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Contributo di solidarietà: Cassazione lo boccia

La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il contributo di solidarietà imposto autonomamente da una cassa di previdenza privata sulla pensione di un iscritto. Secondo la Corte, tale prelievo, essendo una prestazione patrimoniale imposta, può essere introdotto solo dalla legge e non rientra nei poteri dell’ente per garantire l’equilibrio di bilancio. Confermato il diritto del pensionato al rimborso con prescrizione decennale.

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Contributo di solidarietà: la Cassazione ne sancisce l’illegittimità se imposto dalle Casse

Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia previdenziale: un contributo di solidarietà sulle pensioni, per essere legittimo, deve trovare il suo fondamento in una legge dello Stato. Le casse di previdenza private non possono, di loro autonoma iniziativa, imporre prelievi di questo tipo, neanche con l’obiettivo di garantire la stabilità dei propri bilanci. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della Corte.

I fatti di causa

Un pensionato, iscritto alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Dottori Commercialisti, si vedeva applicare una trattenuta sulla propria pensione a titolo di “contributo di solidarietà”, introdotto con delibere della stessa Cassa. Ritenendo tale prelievo illegittimo, adiva il Tribunale di Verona, che gli dava ragione, condannando l’ente a restituire le somme trattenute con gli interessi.

La decisione veniva confermata anche dalla Corte d’Appello di Venezia. La Cassa di previdenza, non rassegnata, proponeva ricorso per cassazione, basandolo su quattro motivi principali:
1. La presunta violazione di norme che le avrebbero conferito il potere di adottare misure per l’equilibrio finanziario, incluso il contributo di solidarietà.
2. In subordine, la legittimità del prelievo per il biennio 2012-2013 in base a una specifica normativa nazionale (D.L. 201/2011).
3. L’applicazione di una prescrizione breve di cinque anni anziché quella decennale.
4. Un errore nel calcolo degli interessi, che secondo la Cassa dovevano decorrere dalla domanda di restituzione e non da ogni singola trattenuta.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito e condannando la Cassa ricorrente al pagamento delle spese legali e di ulteriori somme per lite temeraria. La Corte ha seguito il suo orientamento ormai consolidato, ritenendo le censure della Cassa manifestamente infondate.

Il limite al potere delle Casse sul contributo di solidarietà

Il punto centrale della decisione riguarda la natura del contributo di solidarietà. La Cassazione chiarisce che si tratta di una “prestazione patrimoniale imposta”, la cui istituzione, per l’articolo 23 della Costituzione, è riservata esclusivamente alla legge. Le Casse di previdenza privatizzate, pur avendo autonomia gestionale, non hanno il potere di imporre sacrifici economici ai propri iscritti al di fuori di quanto previsto dalla normativa primaria. Il potere di adottare atti per assicurare l’equilibrio di bilancio a lungo termine non può spingersi fino a creare nuove forme di prelievo, specialmente se di carattere provvisorio e straordinario come il contributo in esame.

La questione della prescrizione e degli interessi

La Corte ha respinto anche le argomentazioni relative alla prescrizione. Ha ribadito che il termine per richiedere il rimborso è quello ordinario di dieci anni. La prescrizione breve di cinque anni si applica solo ai ratei di pensione liquidi ed esigibili, ma in questo caso il pensionato non ha mai avuto la disponibilità della quota di pensione illegittimamente trattenuta. La sua azione, quindi, non è una richiesta di pagamento di ratei scaduti, ma un’azione per ottenere l’esatto adempimento dell’obbligazione pensionistica, soggetta a prescrizione decennale.

Anche sul calcolo degli interessi, la Cassazione ha dato torto alla Cassa. Gli interessi legali decorrono dalla data di ogni singola trattenuta illecita, e non dalla successiva domanda di restituzione. Questo perché l’azione del pensionato è volta a ottenere il corretto pagamento di quanto dovuto fin dall’origine. Il prelievo illegittimo ha fatto sì che i ratei venissero pagati in misura inferiore, e il diritto agli accessori (interessi) sorge contestualmente alla maturazione del credito principale.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su principi costituzionali e su una giurisprudenza ormai granitica. Il principio di legalità delle prestazioni imposte (art. 23 Cost.) è un baluardo a tutela dei cittadini, che impedisce a enti diversi dal Parlamento di imporre sacrifici patrimoniali. L’autonomia delle Casse previdenziali è funzionale a una sana gestione, ma non può tradursi in un potere impositivo autonomo. La Corte ha inoltre specificato che le norme invocate dalla Cassa (come l’art. 24 del D.L. 201/2011) prevedevano un contributo di solidarietà solo a condizioni tassative e come extrema ratio (ad esempio, in caso di inerzia dell’ente nel risanamento), condizioni che nel caso di specie non erano state né allegate né provate. Di conseguenza, le delibere della Cassa erano prive di qualsiasi base legale.

Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale chiaro e a tutela dei pensionati. Le Casse di previdenza non possono introdurre autonomamente contributi di solidarietà o altri prelievi sulle pensioni. Qualsiasi decurtazione deve avere una fonte normativa precisa. La sentenza ribadisce inoltre importanti principi procedurali: il diritto al rimborso si prescrive in dieci anni e gli interessi sulle somme da restituire decorrono dal momento in cui è stata effettuata la trattenuta illegittima, garantendo così al pensionato un pieno ristoro del danno subito.

Una cassa di previdenza privata può imporre autonomamente un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il contributo di solidarietà è una prestazione patrimoniale imposta che, in base all’art. 23 della Costituzione, può essere introdotta solo da una legge dello Stato. Le casse non hanno questo potere, neanche per assicurare l’equilibrio di bilancio.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere il rimborso di un contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. La Corte ha chiarito che non si applica la prescrizione breve di cinque anni, poiché l’azione del pensionato è volta a ottenere il corretto e integrale pagamento della sua pensione (esatto adempimento), e non il pagamento di singoli ratei non riscossi.

Da quando decorrono gli interessi sul rimborso delle somme trattenute illegittimamente?
Gli interessi legali decorrono dalla data di ogni singola trattenuta mensile effettuata dalla Cassa e non dalla successiva domanda di restituzione. Questo perché il prelievo illegittimo costituisce un inadempimento parziale dell’obbligazione pensionistica, e il diritto agli interessi sorge contestualmente al diritto sulla sorte capitale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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