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Contributo di solidarietà: Cassazione lo boccia ancora

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale professionale contro la sentenza che lo condannava a restituire a un pensionato le somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà. La Corte ha ribadito la consolidata giurisprudenza che considera illegittimo tale prelievo e ha confermato che il diritto al rimborso si prescrive in dieci anni. L’ente è stato inoltre sanzionato per abuso del processo per aver insistito in un giudizio senza fondamento.

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Contributo di solidarietà: La Cassazione lo boccia ancora e condanna per abuso del processo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sulla questione del contributo di solidarietà imposto da un ente previdenziale professionale sulle pensioni, ribadendone l’illegittimità. La decisione non solo conferma un orientamento giuridico ormai consolidato, ma introduce un elemento di forte deterrenza contro i ricorsi pretestuosi, condannando l’ente per abuso del processo. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I fatti di causa

Un professionista in pensione si era visto trattenere dalla propria Cassa di previdenza un ‘contributo di solidarietà’ sulla sua pensione di vecchiaia. Ritenendo tale prelievo illegittimo, aveva agito in giudizio per ottenerne la restituzione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello gli avevano dato ragione, condannando l’ente previdenziale a rimborsare le somme indebitamente percepite.

Nonostante le due sentenze sfavorevoli, la Cassa di previdenza ha deciso di portare la questione fino in Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due argomenti principali:
1. La legittimità del contributo, in virtù dell’autonomia gestionale dell’ente.
2. L’applicazione di un termine di prescrizione di cinque anni, e non di dieci, per il diritto al rimborso.

La decisione della Corte: Il contributo di solidarietà è illegittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile ai sensi dell’art. 360-bis c.p.c. Questa norma permette di definire rapidamente i ricorsi quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l’orientamento stesso.

In sostanza, i giudici hanno ritenuto che le questioni sollevate dalla Cassa fossero palesemente infondate, in quanto già ampiamente decise da una giurisprudenza costante e consolidata. La Corte ha citato numerose sentenze precedenti che hanno unanimemente stabilito l’illegittimità di prelievi simili, in quanto imposti in assenza di una specifica base legale e in violazione dei principi costituzionali.

Prescrizione decennale per il rimborso del contributo di solidarietà

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla prescrizione, è stato respinto con fermezza. L’ente sosteneva che il diritto alla restituzione delle somme dovesse essere soggetto alla prescrizione breve di cinque anni, tipica dei pagamenti periodici (art. 2948 c.c.).

La Cassazione ha chiarito un principio fondamentale: il diritto al rimborso di ciò che è stato indebitamente pagato non ha carattere periodico. L’obbligazione di chi ha ricevuto il pagamento (l’accipiens) è quella di restituire l’intera somma in un’unica soluzione, non a rate. Di conseguenza, a tale diritto si applica l’ordinario termine di prescrizione decennale (art. 2946 c.c.), che decorre dalla data di ogni singolo pagamento indebito.

La condanna per abuso del processo

L’aspetto più significativo della pronuncia è la condanna della Cassa previdenziale ai sensi dell’art. 96 c.p.c. per abuso del processo. La Corte ha rilevato che l’ente, insistendo per una decisione nel merito pur a fronte di una proposta di definizione accelerata e di un orientamento giurisprudenziale granitico, non ha addotto alcun nuovo argomento che potesse indurre a un ripensamento.

Questo comportamento è stato qualificato come un abuso manifesto dello strumento processuale, finalizzato a ritardare la definizione della lite senza reali possibilità di successo. Di conseguenza, oltre alla condanna alle spese legali, la Corte ha imposto all’ente il pagamento di un’ulteriore somma a favore del pensionato e di una sanzione a favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la propria decisione di inammissibilità sulla base del suo consolidato e univoco orientamento giurisprudenziale. I motivi di ricorso presentati dall’ente previdenziale non hanno introdotto nuovi argomenti in grado di mettere in discussione le precedenti pronunce, che avevano già sancito l’illegittimità del contributo di solidarietà. In particolare, la Corte ha ribadito che il diritto alla restituzione di somme indebitamente versate si configura come un’obbligazione unica e non periodica, soggetta quindi alla prescrizione ordinaria decennale e non a quella quinquennale. L’insistenza dell’ente nel proseguire il giudizio, nonostante la chiara infondatezza delle sue tesi, è stata interpretata come un manifesto abuso del processo, giustificando l’applicazione delle sanzioni previste dall’art. 96 c.p.c.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza due principi di estrema importanza per i professionisti pensionati. Primo, conferma che i prelievi a titolo di contributo di solidarietà imposti autonomamente dalle Casse previdenziali sono illegittimi. Secondo, chiarisce definitivamente che si hanno dieci anni di tempo per richiedere la restituzione delle somme indebitamente trattenute. Infine, la decisione lancia un monito severo contro la litigiosità temeraria, sanzionando chi intasa il sistema giudiziario con ricorsi palesemente infondati e destinati al fallimento.

Un ente previdenziale privato può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, un tale contributo è considerato illegittimo se non supportato da una specifica e adeguata base normativa che rispetti i principi costituzionali.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere il rimborso delle somme illegittimamente trattenute a titolo di contributo di solidarietà?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. La Corte ha chiarito che il diritto al rimborso di pagamenti non dovuti non ha natura periodica, pertanto non si applica la prescrizione breve di cinque anni.

Cosa rischia chi insiste nel portare avanti un ricorso giudiziario palesemente infondato?
Si rischia una condanna per ‘abuso del processo’ ai sensi dell’art. 96 c.p.c. Questo comporta, oltre al pagamento delle spese legali della controparte, l’imposizione di sanzioni economiche aggiuntive come risarcimento e come multa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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