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Contributo di solidarietà: Cassazione lo dichiara illegittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale contro la sentenza che lo condannava a restituire il contributo di solidarietà prelevato sulla pensione di un professionista. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato sull’illegittimità di tale prelievo e ha condannato l’ente per abuso del processo, avendo insistito su una questione già ampiamente decisa dalla giurisprudenza.

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Contributo di solidarietà illegittimo: la Cassazione condanna per abuso del processo

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla questione del contributo di solidarietà imposto da una cassa previdenziale privata, confermando la sua illegittimità. La decisione non solo ribadisce un principio ormai consolidato, ma sanziona anche duramente l’ente per aver insistito in un giudizio dall’esito prevedibile, configurando un vero e proprio abuso del processo.

I fatti del caso

Un professionista in pensione si è visto applicare sul proprio assegno previdenziale, per il periodo tra marzo 2021 e marzo 2022, delle trattenute a titolo di ‘contributo di solidarietà’. Ritenendo tale prelievo illegittimo, ha agito in giudizio contro la propria Cassa di Previdenza. Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno dato ragione al pensionato, condannando l’ente a restituire tutte le somme trattenute, comprensive di interessi e rivalutazione.

Nonostante le due sentenze sfavorevoli, l’ente previdenziale ha deciso di proseguire la battaglia legale, presentando ricorso alla Corte di Cassazione.

Il ricorso dell’ente e la questione del contributo di solidarietà

L’ente ricorrente ha basato il suo ricorso su due motivi principali. Con il primo, ha difeso la legittimità del contributo di solidarietà, sostenendo che la sua imposizione rientrasse nell’autonomia gestionale della cassa, in conformità con varie normative nazionali e costituzionali. Con il secondo motivo, ha contestato la decorrenza degli interessi e della rivalutazione, affermando che dovessero essere calcolati dalla data della domanda giudiziale e non da quella di ogni singola trattenuta.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile ai sensi dell’art. 360-bis, n. 1, c.p.c. Questa norma consente una definizione accelerata dei ricorsi quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l’orientamento esistente.

I giudici hanno sottolineato come la questione della illegittimità del contributo di solidarietà imposto dagli enti previdenziali privatizzati sia stata oggetto di una giurisprudenza ‘costante e consolidata’. La Corte ha citato numerose sentenze, anche recentissime, che hanno costantemente negato la possibilità per le casse professionali di imporre prelievi di questo tipo in assenza di una specifica previsione di legge che garantisca la sostenibilità del sistema.

L’aspetto più rilevante della decisione, tuttavia, risiede nella condanna dell’ente ricorrente per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 c.p.c. La Corte ha ritenuto che insistere per una decisione nel merito, senza addurre alcun nuovo argomento capace di mettere in discussione un orientamento giurisprudenziale così radicato, costituisca un abuso. Tale comportamento, secondo i giudici, sovraccarica inutilmente il sistema giudiziario e viola i doveri di lealtà e probità processuale.

Le conclusioni

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile e ha condannato l’ente previdenziale non solo alla rifusione delle spese legali, ma anche al pagamento di un’ulteriore somma a favore del pensionato e di un’altra somma alla Cassa delle ammende a titolo di sanzione per l’abuso del processo. Inoltre, ha confermato l’obbligo per l’ente di versare un importo ulteriore a titolo di contributo unificato, come previsto per i ricorsi respinti o dichiarati inammissibili.

Questa ordinanza rappresenta un monito severo per chi intende intraprendere azioni legali su questioni già ampiamente risolte dalla giurisprudenza, evidenziando come l’abuso dello strumento processuale possa portare a conseguenze economiche significative, ben oltre la semplice soccombenza sulle spese.

È legittimo per una cassa previdenziale professionale imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la giurisprudenza costante e consolidata della Corte di Cassazione citata in questa ordinanza, l’imposizione di un tale contributo da parte di enti previdenziali privati è ritenuta illegittima.

Cosa succede se si propone un ricorso in Cassazione su una questione già decisa in modo consolidato?
Il ricorso è suscettibile di essere dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza ai sensi dell’art. 360-bis, n. 1, c.p.c., in quanto non offre elementi per modificare l’orientamento giurisprudenziale esistente.

Quali sono le conseguenze per chi insiste in un giudizio senza presentare nuovi argomenti validi?
La parte può essere condannata per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 c.p.c. Ciò comporta, oltre al pagamento delle spese legali, una sanzione economica aggiuntiva a favore della controparte e della Cassa delle ammende, per aver utilizzato lo strumento processuale in modo manifestamente strumentale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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