusa a favore del pensionato. La Corte ha inoltre disposto la compensazione delle spese legali, tenendo conto del recente formarsi della giurisprudenza che ha indotto la Cassa a rinunciare.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame, pur non decidendo nel merito, rappresenta un punto fermo sulla questione del contributo di solidarietà. La rinuncia al ricorso da parte della Cassa di previdenza, motivata dall’ormai consolidato orientamento della Cassazione, sancisce indirettamente un principio fondamentale: le casse previdenziali privatizzate non possono, con atti unilaterali, imporre prelievi su pensioni già liquidate, poiché ciò viola il legittimo affidamento del pensionato sulla certezza e stabilità del proprio trattamento. La tutela dei diritti acquisiti prevale sulle esigenze di bilancio, a meno che un intervento legislativo specifico non disponga diversamente, nel rispetto dei principi costituzionali di ragionevolezza e proporzionalità.

Una Cassa di previdenza privata può imporre autonomamente un contributo di solidarietà su una pensione già in corso di erogazione?
No. Secondo l’orientamento giurisprudenziale consolidato menzionato nell’ordinanza, tale prelievo è considerato illegittimo perché viola l’affidamento del pensionato nella stabilità del suo trattamento pensionistico.

Perché la Cassa di previdenza ha rinunciato al ricorso in Cassazione?
La Cassa ha rinunciato perché, durante il corso del giudizio, la giurisprudenza della Corte di Cassazione si è consolidata nel ritenere illegittimi i contributi di solidarietà introdotti autonomamente dagli enti previdenziali con propri regolamenti, rendendo di fatto inutile proseguire il contenzioso.

Cosa significa che il processo è stato dichiarato estinto e le spese compensate?
Significa che il giudizio si è concluso senza una sentenza che decidesse sulla questione, a causa del ritiro del ricorso da parte della Cassa. Le spese sono state compensate, cioè ogni parte ha pagato le proprie, in considerazione del fatto che l’orientamento giuridico si è chiarito solo di recente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati