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Contributo di solidarietà: Cassazione lo boccia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cassa previdenziale contro la sentenza che aveva giudicato illegittimo il prelievo di un contributo di solidarietà sulla pensione di un professionista. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato, secondo cui tali prelievi, in assenza di una specifica base legale, sono indebiti. Di conseguenza, ha confermato il diritto del pensionato a ottenere la restituzione delle somme trattenute, con interessi decorrenti da ogni singolo prelievo.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: La Cassazione Conferma l’Illegittimità

L’introduzione di un contributo di solidarietà sulle pensioni da parte delle casse previdenziali privatizzate è da tempo al centro di un acceso dibattito legale. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, confermando un principio ormai consolidato: tali prelievi sono illegittimi se non supportati da una chiara e specifica base normativa. Analizziamo insieme questa importante decisione e le sue implicazioni per i pensionati.

Il Caso: Un Prelievo Indebito sulla Pensione

Un professionista pensionato si è visto applicare sulla propria pensione un prelievo a titolo di ‘contributo di solidarietà’ da parte della sua Cassa di previdenza. Ritenendo tale trattenuta ingiusta, ha deciso di agire legalmente per ottenerne la restituzione.

L’Iter Giudiziario: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

Il percorso legale ha visto il pensionato ottenere ragione in entrambi i gradi di giudizio precedenti.

La Decisione di Primo Grado

Il Tribunale ha inizialmente accertato l’illegittimità del prelievo per il triennio 2014-2016, condannando la Cassa a restituire le somme indebitamente trattenute.

La Sentenza della Corte d’Appello

La Corte d’Appello non solo ha confermato la decisione di primo grado, ma ha anche accolto l’appello incidentale del professionista, estendendo la declaratoria di illegittimità anche al periodo precedente, dal 2009 al 2013. Di conseguenza, l’ordine di restituzione è stato ampliato per coprire l’intero arco temporale contestato.

Il Ricorso in Cassazione e il contestato contributo di solidarietà

Nonostante le due sentenze sfavorevoli, la Cassa previdenziale ha deciso di portare la questione davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su quattro motivi principali:
1. La presunta legittimità del contributo di solidarietà in virtù dell’autonomia gestionale dell’ente.
2. L’eccezione di prescrizione quinquennale per i crediti più datati.
3. La specifica contestazione sull’illegittimità del prelievo per il biennio 2012-2013.
4. La richiesta di far decorrere gli interessi sulla restituzione dalla data della domanda giudiziale e non da quella dei singoli prelievi.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile ai sensi dell’art. 360-bis, n. 1, c.p.c. Questa norma consente una definizione accelerata dei ricorsi quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della stessa Corte e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare tale orientamento.

I giudici hanno sottolineato che tutti i motivi sollevati dalla Cassa si scontrano con una giurisprudenza ‘costante e consolidata’. La Corte ha citato numerose sentenze precedenti che hanno già stabilito, senza ombra di dubbio, i seguenti principi:

* Illegittimità del Contributo: L’autonomia delle casse previdenziali non può spingersi fino a imporre prestazioni patrimoniali, come il contributo di solidarietà, in assenza di una previsione di legge che lo autorizzi specificamente. Si tratta di un principio di riserva di legge in materia tributaria e previdenziale.
* Prescrizione: Le norme sulla prescrizione sono state correttamente applicate dai giudici di merito.
* Decorrenza degli Interessi: Per i crediti previdenziali, come le somme da restituire in questo caso, gli interessi legali decorrono dalla data di maturazione del diritto (cioè da ogni singolo prelievo indebito) e non dalla successiva domanda giudiziale. Questo perché il credito previdenziale è un tutt’uno con i suoi accessori (interessi e rivalutazione), che ne rappresentano l’adeguamento al valore reale nel tempo.

La Corte ha inoltre condannato la Cassa per lite temeraria, rilevando che il ricorso era stato proposto nonostante la piena consapevolezza dell’orientamento giuridico consolidato, costringendo la controparte a un’ulteriore fase di giudizio.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale a tutela dei pensionati: le casse previdenziali non possono introdurre prelievi atipici e penalizzanti come il contributo di solidarietà senza un’esplicita autorizzazione legislativa. La decisione della Cassazione non solo garantisce al singolo professionista il diritto al rimborso integrale, ma serve da monito per gli enti previdenziali, ribadendo che la loro autonomia gestionale deve sempre esercitarsi nel rispetto dei limiti imposti dalla legge e dai diritti quesiti dei pensionati. Per i professionisti che hanno subito trattenute simili, questa sentenza rappresenta un’ulteriore conferma della fondatezza delle loro ragioni.

Un fondo pensione privato può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, un fondo pensione privato non può imporre un contributo di solidarietà o altre prestazioni patrimoniali in assenza di una specifica e chiara base legale che lo autorizzi.

Da quando decorrono gli interessi sul rimborso delle somme indebitamente trattenute?
Gli interessi legali sulle somme che la cassa deve restituire decorrono dalla data di ogni singolo prelievo indebito e non dalla data della domanda giudiziale. Questo perché si tratta di crediti previdenziali, per i quali gli accessori (interessi) maturano insieme al capitale.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione su una questione già decisa dalla giurisprudenza?
Se un ricorso viene presentato su questioni di diritto già decise in modo conforme dalla giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, e non vengono offerti nuovi argomenti per cambiare tale orientamento, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Inoltre, la parte ricorrente può essere condannata per lite temeraria al pagamento di un’ulteriore somma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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