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Contributo di solidarietà: Cassazione lo boccia

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34212/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza privata, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto sulle pensioni dei suoi iscritti. Secondo la Corte, tale prelievo, avendo natura di prestazione patrimoniale imposta, non può essere introdotto con un semplice regolamento interno ma richiede una specifica norma di legge, in ossequio al principio della riserva di legge. La decisione consolida un orientamento giurisprudenziale a tutela dei pensionati.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributo di Solidarietà: La Cassazione Ribadisce l’Illegittimità per le Casse Private

L’introduzione di un contributo di solidarietà sulle pensioni da parte delle Casse di previdenza private è una questione a lungo dibattuta. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, consolidando un orientamento ormai granitico: un prelievo di questo tipo è illegittimo se non è previsto da una legge dello Stato. La decisione chiarisce i limiti del potere regolamentare degli enti previdenziali e rafforza le tutele per i pensionati.

I Fatti del Caso: La Trattenuta sulla Pensione

Un dottore commercialista in pensione si era visto applicare dalla propria Cassa di previdenza un “contributo di solidarietà”, ovvero una trattenuta sul suo assegno pensionistico. Ritenendo tale prelievo illegittimo, il professionista aveva agito in giudizio per ottenerne la restituzione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Brescia gli avevano dato ragione, dichiarando l’illegittimità del contributo e condannando la Cassa a restituire le somme trattenute, limitando la debenza di un contributo dell’1% solo agli anni 2012 e 2013, come previsto da una specifica normativa nazionale.

La Cassa di previdenza, non rassegnata, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo la legittimità del proprio operato e tentando di ottenere un cambio di rotta rispetto all’orientamento consolidato della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34212 del 2024, ha dichiarato il ricorso della Cassa inammissibile. La decisione non entra nel merito della vicenda, poiché i motivi del ricorso non presentavano argomenti nuovi o diversi rispetto a quelli già ampiamente esaminati e respinti in numerose sentenze precedenti. La Corte ha quindi confermato, di fatto, le decisioni dei giudici di merito, ribadendo la non debenza del contributo imposto autonomamente dalla Cassa.

Le motivazioni: Il Principio della Riserva di Legge e il contributo di solidarietà

Il fulcro delle motivazioni della Suprema Corte risiede in un principio costituzionale fondamentale: la riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali imposte (art. 23 della Costituzione). La Corte ha chiarito che il contributo di solidarietà ha la natura di una vera e propria prestazione patrimoniale imposta, poiché si tratta di un prelievo coattivo su un trattamento pensionistico già maturato e liquidato.

Di conseguenza, la sua istituzione non rientra nell’autonomia regolamentare concessa alle Casse privatizzate dalla legge n. 335/95. Tale autonomia è limitata a interventi come la variazione delle aliquote contributive o dei coefficienti di rendimento, ma non può estendersi fino a creare nuove forme di prelievo sui diritti acquisiti dei pensionati. Per imporre una trattenuta di questo tipo, è necessaria una norma di legge specifica, come avvenuto in passato per periodi limitati (ad es. per gli anni 2012-2013 con il D.L. 201/2011).

Inoltre, la Corte ha affrontato la questione della prescrizione, specificando che il diritto del pensionato a ottenere la restituzione delle somme indebitamente trattenute si prescrive in dieci anni (prescrizione ordinaria) e non nel termine più breve di cinque anni, applicabile ai soli ratei pensionistici non riscossi. Questo perché non si tratta di un ricalcolo della pensione, ma della restituzione di un importo prelevato senza titolo.

Le conclusioni: Implicazioni per Pensionati e Casse di Previdenza

Questa ordinanza consolida ulteriormente un principio a tutela dei pensionati iscritti alle Casse professionali. Essa stabilisce con chiarezza che gli enti di previdenza privati non possono, di loro iniziativa, imporre sacrifici economici sui trattamenti già in essere attraverso l’introduzione di contributi di solidarietà. Qualsiasi intervento di questo tipo deve avere una copertura legislativa, garantendo così un controllo democratico e il rispetto dei principi costituzionali. Per i pensionati, ciò significa poter contare sulla certezza del proprio trattamento pensionistico e avere a disposizione dieci anni per agire in giudizio e recuperare eventuali somme illegittimamente trattenute. Per le Casse, rappresenta un monito a operare entro i limiti ben definiti della loro autonomia, evitando iniziative che potrebbero essere censurate in sede giudiziaria.

Una Cassa di previdenza privata può introdurre un contributo di solidarietà sulle pensioni con un proprio regolamento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, avendo natura di prestazione patrimoniale imposta, tale contributo necessita di una base legale (una legge dello Stato) e non può essere istituito tramite l’autonomia regolamentare della Cassa, in rispetto del principio costituzionale della riserva di legge.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione delle somme illegittimamente trattenute a titolo di contributo di solidarietà?
Il diritto alla restituzione si prescrive in dieci anni (prescrizione ordinaria, art. 2946 c.c.), non nel termine più breve di cinque anni previsto per i ratei pensionistici, perché la richiesta riguarda la restituzione di un indebito e non la riliquidazione della pensione.

Perché il ricorso della Cassa di previdenza è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile ai sensi dell’art. 360-bis c.p.c. perché non ha presentato argomenti nuovi in grado di modificare l’orientamento già consolidato della Corte di Cassazione sulla materia, che da anni ritiene illegittimi tali contributi se non previsti da una legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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