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Contributo di solidarietà: Cassazione lo boccia

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza privata, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà prelevato sulle pensioni già liquidate. La Corte ha ribadito che solo lo Stato può imporre prestazioni patrimoniali e che la prescrizione per la restituzione delle somme è decennale, non quinquennale, consolidando un orientamento a tutela dei diritti dei pensionati.

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Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: la Cassazione Conferma l’Illegittimità

La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito un principio fondamentale in materia previdenziale: il contributo di solidarietà non può essere imposto autonomamente dalle Casse di previdenza private. Questa decisione, che si inserisce in un filone giurisprudenziale ormai consolidato, tutela i diritti acquisiti dei pensionati e chiarisce i limiti del potere normativo degli enti previdenziali.

I Fatti del Caso

Un professionista, titolare di una pensione di vecchiaia anticipata erogata dalla propria Cassa di previdenza di categoria, si era visto applicare una trattenuta mensile denominata “contributo di solidarietà”. Ritenendo tale prelievo illegittimo, ha agito in giudizio per chiederne la cessazione e la restituzione delle somme indebitamente versate.
Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al pensionato, dichiarando l’illegittimità delle trattenute. La Cassa previdenziale, tuttavia, ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo la legittimità del proprio operato in virtù della sua autonomia gestionale e della necessità di garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso della Cassa inammissibile, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali: l’illegittimità del contributo imposto in via autonoma dall’ente e l’applicazione della prescrizione ordinaria decennale per l’azione di restituzione.

Le Motivazioni: Perché il Contributo di Solidarietà è Illegittimo

La Corte ha ribadito che gli enti previdenziali privatizzati, pur dotati di autonomia gestionale, non hanno il potere di imporre prelievi forzosi sui trattamenti pensionistici già liquidati. Le ragioni sono profonde e toccano principi costituzionali:
1. Riserva di Legge: Un prelievo come il contributo di solidarietà rientra nella categoria delle “prestazioni patrimoniali imposte”, la cui istituzione, ai sensi dell’art. 23 della Costituzione, è riservata esclusivamente alla legge dello Stato. Le Casse non possono, tramite i propri regolamenti, arrogarsi una funzione che spetta solo al legislatore nazionale.
2. Tutela dei Diritti Acquisiti: La pensione, una volta liquidata, costituisce un diritto soggettivo del pensionato, calcolato secondo il principio del pro rata, ovvero in base ai contributi versati. Imporre una trattenuta ex post su tale trattamento viola questo principio e lede l’affidamento del cittadino.

La necessità di assicurare l’equilibrio di bilancio, pur essendo un obiettivo legittimo, non può giustificare l’adozione di misure che incidono su diritti già consolidati, specialmente se tali misure sono di competenza esclusiva dello Stato.

La Questione della Prescrizione sul Contributo di Solidarietà

Un altro punto chiave affrontato dalla Corte riguarda i termini per richiedere la restituzione delle somme. La Cassa sosteneva l’applicazione della prescrizione breve di cinque anni, tipica dei ratei pensionistici. La Cassazione ha invece confermato l’orientamento secondo cui si applica la prescrizione ordinaria di dieci anni (art. 2946 c.c.).
La motivazione è la seguente: l’azione del pensionato non riguarda la richiesta di singoli ratei non pagati, ma mira ad accertare l’illegittimità della trattenuta e a ottenere la “riliquidazione” del trattamento pensionistico corretto. Si tratta, quindi, di un’azione volta a far valere un diritto alla corretta quantificazione della pensione, soggetta al termine più lungo.

Le Conclusioni: Implicazioni per Pensionati e Casse Private

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un punto fermo a tutela dei pensionati iscritti alle Casse professionali. Essa chiarisce che l’autonomia degli enti previdenziali non è assoluta, ma deve muoversi nel perimetro tracciato dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato.
Per i pensionati, questa giurisprudenza consolida il diritto a percepire un trattamento pensionistico non decurtabile da prelievi non previsti dalla legge statale e garantisce un termine di dieci anni per agire in giudizio e recuperare eventuali somme illegittimamente trattenute. Per le Casse, la sentenza è un monito a perseguire l’equilibrio finanziario attraverso strumenti legittimi, come la modifica dei criteri di calcolo per le pensioni future, senza incidere retroattivamente sui diritti già maturati.

Una Cassa di previdenza privata può imporre autonomamente un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che gli enti previdenziali privati non possono imporre trattenute qualificabili come “prestazioni patrimoniali”, poiché tale potere è riservato esclusivamente alla legge dello Stato in base all’art. 23 della Costituzione.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione di un contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. L’azione non riguarda singoli ratei di pensione (soggetti a prescrizione quinquennale), ma il diritto alla corretta quantificazione del trattamento pensionistico, che si prescrive in dieci anni.

Perché il bisogno di stabilità finanziaria della Cassa non giustifica il prelievo?
Sebbene la stabilità finanziaria sia un obiettivo fondamentale, non può essere perseguita violando principi costituzionali e diritti acquisiti. La Corte ha chiarito che l’autonomia degli enti non può spingersi fino a imporre prelievi su trattamenti già determinati, ledendo il principio del pro rata e l’affidamento dei pensionati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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